Innovazione

L’eccessiva procedimentalizzazione dell’innovazione tecnologica rischia effettivamente di rallentare la competitività delle PMI – Intervista a Giusella Finocchiaro

14
Marzo 2025
Di Virginia Caimmi

Intervista a Giusella FinocchiaroProfessoressa ordinaria di Diritto privato all’Università di Bologna

Professoressa ordinaria di Diritto privato all’Università di Bologna, Giusella Finocchiaro è un punto di riferimento nel campo del diritto delle nuove tecnologie. Titolare del corso di Diritto di Internet e dei social media, è membro dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna e fondatrice dello Studio legale, con sede a Bologna e a Milano, specializzato sui temi giuridici del digitale: dalla privacy, all’e-commerce, alle firme elettroniche e all’intelligenza artificiale. Ha ricoperto ruoli di rilievo a livello internazionale, tra cui la presidenza della Commissione UNCITRAL sul commercio elettronico e l’incarico di esperto legale per la Banca Mondiale e UNIDROIT. Ieri è intervenuta al convegno Titoli di Credito elettronici: tendenze mondiali e prospettive per l’Italia, tema che rappresenta una delle sfide cruciali per la digitalizzazione del commercio globale.

Professoressa, la pandemia ha evidenziato l’urgenza di accelerare la digitalizzazione del commercio globale. A che punto è l’Italia rispetto ad altri paesi nell’adozione del Modello di legge sui titoli di credito elettronici predisposto dalla Commissione delle Nazioni Unite per il diritto commerciale internazionale – UNCITRAL sui titoli di credito elettronici?

L’ordinamento italiano, in linea con quello europeo, già contempla alcuni dei principi previsti dal Modello di legge sui titoli di credito elettronici. Concetti chiave come la non discriminazione del documento elettronico e l’equiparazione degli effetti, a determinate condizioni, delle firme elettroniche alla firma autografa sono ormai consolidati nel nostro ordinamento, e rappresentano perciò una base solida per l’adozione di una normativa sulla circolazione di titoli di credito dematerializzati. 

Uno degli ostacoli alla digitalizzazione è proprio di natura giuridica. Quali sono, a suo avviso, le principali criticità normative che ancora frenano la transizione verso l’uso dei titoli di credito in formato elettronico?

Nel titolo di credito, il diritto è incorporato nella cosa, e circola con essa. Questo vuol dire che il trasferimento dei titoli di credito segue le regole della cosa che lo rappresenta e, più specificamente, segue le regole civilistiche del possesso. Per poter trarre beneficio dalle potenzialità insite nella circolazione elettronica, occorre dunque intervenire sulle regole applicabili al titolo quando la “res” è dematerializzata. In altre parole, vi è necessità di individuare le regole applicabili alla circolazione del titolo di credito quando questo è “staccato” dalla cosa che lo incorpora e, quindi, dalle sue regole. L’articolo 11 del Model Law, in tal senso, tenta di ovviare a tale problema introducendo come equivalente funzionale del possesso il controllo esercitato sul titolo di credito elettronico dal suo titolare. 

L’adozione del Model Law on Electronic Transferable Records – MLETR consentirebbe, quale strumento di diritto uniforme, il riconoscimento della validità dei titoli di credito digitali, con benefici in termini di efficienza, trasparenza e sostenibilità. Quali settori produttivi italiani ne trarrebbero maggior vantaggio?

I titoli di credito digitali rappresentano un’opportunità concreta per accelerare tutti gli scambi commerciali internazionali. Per l’effetto, sarebbero molteplici i settori produttivi italiani che ne trarrebbero vantaggio, in particolar modo quelli maggiormente orientati all’export. Possiamo prospettare, però, che i primi a beneficiarne saranno proprio le imprese specializzate nel trasporto commerciale di merci. Non è un caso che alcuni grandi business abbiano già iniziato il processo di digitalizzazione dei titoli di credito mediante la produzione di polizze di carico elettroniche. La cinese Cosco, per fare un esempio, ne ha appena emesse sull’ordine di circa 400.000.

Si è parlato dell’aumento dell’uso delle polizze di carico elettroniche, un passaggio che ha già trasformato il commercio globale. Crede che possa verificarsi un’accelerazione simile per altri strumenti finanziari digitali?

Le polizze di carico elettroniche rappresentano un primo passo verso il processo di impiego di tutte le tipologie di titoli di credito in forma digitale, il cui uso negli scambi internazionali può solo aumentare. Ciononostante, occorre intervenire sul piano dell’uniformità delle regole a livello internazionale per consentire la certezza del diritto e contribuire così alla concreta accelerazione dell’impiego di tutti gli strumenti finanziari. A tal proposito, la disciplina della circolazione dei titoli di credito elettronici data dal Model Law tiene conto delle differenze che possono emergere tra i diversi ordinamenti e tenta di appianarle ricorrendo ai consolidati principi di non discriminazione e di equivalenza funzionale. Lettere di credito elettroniche, cambiali digitali e altri titoli di credito dematerializzati potrebbero perciò seguire un percorso analogo alle polizze di carico se supportate da regole internazionali comuni sulla loro circolazione.

La digitalizzazione richiede un quadro normativo chiaro, ma esiste il rischio che un’eccessiva regolamentazione finisca per rallentare l’innovazione. Come si può trovare un equilibrio tra tutela giuridica e flessibilità normativa?

