Innovazione

L’ascesa di Nvidia al club dei mille miliardi, un’analisi del gigante dei semiconduttori

17
Giugno 2023
Di Filippo Fanuele

A chiunque abbia seguito il mercato azionario quest’anno, non sarà sfuggito il fenomeno di Nvidia (NVDA), un titolo che da gennaio del 2023 ad oggi è volato da 140 a 382 euro per azione, guadagnandosi anche un posto nell’esclusivissimo club di società quotate con una capitalizzazione di mercato superiore ai mille miliardi (assieme ai colossi Apple, Microsoft, Alphabet e Amazon).

L’incredibile scalata dell’Nvidia Corporation è tuttora alimentata dalla fiducia degli investitori nelle capacità dell’azienda di mantenere l’egemonia nel campo dei semiconduttori e dell’elaborazione grafica, facendo fronte alla (scarsa) concorrenza, negoziando i vari ostacoli normativi posti dal governo americano e puntando sempre di più sul settore dell’intelligenza artificiale.

La rilevanza che ha avuto quest’anno lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è stato indubbiamente uno dei principali catalizzatori della crescita di Nvidia, all’avanguardia della ricerca sull’IA. L’esplosione recente nell’uso corrente dell’IA, la fiducia dei finanziatori nell’azienda californiana e il suo ruolo in questo campo hanno spinto a un’enorme valutazione del titolo azionario, che vede un rapporto di 204 volte gli utili per ogni azione di Nvidia – un dato per niente trascurabile.

Nonostante la volontà di Nvidia di diversificare i propri guadagni, ad oggi la vendita di GPU (unità di processori grafici, in inglese “graphic processor unit”) rappresenta ancora circa l’87% delle entrate della società. Il prodotto di punta dell’azienda di Santa Clara è l’ambito chip Nvidia A100, al prezzo di “soli” €9.200 (circa $10.000). La maggioranza delle startup tech della Silicon Valley scelgono di utilizzare l’A100 come base del loro hardware, e lo stesso semiconduttore è impiegato da società come Google, Amazon e Microsoft per la processione grafica di varie piattaforme che propongono. L’A100 detiene circa il 95% del mercato dei processori grafici utilizzati nei modelli di apprendimento automatico (dunque nello sviluppo di intelligenze artificiali), e le startup che scelgono i GPU di Nvidia per creare i loro software IA dovranno acquistare spesso decine se non centinaia o migliaia di A100 per i loro progetti. Per esempio, New Street Research stima che per poter integrare l’IA Chat GPT in un motore di ricerca, come vorrebbe fare Microsoft con Bing, servirebbero circa 160.000 chip A100, con un costo complessivo di 4 miliardi di dollari.

Ad oggi l’unica alternativa GPU potenzialmente capace di spodestare l’A100 nella Silicon Valley sarebbe un altro prodotto sempre marchiato Nvidia: il nuovo H100, uscito nel 2022 ed ideato appositamente per lo sviluppo di intelligenze artificiali (visto il lavoro sui cosiddetti nuclei tensori, essenziali per il deep learning) e una processione grafica accelerata che impiega la nuova “architettura Hopper”.

L’A100 e l’H100 sono state al centro dell’attenzione recentemente non soltanto per le loro incredibili capacità tecnologiche, ma anche per il loro ruolo nella “chip war” fra Cina e Stati Uniti. Lo scorso agosto, infatti, il governo americano ha bandito l’export di semiconduttori A100 e H100 a Cina e Russia, con il pretesto che questi prodotti potrebbero essere utilizzati per scopi militari. Le startup cinesi, dunque, hanno dovuto affrontare il blocco acquistando l’A800, altra chip di Nvidia, ideata appositamente per il mercato cinese ma con abilità

limitate, oppure aggirando le restrizioni ottenendo A100 e H100 da terzi a prezzi molto rialzati.

L’amministratore delegato e fondatore di Nvidia, Jensen Huang, ha criticato le restrizioni imposte dagli Stati Uniti, avvisando che continuando a mantenere questa linea d’azione la Cina sarà incoraggiata a coltivare un proprio mercato di semiconduttori, prestando ulteriori sussidi statali a molte startup già esistenti a Shanghai come MetaX e Birentech. Quest’ultima società, per esempio, ha dichiarato di essere in procinto di perfezionare una chip BR700, secondo Birentech pari, se non superiore, alle capacità di un A100 di Nvidia, con una efficacia simile per quanto riguarda la processione grafica.

La stessa Nvidia ha scelto di distanziarsi dal mercato cinese in seguito all’export ban, decidendo invece di puntare ancora su Taiwan, avendo annunciato nel corso degli ultimi due anni progetti e investimenti in collaborazione con il governo taiwanese e dichiarando più di recente l’intenzione di trasferire una fabbrica da Hong Kong a Taipei. E’ importante notare che Nvidia è una delle poche aziende con un forte legame economico e produttivo a Taipei e di aver ribadito la propria tranquillità riguardo ai rischi geopolitici posti dalla minaccia militare cinese. Una potenziale occupazione dell’isola da parte dell’esercito di Pechino potrebbe risultare dannosa non solo per i vari interessi finanziari di Nvidia a Taiwan, ma in generale per le forniture dei semiconduttori di tutto il mondo.