Innovazione
Europa e IA, Alessio Butti: le regole parlano italiano
Di Giampiero Cinelli
L’IA corre veloce. L’Europa non sta al passo. Per le aziende è tempo di farsi sentire: Alcuni top player come Pirelli, Luxottica e Prada, pur operando in contesti del tutto diversi, hanno firmato una lettera aperta in cui si chiede di rimettere al centro dell’agenda politica del Vecchio Continente l’innovazione e la tecnologia.
Se n’è parlato nell’evento del Sole24Ore “AI Transition 2024”. In uno dei panel Alessio Butti, Sottosegretario all’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale, il quale ha posto in premessa che sì l’Europa deve fare di più ma «le regole sono fondamentali. L’AI act – ha proseguito Butti – dice che ci fidiamo più delle regole di condotta, allo stesso tempo dobbiamo essere competitivi. Ogni stato sovrano dovrà lavorare sulla sua competitività. Faccio presente che la presidenza del Consiglio UE ora ungherese, ha rilasciato un testo che discutiamo il 6 dicembre con tutti i punti del governo italiano in merito all’IA. Un risultato frutto del nostro impegno a confrontarci con il commissario Breton, così oggi le regole parlano italiano. Fondamentali gli investimenti, noi con la nostra legge finanziamo pubblicamente con 1 miliardo la transizione, ora è il provato che deve investire. Dal lato governativo, ho detto a Giorgia Meloni di mettere ordine a tutte le Fondazioni dedicate all’intelligenza artificiale, alcune funzionano e alcune no, nel 2026 dopo il Pnrr alcune non reggeranno. Oggi un settore chiave per l’Italia che è il manifatturiero può rivitalizzarsi grazie all’innovazione ed è un treno da non perdere adesso che ad esempio competitor come la Germania vivono difficoltà.
Nell’evento ha dato ulteriore contezza della situazione della transizione digitale Angelo Mazzetti, Responsabile Affari Istituzionali Meta Italia: «Negli incontri europei si parla solo dei rischi – ha rimarcato –. C’è bisogno di chiarezza regolamentare per l’utilizzo degli LLM (Large Language Model), così da ridurre il gap con la Cina e gli Usa ma anche nei confronti di Uk e India. Per un euro investito in Europa ce ne sono 50 negli Stati Uniti, ma il problema non sono le regole in sé ma la velocità d’interpretazione delle regole, vista la velocità a cui va la tecnologia, armonizzando il quadro. Davvero, il tema non è il GDPR ma la governance. Altrimenti si fanno solo prodotti non rilevanti. Invece permettere il training dell’IA con dati europei aiuterebbe lo sviluppo delle aziende europee».