Innovazione
5G, maxi-review degli studi: non è pericoloso per la salute
Di Giampiero Cinelli
Ad aprile in Italia sono entrati in vigore i nuovi limiti elettromagnetici, innalzati da 6 V/m a 15 V/m (per effetto della legge sulla Concorrenza). La novità va di pari passo con lo sviluppo della nuova rete 5G sul territorio, che procede a passi da gigante, favorita anche dalle nuove misure – approvate con il DL Coesione – che permettono di superare i veti all’installazione delle infrastrutture che provengono da alcune amministrazioni locali.
La posizioni di alcuni amministratori locali sono chiaramente influenzate dalla forte corrente anti-5G presente nella popolazione e interpretata da alcune associazioni, preoccupate per i danni alla salute della nuova tecnologia. Eppure, secondo un’ultima revisione degli studi disponibili, non è emersa alcuna correlazione tra queste onde elettromagnetiche e lo sviluppo di gravi patologie come soprattutto tumori alla testa. L’analisi è stata condotta dai ricercatori dell’Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency (Arpansa), che ha esaminato oltre 5000 studi. La revisione è stata commissionata dall’Oms e pubblicata sulla rivista Environment International. Se un fattore di rischio era già stato ritenuto plausibile dall’Oms, questo è riferito all’utilizzo dei telefoni cellulari attaccati al cranio e non dal livello di frequenze.
«Dato il breve periodo di tempo trascorso dall’introduzione della tecnologia 5G, che opera a frequenze più elevate, non ci aspettavamo di trovare studi che trattassero l’associazione tra l’uso dei telefoni cellulari 5G e il rischio di neoplasia – si legge nello studio –. Tuttavia, sono stati condotti studi epidemiologici sui lavoratori dei radar esposti a campi elettromagnetici con frequenze superiori ai 6 GHz, che sono stati considerati per l’inclusione nella revisione. L’esposizione di interesse per i tumori nella regione della testa consiste nell’energia emessa dai telefoni cellulari portatili durante le chiamate vocali, con il dispositivo a contatto con la testa. La comunicazione e il trasferimento di dati da e verso i dispositivi sono stabiliti e regolati dalle stazioni di base. I segnali periodici per l’aggiornamento della posizione e l’eventuale traffico che si verificano quando il dispositivo è in modalità stand-by non sono rilevanti per l’esposizione della testa, perché il telefono di solito non viene tenuto vicino ad essa».
In ogni caso, le ordinanze dei sindaci erano improprie, in base all’art. 8, comma 6, legge 36/2001 (sostituito dall’art. 38, comma 6, legge n. 120 del 2020) che evidenzia che i Comuni non possono «introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia».