Innovazione
Cloud computing, dall’IA alla cybersicurezza: tutte le sfide future e chi gioca la partita
Di Jacopo Bernardini
Ci sono sistemi invisibili che non vediamo, non tocchiamo – pure se hanno un corrispettivo fisico – e da cui, ciononostante, ormai dipendono le nostre vite.
Il sistema energetico, che con la guerra in Ucraina ha avuto un enorme impatto sulle nostre vite, è uno di questi. L’intricata rete di cavi sottomarini, che costituisce la spina dorsale di internet, un altro. C’è poi un’immensa rete di data center, con server attivi 24 ore al giorno, che custodiscono risorse informatiche che ormai non “vivono” più all’interno dei nostri pc o delle imprese per cui lavoriamo, ma in infrastrutture esterne, le cosiddette nuvole informatiche, il cloud.
Infrastrutture indispensabili di cui, in maniera dirompente e improvvisa, ci accorgiamo dell’esistenza solo quando c’è un intoppo nel loro funzionamento. Proprio quello che è successo il 20 luglio scorso, quando l’aggiornamento non andato a buon fine del software per la cybersicurezza Falcon Sensor, prodotto e gestito da CrowdStrike, ha causato un blackout informatico che, nonostante abbia colpito appena l’1% dei pc Windows nel mondo, ha creato il panico negli aeroporti di tutto il pianeta con più di 5.000 voli cancellati, bloccato la routine degli ospedali e mandato in tilt i sistemi di pagamento elettronici.
A detenere il controllo del cloud sono alcune tra le più celebri aziende tech: Google, Apple a Amazon, messe insieme, hanno il controllo di 2/3 del mercato. Nel dettaglio, il 31% è in mano ad Amazon Web Services, Microsoft Azure ha il 25% e infine Google Cloud, con l’11 % di market share.
Le cinesi Alibaba (quarta con il 4% di market share) e Tencent (2%) sono tra le prime otto aziende globali del cloud. Le società di Pechino traggono forza soprattutto dal dominio del loro mercato nazionale. Tuttavia, anche dal quinto al settimo posto ritroviamo aziende made in Usa: SalesForce (3%), Ibm cloud (2%) e Oracle (2%). E pure l’Europa, consapevole della sua eccessiva dipendenza, sta sviluppando un’alternativa con il progetto Gaia-X, che punta allo sviluppo di un proprio cloud.
Amazon, regina del comparto, da anni trae la maggiore fonte di guadagni proprio dal suo servizio AWS. Non è un caso: l’azienda di Seattle, grazie al suo business, si è trovata a gestire enormi quantità di dati e traffico web. Per fare questo ha sviluppato un’infrastruttura tecnologica interna che, via via, ha visto prendere la strada del cloud: dapprima funzionale al proprio business e successivamente da offrire all’esterno. Microsoft, invece, ha sfruttato il fatto che i suoi prodotti sono ovunque nelle imprese, spingendo molto su comparto.
Il cloud computing, inoltre, è fondamentale anche per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. L’allenamento della nuova tecnologia richiede capacità di calcolo enormi, così mettere insieme le forze all’interno della nuvola informatica diventa la miglior strada da percorrere. Non a caso si prevede che il settore, da qua al 2028, raddoppi il suo valore: passando dai poco più dei 600 miliardi di dollari di fine 2023 ad oltre $1.200 miliardi.
Intoppi permettendo.