Innovazione
Osservatorio TEA: metà delle aziende automotive non prevede investimenti in nuovi processi, chi investe lo fa nell’elettrico
Di Gianluca Lambiase
E’ una fotografia in chiaroscuro quella che l’Osservatorio Tea, l‘osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano, guidato dal Center for Automotive & Mobility Innovation dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dal CNR-IRCrES, ha presentato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy nella giornata di ieri sulle tendenze delle imprese della filiera automotive in Italia.
Alla vigilia dell’annunciato tavolo europeo di confronto sul settore, da questa nuova indagine emerge innanzitutto come in Italia quasi la metà delle aziende automotive non prevede investimenti significativi in nuovi prodotti nel prossimo triennio 2024-2027.
Si tratta del 48,1% delle aziende che ha deciso di rimanere sostanzialmente fermo in termini di investimenti, rinunciando a sviluppare nuovi prodotti, complice anche il grande clima di incertezza che si è generato in Italia sulla transizione tecnologica dei trasporti.
Anche sul tema dei nuovi processi il quadro non è migliore: nonostante le politiche incentivanti già esistenti, infatti, il 55,2% delle aziende non ha in programma investimenti di questo tipo.
In cima alle preoccupazioni della filiera automotive c’è innanzitutto il nodo relativo ai costi dell’energia seguito dall’esigenza di un’accelerazione sull’adozione delle fonti rinnovabili, percepita come un elemento di competitività rilevante per via delle certificazioni sull’impronta carbonica richieste ai fornitori di componenti.
Le imprese invocano inoltre politiche per la diffusione delle infrastrutture di ricarica, per facilitare assunzioni e formazione del personale e per stimolare la domanda di veicoli elettrici, agendo così indirettamente anche sulle economie di scala.
Tra le altre richieste avanzate dalle aziende italiane ci sono azioni orientate a favorire la realizzazione di nuovi impianti, il rientro in Italia di attività produttive, la collaborazione tra soggetti diversi, accordi di innovazione per l’automotive e l’attrazione di nuovi investitori.
Le aziende che invece continueranno ad investire lo faranno guardando soprattutto alla mobilità elettrica (31%) più che alle motorizzazioni endotermiche (20,9%).
Nello specifico, in termini di volumi di risorse, il 61,6% degli investimenti sarà rivolto a componenti che non sono collegati al tipo di alimentazione del veicolo, rispecchiando la natura fortemente invariante del portafoglio prodotti e delle competenze della filiera.
Il 17,9% degli investimenti si concentrerà sullo sviluppo di componenti esclusivi per i veicoli elettrici, il 10,1% sui componenti peculiari per i veicoli endotermici, il 6,7% su ingegneria e design e solo il 3,8% sul software, che rappresenterà invece uno dei principali terreni di sfida dei prossimi anni.
Dal survey realizzato dall’Osservatorio emerge inoltre come le aziende di maggiori dimensioni e con una più spiccata visione internazionale siano quelle che dimostrano la maggiore propensione all’innovazione, mentre le realtà mediopiccole, situate in molti casi nel Mezzogiorno e fortemente dipendenti da pochi grandi committenti, faticano a mantenere il passo.
“Questo tipo di survey è molto utile e ci restituisce informazioni sempre più precise per comprendere quello che è il sentiment delle migliaia di aziende che costituiscono l’ecosistema produttivo italiano. Facciamo tesoro delle informazioni e dei molti input che abbiamo ricevuto. Ci fa piacere riscontrare che molti di questi sono in linea con le attività che stiamo svolgendo e le idee che stiamo cercando di realizzare mentre su altri fronti ci hanno acceso una lampadina soprattutto su un paio di aspetti sui quali ci riserviamo di lavorare nelle prossime settimane” ha dichiarato Alessandro Moroni, Responsabile Divisione IX. Mobilità sostenibile, automazione e logistica per il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Nonostante il clima di incertezza se si legge l’analisi nel dettaglio si vede che c’è una predisposizione al cambiamento, che per noi è fondamentale. La trasformazione elettrica è innanzitutto un cambiamento tecnologico e quindi è importante che le aziende investano in innovazione, ricerca e sviluppo per essere competitivi a livello globale. Bisogna parlare meno di ambiente e più di industria ed è proprio quello che l’Osservatorio sta facendo. Parlare con l’industria e capire cosa serve è fondamentale, ci aspettiamo nel 2025 una ripresa di dibattiti di questo tipo” ha aggiunto il Presidente di Motus-E Fabio Pressi.
“La ricerca rende il quadro di una filiera estesa che non è esposta in modo particolare all’elettrificazione del drivetrain” ha spiega il Direttore dell’Osservatorio TEA, Francesco Zirpoli. “Le crisi in atto sono da attribuire prevalentemente ad una diminuzione significativa e generalizzata delle commesse che riguarda prevalentemente i fornitori che hanno un alto volume d’affari con Stellantis. L’analisi identifica un numero molto significativo di imprese che presenta alte potenzialità di crescita nel prossimo triennio. Sono quelle che investono più della media in innovazione e che dall’Italia sono cresciute verso l’estero”.
“Le risposte delle imprese alla survey hanno confermato i risultati dell’anno scorso, le imprese della filiera automotive estesa italiana investono maggiormente nei nuovi prodotti per l’elettrificazione del veicolo rispetto ai componenti per le motorizzazioni tradizionali e ciò si traduce per queste imprese anche i migliori performance occupazionali”, sottolinea il Responsabile della survey e dell’analisi dati, Giuseppe Calabrese. “Perdurano tuttavia le difficoltà a trovare personale adeguato soprattutto per le posizioni più qualificate come è evidenziato dalla richiesta di politiche industriali. Inoltre, si segnala una carente relazione con le istituzioni finanziarie per favorire l’innovazione”.
Foto, riprese e montaggio di Simone Zivillica