Innovazione
Finanziare le filiere digitali per competere sul mercato internazionale
Di Ilaria Donatio
(Articolo pubblicato su L’Economista, inserto economico de Il Riformista)
Le sfide che le imprese italiane affrontano nel processo di digitalizzazione. E le misure più utili a regolamentare la circolazione delle merci, all’interno di un contesto di concorrenza leale. Parla Roberto Liscia, presidente di Netcomm, Consorzio del commercio digitale italiano nonché punto di riferimento – nazionale e internazionale – in materia di e-commerce e retail digitale.
Le dimensioni delle nostre imprese, secondo Liscia, sono vincolanti rispetto alla loro capacità di «attrarre e portare a casa le risorse utili a competere sia a livello nazionale sia a livello internazionale». In particolare, la misura delle pmi comporta il fatto che un imprenditore segua una «logica di prodotto e non di crescita». Dunque, la dimensione di per sé condiziona spesso «la cultura di chi fa impresa, in quanto ancora legato a vecchi schemi».
La seconda sfida per l’imprenditore italiano è la «scarsa cultura tecnologica»: finora la tecnologia, in Italia, è sempre stata vista come mezzo di efficientamento dei processi organizzativi e non come leva strategica: «Questo ha portato le piccole imprese italiane a investire nell’automazione dei processi di logistica e di supply chain ma non nelle opportunità che la tecnologia digitale oggi offre».
In Italia risultano infatti piuttosto carenti le competenze professionali per la «transizione da una logica di prodotto a altre logiche, distributive e tecnologiche: tanto più che la tecnologia sta accelerando moltissimo e gioca un ruolo strategico nella dimensione internazionale».
La questione delle regole per il commercio internazionale è – dice il presidente di Netcomm – un «tema spinoso». Nel senso che da un lato abbiamo la «dimensione digitale, per sua natura sovranazionale perché consente di superare le barriere – doganali, regionali, nazionali – ma dall’altro, sembra che la «geopolitica vada verso un innalzamento delle barriere»: queste due logiche oggi sono in forte contrasto, spiega Liscia. «È chiaro che la libera circolazione delle merci faciliti le imprese a pensarsi sul mercato globale». Che però, oggi, è «messo in discussione dalle politiche protezionistiche che stanno emergendo nei diversi continenti».
Questo è un problema perché impatta sulle logiche dell’impresa, creando «asimmetrie competitive tra concorrenti sia sui prodotti che tra le imprese».
«Netcomm sta lavorando sulla nuova ipotesi di decreto che si sta discutendo a livello europeo»: il tema non è quello di «mettere dei dazi ma far sì che le dogane europee abbiano i mezzi tecnologici e fisici e gli investimenti per poter controllare l’immissione sul mercato europeo di merci rispettose dei criteri di esclusività, responsabilità e rappresentatività, così come viene richiesto per le merci europee».
In questo scenario così complesso, si pone il tema di come finanziare e dare le competenze giuste alle imprese, per crescere o aggregarsi e dunque competere.
«L’Italia, in passato, ha dimostrato una grande forza competitiva attraverso i distretti industriali, oggi, almeno in parte, in crisi: il digitale ha creato un fenomeno in cui la prossimità non è più un elemento primario, lo è invece la relazione». Ecco perché per Liscia, «bisogna incentivare le imprese a legarsi in nuove forme, sia di filiera che di integrazione (orizzontale o verticale), per essere competitive.
Il presidente di Netcomm pensa per esempio alle filiere della nautica, dell’alimentare fino alla meccanica: «Naturalmente le banche devono finanziare la creazione di filiere digitali che oggi sono la riformulazione di nuovi aggregati di impresa in grado di competere sui mercati internazionali».
Eppure i pagamenti digitali hanno registrato una crescita importante spinta dalla «facilità di utilizzo dello smartphone». E le tecnologie del contactless hanno favorito il consumatore rispetto a nuove forme di pagamento: «Il pagamento digitale facilita la transizione dal cittadino consumatore analogico al cittadino consumatore digitale». Uno dei temi dell’edizione Netcomm Forum 2025, il prossimo aprile, riguarderà proprio i modi in cui «l’e-commerce si è evoluto, differenziandosi per settori merceologici e per modelli di business». Il terzo macrotema che quest’anno sarà affrontato dal Forum sarà sulle competenze, su cui si giocheranno, spiega Liscia, «i prossimi vent’anni». Netcomm, infine, ha appena lanciato l’iniziativa “Mind the gap” per aiutare le imprese nella formazione ad hoc.