Trovare un equilibrio non è compito facile, ma alcune soluzioni sono già emerse in diversi settori del commercio elettronico. La sfida più complessa, in tal senso, è rappresentata dal capire se e quali interventi normativi siano davvero necessari per la tutela degli interessi in gioco. In alcuni casi, per esempio nell’ambito dei dati personali, si è ritenuto necessario intervenire radicalmente, costruendo un apparato normativo ex novo incentrato sulla loro protezione e circolazione. In altri casi, la flessibilità normativa ha consentito di adattare le norme già esistenti a fenomeni nuovi, come avvenuto per il documento elettronico. Individuare le regole è dunque necessario, ma tali devono essere coordinate a livello globale e capaci di regolare i fenomeni nel lungo periodo.

Uno dei problemi più rilevanti è l’accesso delle PMI all’innovazione tecnologica. Molte piccole e medie imprese faticano a digitalizzarsi a causa di costi di compliance elevati e complessità normative. Quali strumenti legislativi e politici potrebbero agevolare la transizione digitale per queste realtà?

L’eccessiva procedimentalizzazione dell’innovazione tecnologica rischia effettivamente di rallentare la competitività delle piccole e medie imprese, soprattutto quando le regole tendono a prevedere numerosi obblighi compilativi e di certificazione. Prendendo spunto dall’attività dell’UNCITRAL, un approccio orientato alla definizione di equivalenti funzionali degli istituti giuridici già esistenti permetterebbe di agevolare la transizione digitale anche delle piccole realtà produttive, le quali potrebbero affrontare le nuove sfide poste dalla digitalizzazione avvalendosi di strumenti già noti ma adattati al contesto di riferimento.

Un caso emblematico è quello dell’Intelligenza Artificiale, dove regolamentazioni troppo rigide e non uniformi potrebbero limitare la competitività delle imprese europee rispetto a quelle di altri paesi. Come possiamo garantire che la regolamentazione e la sua applicazione non diventino un freno allo sviluppo tecnologico?

L’esperienza del Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale ci ha insegnato che è necessario intervenire con regole chiare incentivanti lo sviluppo economico del settore, ma allo stesso tempo che tali regole devono essere dinamiche e adattabili alle future innovazioni senza costituire costi e oneri burocratici eccessivi per le imprese. Occorre pertanto andare oltre un mero approccio organizzativo e gestionale che rischi di isolare l’Unione Europea, e affrontare temi quali la responsabilità civile e la tutela dei diritti dialogando con le altre regioni del mondo coinvolte nello sviluppo tecnologico.

Oggi a causa dell’incertezza normativa alcuni prodotti non sono stati lanciati in Europa. Come crede sia opportuno intervenire per individuare un miglior bilanciamento dei diritti?

Se si guarda allo scenario europeo, alcune soluzioni di bilanciamento dei diritti già esistono sul piano di altri settori investiti dalla tecnologia. Per esempio, guardando alla protezione dei dati personali, il legislatore europeo è passato dal prevedere un assetto normativo basato su obblighi indistinti e generalizzati ad un approccio fondato sulla responsabilizzazione del titolare del trattamento e il riconoscimento di specifici diritti in capo all’interessato. Intervenire sul piano dei principi è dunque fondamentale, ma non è la sola strada che si deve percorrere per assicurare un bilanciamento tra contrapposti interessi.

Guardando avanti, quali sono le principali sfide che il diritto dovrà affrontare per supportare la digitalizzazione del commercio e dei servizi finanziari?

Una delle sfide più significative poste al diritto consiste nell’introduzione di norme che assicurino la certezza nella circolazione degli scambi a livello internazionale senza tuttavia incorrere nell’errore di tralasciare gli strumenti giuridici e i principi che già conosciamo e la cui applicazione può giovare alla causa. Il Model Law sui titoli di credito elettronici segue questa linea, da un lato avvalendosi dei già consolidati principi di equivalenza funzionale, di neutralità tecnologica e di non discriminazione, e dall’altro lato, introducendo determinati standard che consento di garantire la singolarità del titolo e l’affidabilità dei metodi utilizzati nella sua emissione e nell’identificazione delle persone che ne esercitano il controllo.

Se avesse la possibilità di indicare una priorità normativa su cui le istituzioni italiane dovrebbero intervenire subito, quale sarebbe?

Con riferimento ai titoli di credito elettronici, l’adozione a livello nazionale di regole chiare sulla loro circolazione rappresenta certamente uno dei temi principali. Sul punto, sarebbe dunque opportuno iniziare a sensibilizzare sull’opportunità di recepimento dei principi e delle regole previste dal Model Law, in modo da agevolare gli scambi commerciali in un momento in cui la cooperazione internazionale è messa a dura prova dall’attuale scenario geopolitico. Sul piano delle innovazioni tecnologiche in senso più ampio, occorre affrontare i temi più critici attualmente ancora irrisolti, come il superamento dei limiti posti alla circolazione dei dati personali e non personali per la ricerca scientifica e la tutela dei diritti fondamentali in tutte le fasi del processo di sviluppo tecnologico.

Articoli Correlati

Automotive Urso
di Giampiero Cinelli | 14 Marzo 2025

Automotive, Urso: puntiamo a diversificare e riconvertire

sostenibilità imprese
di Giampiero Cinelli | 14 Marzo 2025

Bisogna investire per guidare la transizione energetica

di Ilaria Donatio | 14 Marzo 2025

Consob celebra 50 anni con un convegno a Milano