Innovazione
Ddl Spazio, nuova frontiera per l’innovazione e la geopolitica
Di Giampiero Cinelli
Il Parlamento lavora al Ddl Spazio, approdato in Commissione Attività Produttive della Camera. Principalmente la legge servire per usufruire, da parte dello Stato, di una rete protetta di satelliti o costellazioni, in orbita geostazionaria media e bassa. Il bando è aperto a fornitori comunitari e dell’area atlantica. Ad oggi, uno dei tavoli aperti relativi a questo ambito, è quello di Starlink, la galassia di satelliti di Elon Musk con cui il governo starebbe finalizzando l’accordo. Ma al di là dei nomi altisonanti e della bagarre nell’opinione pubblica, il tema della connettività – in questo caso tramite lo spazio – continua ad essere un cruccio per l’Italia, che non ha ancora preso il passo giusto verso l’innovazione delle reti di telecomunicazione.
Ad esempio il 5G va a rilento, si stima che il 90% della copertura sarà raggiunta nel 2026, ma comunque non si tratta attualmente di una rete autonoma. Il 5G italiano è quello non stand-alone e ci sono problemi nel collegamento delle stazioni radio base con la fibra ottica. Fibra che nel tessuto delle Pmi (piccole-medie imprese) è diffusa solo al 49%
Nel frattempo in Lombardia è partita una sperimentazione per la rete internet via satellite, ma come si intuisce il nostro Paese è ancora troppo indietro rispetto a Space X di Musk, con i suoi 7,000 satelliti già in orbita. La politica dell’aerospazio resta molto delicata, intrecciata con i temi geopolitici e adesso anche bellici. Se n’è parlato a Largo Chigi, il format di The Watcher Post in onda su Urania Tv.
In corso studio fattibilità per rete satellitare nazionale
«Obiettivo del Ddl Aerospazio è far entrate i privati in supporto allo Stato negli investimenti e regolamentare tale accesso. Su questo sentiero, è importante anche pensare allo sviluppo di una rete satellitare italiana. Non dimentichiamo le questioni di sicurezza nazionale, tuttavia Space X ha portato al governo un progetto interessante per le comunicazioni militari e diplomatiche. Il Ministro Urso aveva comunicato di aver affidato all’Asi la progettazione di una rete satellitare italiana e ora c’è lo studio di fattibilità che terminerà entro l’estate. Crediamo fortemente nel settore aerospaziale e siamo ai vertici in Europa, ricordiamo che negli anni ’60, assieme a Stati Uniti e Nasa, mandammo in orbita un nostro satellite, poi per anni abbiamo fatto di meno. Certo la burocrazia nell’ambito è un grande cruccio, il Ddl Aerospazio aiuta a snellire a vantaggio delle imprese, ma va mantenuto alto il livello di sicurezza», ha detto a Largo Chigi Beatriz Colombo, Deputata di FdI e membro della Commissione Attività Produttive.
Insistere su Iris 2?
Diversa la sensibilità del Deputato Vinicio Peluffo, Capogruppo Pd in Commissione Attività Produttive. Peluffo a Largo Chigi ha affermato: «Il Ddl aerospazio è solo un recepimento di una Direttiva europea. Perché va dato un quadro normativo, ad esempio sui viaggi orbitali. I nostri emendamenti al testo sono pensati in ottica Pmi. Musk? Un elefante nella stanza. Space X è un’azienda ma può essere intesa come un’intera filiera ed ha un vantaggio competitivo enorme; dobbiamo affidare tutto un settore a questo privato? Peraltro per una cifra molto importante. C’è dentro la sicurezza e la difesa. Se vogliamo un’alternativa europea dobbiamo credere a Iris 2 e insistere, così l’interlocuzione con Space X sarebbe temporanea. Pensate al progetto del Cloud Nazionale del Governo Draghi, un progetto pubblico che coinvolgeva anche aziende statali. Il governo attuale non ha questo approccio e ciò è sbagliato, ci vuole un approccio di sistema in ottica europea. Con l’accordo di fornitura a Starlink si carica di responsabilità l’Agenzia Spaziale Italiana, che però è solo uno dei soggetti, noi come Pd abbiamo fatto degli emendamenti per distribuire meglio il lavoro e dare più competenze a Enac».
Il tema del digital divide
«La possibile discesa in campo di un soggetto come Starlink può contribuire a dare una soluzione al problema del digital divide, per portare copertura di rete alle zone più remote del paese, quindi ben venga l’ingresso nel mercato di operatori satellitari a bassa orbita. Tuttavia è importante garantire un’uniformità di regole a tutte le differenti tipologie di soggetti operanti sul mercato”, ha osservato questa mattina Michelangelo Suigo, Direttore relazioni esterne comunicazione e sostenibilità di Inwit, intervenuto a Largo Chigi. «Sulla semplificazione normativa e la sburocratizzazione si stanno facendo grandi passi in avanti, ma serve urgenza nel garantire che tali regole siano applicate in modo uniforme sui territori. Un esempio? Inwit è capofila di un progetto del piano 5G del Pnrr per portare torri in 1385 aree remote del paese, siamo in linea con le milestone ma stiamo avendo problemi a livello territoriale: di circa 350 torri realizzate finora abbiamo ottenuto il 60% tra opposizioni e dinieghi. Questo rappresenta un ostacolo», ha concluso Suigo.
La certezza di tempi e regole
«Per Uncem e i comuni montani non è una novità, da almeno 3 o 4 anni, avere una connessione con l’antenna satellitare: penso ad esempio ai rifugi alpini. Il tema, certamente, è che occorre sincronizzare i diversi piani: il Piano banda ultralarga, il Piano Italia 5G e il Piano Italia 1Giga – che non sono affatti piani isolati – in modo che l’innervamento digitale della montagna diventi un obiettivo prioritario di cui i Comuni siano il perno». Lo ha detto a Largo Chigi Marco Bussone, presidente Uncem – Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani. Bussone ha aggiunto: «Sulla digitalizzazione serve uno scatto: se cambiano le regole, dobbiamo capire – e spetta al governo e a chi bandisce le gare visto che c’è un codice dei contratti da rispettare – dove dobbiamo andare per non incorrere poi in problemi con la giustizia amministrativa. Il Piano Italia 5G oggi può agevolare sicuramente i comuni montani, ma con regole e tempi certi».
La puntata integrale di Largo Chigi