Innovazione
Einstein Telescope può andare alla fonte dell’universo, task force a Pisa
Di Giuliana Mastri
Il progetto Einstein Telescope si prepara a rivoluzionare l’osservazione dell’universo, offrendo una finestra fino a mille volte più ampia rispetto a quella attuale. Questa innovativa infrastruttura scientifica, dedicata alla rilevazione delle onde gravitazionali di terza generazione, punta a gettare luce sulla materia oscura e sui misteri ancora irrisolti del cosmo. Avviato nel 2008, il progetto coinvolge una rete internazionale di 30 Paesi e 249 istituti di ricerca. Nei prossimi giorni, la Scuola Normale Superiore di Pisa ospiterà un’importante task force con esperti provenienti da tutta Europa per analizzare in dettaglio costi e sfide tecniche.
L’incontro, previsto dal 18 al 20 febbraio, è promosso in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e coordinato da Giovanni Losurdo, professore di fisica sperimentale, e Fiodor Sorrentino, primo ricercatore INFN e responsabile del team. Tra le aree candidate ad accogliere la struttura spiccano la regione intorno alla miniera di Sos Enattos, in Sardegna, e l’Euroregione Mosa-Reno, al confine tra Paesi Bassi, Belgio e Germania. Inoltre, si sta valutando una possibile terza opzione nella regione della Lusazia, in Sassonia. Per ospitare il telescopio, il sito dovrà garantire condizioni ottimali, tra cui elevato isolamento acustico e assenza di fonti di interferenza.
Il cronoprogramma prevede la selezione definitiva del sito tra il 2025 e il 2026, mentre la costruzione inizierà tra il 2027 e il 2028. Il completamento del telescopio è atteso per il 2035, con un budget complessivo di circa 1,9 miliardi di euro. L’impatto scientifico del progetto sarà incalcolabile, come evidenziato da Fiodor Sorrentino, che sottolinea il valore delle onde gravitazionali per accedere a un tipo di informazione cosmica altrimenti irraggiungibile con gli strumenti astronomici convenzionali.
Una delle principali ambizioni dell’Einstein Telescope è quella di esplorare epoche remote dell’universo, fino agli istanti immediatamente successivi al Big Bang. «Riusciremo a captare segnali prodotti da enormi masse di materia oscura, come i buchi neri, andando oltre le attuali capacità dei rilevatori Virgo e LIGO», spiega Sorrentino. L’analisi di queste onde gravitazionali permetterà di comprendere meglio fenomeni cosmici fondamentali, come l’evoluzione delle stelle e il tasso di espansione dell’universo.
Oltre agli avanzamenti nella ricerca fondamentale, il progetto avrà importanti ricadute tecnologiche. «Le innovazioni sviluppate per il telescopio potranno essere applicate in diversi settori, dalla comunicazione avanzata all’intelligenza artificiale, fino ai modelli di calcolo quantistico», aggiunge Sorrentino. Tali progressi potrebbero migliorare la capacità di analisi dei dati e contribuire alla creazione di nuovi strumenti predittivi utilizzabili in vari ambiti.
Il workshop di Pisa vedrà la partecipazione di esperti provenienti da numerose istituzioni, tra cui INFN (sedi di Roma, Napoli, Genova, Pisa e Laboratori Nazionali del Sud), il Nikhef olandese, la Johns Hopkins University, la Maastricht University, l’Università di Amburgo, il laboratorio AstroParticule et Cosmologie (APC) di Parigi, oltre a diverse università italiane come Trento, Sannio, Roma La Sapienza, Napoli e il Gran Sasso Science Institute.
L’Einstein Telescope rappresenta quindi un’impresa ambiziosa, capace di ampliare le nostre conoscenze sull’universo e di generare benefici anche nella vita quotidiana grazie alle sue applicazioni tecnologiche avanzate.