Innovazione
“La sanità non ha colore”. Nasce l’intergruppo per l’innovazione in sanità
Di Daniele Bernardi
È da poco nato l’intergruppo parlamentare per l’innovazione in sanità. Ad annunciarlo è stato il senatore del Partito Democratico Daniele Manca, presidente dell’Intergruppo, che ha così spiegato le ragioni dell’intervento: «Prioritario introdurre cambiamenti nelle norme che regolano la finanza pubblica per adeguare l’articolazione giuridica ai cambiamenti che interverranno con le terapie avanzate e con la medicina digitale».
Un intergruppo, tanti colori. Si tratta infatti di 20 parlamentari provenienti da diversi partiti e inseriti in diverse commissioni.
D’altronde i problemi irrisolti nel settore sono tanti e l’unione fa la forza: «Abbiamo 20 milioni di prestazioni sospese, un italiano su tre aspetta una prestazione sanitaria, solo la tecnologia ci può salvare. La sanità non ha colore» ha affermato l’On. Francesco Zaffini di Fratelli d’Italia.
A presenziare l’evento di lancio presso Palazzo Montecitorio c’era anche il professor Mauro Maré, Presidente dell’Osservatorio Welfare della Luiss, docente di Scienza delle finanze presso la Luiss Business School ed uno degli esperti coinvolti nei progetti sulle terapie avanzate supportati dalla coalizione #VITA (Valore e Innovazione delle Terapie Avanzate).
VITA è la nuova frontiera della medicina: un modello personalizzato di cure, pratiche e prodotti. Un insieme di terapie avanzate che stanno via via avendo sempre migliori risultati.
L’idea dietro la nascita dell’Intergruppo è quella di governare questo cambiamento e facilitarlo.
Le terapie avanzate comprendono tutte quelle terapie che non usano farmaci prodotti in maniera sintetica ma si basano su DNA, RNA, cellule o tessuti. Un settore emergente che offre nuove opportunità per la prevenzione o il trattamento di malattie genetiche.
Sono sostanzialmente quattro le tipologie di terapie messe in atto: la terapia genica, quella cellulare che sfrutta cellule vive per curare o prevenire malattie, prodotti di ingegneria sui tessuti e terapie combinate.
La materia è in parte già disciplinata da un regolamento europeo entrato in vigore nel 2009: attualmente l’approvazione di una terapia avanzata passa per un Comitato istituito presso l’EMA (l’agenzia del farmaco europea).
L’obiettivo, spiega la senatrice pentastellata Elisa Pirro è «Intervenire in una fase precoce della malattia e in particolare su quelle oggi curabili con la terapia genica, destinata ad avere ulteriori sviluppi in futuro», permettendo «di interrompere in uno stadio iniziale gli effetti deleteri della patologia, dalla disabilità al decesso».
Si vuole garantire l’universalità d’accesso alle nuove terapie facendo pagare il servizio non in quanto tale ma come investimento, dato il suo valore a lungo termine.
Come ci spiega l’On. Lisa Noja di Italia Viva: «Le terapie avanzate propongono un approccio one shot che cambia la storia della patologia e in quanto tali dovrebbero essere valutate come un investimento a lungo termine sulla salute del paziente».
Le fa da eco l’On. della Lega Vanessa Cattoi: «Le terapie one shot permettono di attuare una rivisitazione dei paradigmi del bilancio dello Stato atta a raggiungere l’obiettivo auspicato oggi da tutte le forze politiche in merito alla trattazione della mozione nell’ambito della cura e prevenzione delle malattie oncologiche, ovvero a definire la spesa sanitaria in termini di investimento, soprattutto relativamente ad alcune terapie altamente innovative ove il costo d’accesso elevato non deve essere un limite ma un’opportunità».