Innovazione
Getty Images banna le immagini prodotte da IA
Di Daniele Bernardi
La nota piattaforma su cui è possibile acquistare immagini online, Getty Images, ha da poco annunciato che vieterà la vendita di immagini prodotte da Intelligenze artificiali.
L’impiego di IA nei settori artistico e culturale è sempre più diffuso. Oggigiorno troviamo articoli, brani e perfino poesie prodotte da computer al posto degli esseri umani. A tal proposito, sono sempre di più anche le IA, come abbiamo spesso riportato su questo giornale, impiegate nella creazione di immagini partendo da un piccolo testo scritto o dalla bozza di un disegno: da Stable Diffusion a DALL-E 2 dell’azienda OpenAI di Elon Musk, fino all’ultimo prodotto di casa Meta, Make-a-Scene.
La decisione è entrata in atto fin da subito e tutte quelle immagini prodotte da Intelligenze artificiali già presenti sulla piattaforma sono state prontamente rimosse.
La ragione dietro questa scelta sta nella scarsa tutela del diritto d’autore sulle immagini prodotte mediante queste tecniche nonché relativamente ai, si legge nella nota, “metadati usati per addestrare questi modelli”. Precisano però che questa nuova politica non impedirà l’invio di rendering 3D e non influirà sull’uso di strumenti di editing come Photoshop o Illustrator.
Si tratta, fanno sapere, di una misura preventiva. Effettivamente finora Getty Images non ha mai riscontrato problemi legati al copyright per quanto riguarda questo tipo di immagini. Ciononostante, c’è da dire che l’IA dietro Stable Diffusion (e non solo) è stata formata ed addestrata proprio a partire da immagini coperte da copyright.
Il problema è, in effetti, talmente sentito e diffuso che, per impedire che le proprie creazioni vengano utilizzate per addestrare le intelligenze artificiali, è nata Spawning.ai. L’iniziativa, seppur lodevole, non riesce a tutelare a pieno gli artisti le cui immagini, se caricate su altre piattaforme online, potrebbero comunque essere utilizzate dalle società detentrici delle IA come materiale per il perfezionamento dell’algoritmo.
Secondo David Colarusso, direttore del Suffolk LIT Lab (Laboratorio di Tecnologia e Innovazione legale), non ci sarebbe alcuna vera violazione del copyright: “Non ci sono immagini in un file da qualche parte che il modello deve consultare quando crea nuove immagini. Il risultato non è un collage. È il prodotto curato di molteplici variazioni che assomigliano matematicamente a un concetto. Non c’è una copia “fissata su un supporto tangibile” come richiede il diritto d’autore. Pertanto, non si può affermare che “il modello stesso sia una copia contraffatta di un’opera altrui” ha affermato Colarusso in un tweet per poi aggiungere “la legge sul diritto d’autore esistente sarà appropriata quando qualcuno effettivamente ‘produce’ una copia di un’opera altrui, ma non è un proiettile d’argento destinato a uccidere l’esistenza di modelli come questo”.
Ad ogni modo, Getty Images è solo l’ultima (per ora) di un nutrito gruppo di aziende del settore a prendere questa drastica decisione. Già FurAffinity, PurplePort e Newgrounds avevano precedentemente deciso di imporre restrizioni alle immagini prodotte dalle macchine.
Al contrario, la diretta concorrente di Getty Images, Shutterstock, non ha ancora annunciato alcun provvedimento nei confronti di questo tipo di immagini, sebbene abbia anch’essa iniziato recentemente ad eliminarle dalla propria piattaforma.
Economicamente, le azioni della compagnia americana hanno registrato un lieve calo in seguito alla notizia del ban, passando dagli 8,25 dollari ai 7,96 dollari per azione, comunque nulla di realmente significativo e sintomo di una risposta dei mercati alla notizia. Per comprendere fino in fondo le ripercussioni che questa scelta avrà sul mondo dell’arte, della cultura e della comunicazione, occorrerà forse attendere ancora.