Innovazione

Pagamenti digitali in forte crescita. Il motivo? Tutelano venditori e consumatori

04
Luglio 2023
Di Giampiero Cinelli

Se diciamo Digital Wallet cosa viene in mente? In effetti spesso ci piace complicarci la vita lessicalmente, ma questo termine ormai sta diventando comune e un motivo c’è. Nella fioritura dei pagamenti digitali, il portafoglio (wallet) elettronico è quantomai comodo, poiché come applicazione permette di archiviare fondi, dati e di svolgere transazioni direttamente attraverso il cellulare. Questo dispositivo guadagna terreno anche in Italia, Paese notoriamente più “tecnofobico” di altri, per dirla ironicamente.

I numeri

Come rivela Netcomm, infatti, oltre un terzo (35,5%) degli acquisti digitali degli italiani viene concluso attraverso un Digital Wallet, il metodo di pagamento più utilizzato online nel 2023. Seguono carte di credito (26%) e prepagate (24%), mentre l’uso del contante si riscontra solo nel 2,5% dei casi. Ma il dato più rilevante forse, è che all’interno dei punti vendita fisici, il Bancomat ha superato – seppur di poco, per il momento – l’utilizzo del contante, rappresentando circa il 35% dei casi contro il33% dei contanti. Il dato è aggiornato a giugno 2023.

Interessante guardare la dinamica sugli acquisti in negozio, Mentre cinque anni fa più della metà (il 55%) dei pagamenti erano effettuati in contanti, oggi il panorama è molto cambiato: il contante ha perso 22 punti percentuali. Inoltre, sono cresciute nuove forme di pagamento associate allo smartphone, come le carte di credito contactless che, anche grazie alla smaterializzazione della carta nelle App, hanno quasi triplicato la quota di utilizzo, passando dal 5,5% nel 2018 al 15,5% di oggi.

Il mobile

Oggi, secondo i dati di Netcomm NetRetail, su 100 acquisti online, più della metà sono originati da un dispositivo mobile, smartphone o tablet. Mentre la quota di acquisti via tablet è rimasta costante negli ultimi cinque anni, a crescere è stata quella tramite smartphone, passata dal 13% ad oltre il 50% negli ultimi sei anni. Considerando gli acquirenti under 25, il fenomeno è ancora più evidente: due acquisti su tre sono realizzati tramite lo smartphone.

Il trend è ben chiaro anche ad Alfonso Catone, Country Manager Italia di Mangopay, azienda digitale internazionale che fornisce soluzioni di pagamento integrate. Catone nota che l’utilizzo del mobile per effettuare transazioni digitali è sempre più preponderante, soprattutto tra gli under 30, ma la dinamica generale che vede la digitalizzazione crescere non è momentanea e anzi appare omogenea a livello europeo. «La spinta è stata data dal Covid, ma ora i comportamenti si stanno strutturando, dato che l’incremento è ripreso dopo una flessione nel 2021 – dice –. Il motore della trasformazione è sicuramente la comodità dell’operazione, detta nel gergo user experience: posso acquistare un bene anche mentre sono in strada o al bar, e questa è una facoltà che col tempo non vorremo abbandonare. Ecco perché – sottolinea Catone – anche in Italia da quest’anno per i pagamenti si vedono attualmente superati i contanti dai bancomat. La resistenza è soprattutto di tipo culturale, ma la legislazione aiuterà il cambio di paradigma, pensiamo ad esempio al ristabilimento dell’obbligo – con la Determina del 26 giugno 2023 dell’Agenzia delle Dogane – di accettare i pagamenti elettronici anche per i tabacchi».

I rischi sono anche di chi vende

Cultura e regole sono intrecciate. Infatti, il Country Manager di Mangopay, per spiegare per quale motivo solo quest’anno l’elettronico stia superando il contante, fa riferimento a una certa paura da parte del consumatore di essere frodato. Ma «molti non sanno che le frodi nelle transazioni digitali a danno del consumatore non arrivano all’1%, mentre sono maggiori le frodi a danno delle società dell’e-commerce. Oggi gli utenti conoscono certi meccanismi e sanno come fare: ad esempio possono segnalare dopo un mese che il pacco ricevuto a casa non è idoneo o fallato, anche se non è vero, e farsi riaccreditare il denaro speso. Verificare che la segnalazione sia onesta è complicato e spesso si soprassiede. In ottica antifrode noi di Mangopay abbiamo acquisito Nethone, società che si occupa di questo tipo di prevenzione, così estendendo le tutele a una vasta area di piattaforme». Insomma Alfonso Catone riflette sul fatto che sia necessario lavorare anche per la tutela dei venditori, cosa che si potrà fare attraverso il machine learning e puntando a profilare l’utente, in modo da capire come si comporta generalmente.

La legge europea

A questi e ad altri propositi dovrà rispondere la nuova direttiva europea sui pagamenti digitali che entrerà in vigore tra il 2025 e il 2026. Catone crede che sia un buon passo avanti perché dà riferimenti molto chiari e rassicuranti, attraverso l’integrazione del Regolamento tecnico PSR1. Tuttavia si augura che appunto vengano sottolineate anche le esigenze di chi in questo business ci lavora e non soltanto ne usufruisce. «Dopo il 2025 ci saranno comunque 18-24 mesi per permettere alle aziende del settore di allinearsi, quindi non dobbiamo parlare come se tutto sarà in vigore domani. Guardiamo piuttosto alle opportunità, pure dal lato dei servizi finanziari e di open banking. Gli istituti di credito dovranno certamente progredire dal punto di vista dei loro sistemi, al di là strettamente dei loro servizi», conclude Catone.

L’euro digitale

Le proposte legislative presentate oggi dalla Commissione Europea uniformeranno ulteriormente le norme nell’ambito dei sistemi di pagamento digitale e stimoleranno un settore in ascesa. L’euro digitale avrà probabilmente un ruolo fondamentale. Tutto questo ha, come obiettivo secondario, creare i presupposti giuridici per la futura istituzione di un euro digitale, il cui lancio è attualmente previsto nel 2025 o 2026. Sul tema, La nuova legislazione dovrebbe conferire all’euro digitale lo status di corso legale, il che significa rendere la sua accettazione obbligatoria, tranne che per alcune eccezioni e far sì che tutti i fornitori di servizi di pagamento (PSP) autorizzati nell’UE possano fornire servizi di pagamento in euro digitale, pensato peraltro come antidoto e alternativa al bitcoin.





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