Innovazione

Allarme AIE: senza smart grids emissioni monstre e più povertà

06
Giugno 2023
Di Paolo Bozzacchi

I ritardi sulle smart grids (reti elettriche digitalizzate e intelligenti) ci stanno costando cari. Ma non ce ne stiamo accorgendo perché siamo focalizzati a parlare di fonti rinnovabili. Più gli investimenti nella digitalizzazione delle reti tarderanno e peggiori saranno le conseguenze per la transizione energetica. Ne soffriranno più pesantemente le economie emergenti e i Paesi in via di sviluppo. Questo il grido d’allarme dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), riunita da oggi a Versailles in Francia per la sua conferenza annuale. Alla presenza di 30 ministri e 40 Ceo.

Il report in questione ha un titolo emblematico: “Sbloccare le opportunità delle Smart Grids nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo”. E i numeri sono da capogiro. Le tecnologie digitali potrebbero far risparmiare 1,8 trilioni di dollari di investimenti nelle reti entro il 2050. Ma soprattutto contribuirebbero decisamente all’integrazione delle fonti rinnovabili, riducendo al minimo le interruzione delle forniture. Se le reti non saranno digitalizzate non solo i Paesi emergenti e in via di sviluppo diminuiranno la produttività per 1.300 miliardi di dollari, ma gli obiettivi globali net zero non saranno raggiunti per la metà del secolo.

D’altronde secondo AIE l’elettricità è la fonte di domanda finale di energia in più rapida crescita e continuerà a superare la crescita del consumo totale di energia nei prossimi 25 anni. L’AIE stima che la domanda di elettricità nelle economie emergenti e in via di sviluppo (esclusa la Cina) crescerà di circa altri 2.500 TWh entro il 2030, pari a circa cinque volte l’attuale domanda della Germania.

Le interruzioni della fornitura di energia elettrica possono avere ripercussioni anche sulle infrastrutture critiche, sulle forniture di acqua e cibo, sull’accesso all’assistenza medica, sulle telecomunicazioni e sulla mobilità, con gravi ripercussioni sulla salute e sul benessere delle persone. Inoltre, l’inefficienza derivante dalle perdite tecniche nelle reti è responsabile di circa 1 gigatone di emissioni di CO2 all’anno, pari al doppio delle emissioni di tutte le automobili in Europa.

Gli attuali investimenti globali nelle reti sono di gran lunga inferiori a quelli necessari per ottenere emissioni nette zero entro la metà del secolo. Gli investimenti annuali dovranno più che raddoppiare, passando dagli attuali 320 miliardi di dollari a circa 750 miliardi di dollari entro il 2030. E sarà una corsa contro il tempo.

Le reti elettriche sono tra gli eroi non celebrati della transizione energetica, ma hanno bisogno di investimenti massicci”, ha dichiarato Fatih Birol, Direttore AIE: “Mentre l’attenzione è rivolta ai pannelli solari e ai veicoli elettrici, sono le reti a collegare tutto. Digitalizzando le reti, i nostri sistemi energetici diventano più affidabili e sicuri e le nostre utility possono gestire meglio l’equilibrio tra domanda e offerta di elettricità. Più aspettiamo ad aggiornare e digitalizzare le nostre reti, più il costo diventerà elevato”.

“La digitalizzazione offre enormi opportunità per consentire sistemi energetici più sostenibili, affidabili, efficienti e convenienti, e contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici. Sono necessarie azioni mirate e investimenti strategici a partire da ora. La portata di questa trasformazione è enorme e una forte cooperazione internazionale e la condivisione delle conoscenze sono fondamentali”, ha dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, Ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “Siamo lieti di collaborare con l’Agenzia Internazionale per l’Energia e l’UNEP, nell’ambito del progetto 3DEN, per accelerare la transizione verso l’energia pulita a livello globale, in particolare nelle economie emergenti e nei Paesi in via di sviluppo”.

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