Politica
SPECIALE LEGGE DI BILANCIO #2. PMI, riduzione della pressione fiscale. Confartigianato: «La direzione è quella giusta»
Di Alessandro Caruso
Il presidente di Confartigianato Marco Granelli sintetizza la sua posizione con una sorta di claim: meno tasse e più semplici da pagare. È questa la direzione che la sua organizzazione chiede per poter tornare a esercitare quel coraggio che anche il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha invocato all’assemblea generale dell’organizzazione, la scorsa settimana.
La piccola e media impresa italiana è fiduciosa sull’iter che la legge di bilancio sta assumendo: «L’accordo di maggioranza va nella giusta direzione», raggiunto dal The Watcher Post, il presidente Granelli indica qual è la strada per la ripresa di un settore strategico per l’economia.
Le pmi hanno sopportato grandi sacrifici durante la fase più acuta della pandemia. All’assemblea generale di martedì scorso il ministro Giorgetti ha fatto appello al “coraggio degli imprenditori”. Con riferimento alle normative di sicurezza per il contenimento del virus, cosa chiedono gli imprenditori per continuare a “esercitare il loro coraggio”?
«Abbiamo sempre sostenuto che le vaccinazioni sono la priorità per evitare il rischio di ulteriori restrizioni e chiusure delle attività economiche. E in merito all’utilizzo del Green pass nei luoghi di lavoro, consideriamo indispensabile superare incertezze e ambiguità nell’applicazione delle disposizioni, con l’obiettivo di garantire insieme la salute delle persone e il rilancio dell’economia e non vanificare l’impegno e i grandi sacrifici che gli imprenditori si sono assunti dall’inizio della pandemia».
Tema fiscalità. La pressione fiscale sulle imprese è molto alta. Quali misure chiedete di adottare in legge di bilancio in merito alla tassazione sul reddito, all’Irap e alla semplificazione tributaria?
«Meno tasse e più semplici da pagare: è questa la strada per rilanciare lo sviluppo. Eliminare adempimenti oggi è possibile: con la fatturazione elettronica il fisco ha perfetta conoscenza delle relazioni economiche e possibilità di controllo, quasi in tempo reale, sulle imprese. Quanto alle misure fiscali nella manovra di bilancio, l’accordo raggiunto tra i partiti della maggioranza rappresenta la giusta direzione per aggredire la pressione fiscale e semplificare la vita delle imprese. Penso che la riduzione dell’IRPEF debba riguardare tutte le forme di reddito in cui è essenziale la componente lavoro. E considero altrettanto indispensabili l’introduzione della tassazione proporzionale del reddito d’impresa per ditte individuali e società di persone e il superamento dell’IRAP per le piccole imprese».
Sulla fine delle moratorie creditizie quali sono le vostre richieste? Una rinegoziazione del debito potrebbe essere la soluzione per evitare lo “strozzamento” delle pmi interessate?
«Le moratorie non possono durare all’infinito. Vanno mantenute soltanto per quei settori, ad esempio nel turismo, che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. La rinegoziazione del debito può essere la strada per spingere il sistema bancario ad un approccio nuovo per sostenere le esigenze creditizie degli imprenditori».
Tre miliardi di euro sono sufficienti per il rifinanziamento del Fondo di garanzia per le pmi?
«È una cifra sufficiente. Ritengo tuttavia chequando terminerà l’emergenza pandemica e verrà stemperato il ruolo della garanzia pubblica, saranno necessari nuovi strumenti di sostegno dell’accesso al credito. Non penso soltanto a quello bancario, pur importante, ma anche a forme alternative di capitalizzazione per valorizzare il rapporto della piccola impresa con il suo territorio sul modello dei “minibond”, o per ricostituire la “finanza di territorio” cercando di ridefinire e potenziare il ruolo dei Confidi in una logica di riforma che li abiliti ad andare oltre la garanzia».
Qual è la vostra posizione su plastic e sugar tax?
«Siamo contrari a queste misure, ennesimi balzelli per le imprese. Ricordo che Confartigianato, due anni fa, firmò il manifesto “La Plastic tax non è un’imposta circolare” insieme ad altre nove organizzazioni imprenditoriali, per chiedere al Governo di cancellarla e di sostituirla con incentivi alle imprese. Una tassa pensata male e scritta peggio il cui effetto è soltanto quello di produrre gettito, con buona pace del nobile intento dichiarato di dare il nostro contributo per salvare il pianeta».
Reddito di cittadinanza. Vi convincono i migliorativi proposti alla normativa? C’è bisogno di uno sforzo in più? Se sì, in quale direzione?
«Io sostengo che bisogna puntare a garantire il lavoro di cittadinanza. Questo significa che i giovani vanno preparati ad entrare nel mondo del lavoro con politiche attive e investimenti sulla formazione tecnica e professionale. Basti dire che le nostre imprese cercano manodopera qualificata ma non riescono a trovare il 38,5% dei lavoratori necessari a mantenere elevata la qualità manifatturiera made in Italy. Non ci sarà vero sviluppo se non si punta innanzitutto sull’istruzione e sulla formazione delle nuove generazioni».
Per dare stabilità al lavoro nelle pmi, possono essere utili meccanismi per incentivare la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato?
«Torno a dire che oggi uno dei problemi principali delle nostre imprese è il reperimento di manodopera. Iniziamo ad affrontare seriamente questo aspetto. C’è una vera emergenza in corso: il numero dei NEET (giovani che non studiano, né lavorano, né si formano), l’elevata dispersione scolastica, i tanti giovani costretti a lasciare i territori di origine, soprattutto nel Mezzogiorno, alla ricerca di lavoro; la crescente difficoltà delle imprese nel trovare figure professionali adeguate. Questo significa che bisogna preparare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro anche incentivando lo strumento più efficace: il contratto di apprendistato. Il valore artigiano del made in Italy, il nostro patrimonio manifatturiero, potrà continuare ad esistere solo con il sostegno e il rilancio dell’istruzione e formazione professionalizzante che metta a regime il sistema duale, rafforzi i percorsi tecnici e professionali di qualità e valorizzi gli Istituti Tecnici Superiori, che devono uscire dall’attuale status di buona pratica di nicchia. I mestieri dell’artigianato si sono evoluti e lo spazio dato dalle nuove tecnologie aspetta solo di essere riempito dalla creatività e dall’energia dei nostri giovani».
Come si stanno muovendo le vostre associate per accelerare la transizione digitale? E di cosa hanno bisogno per renderla più efficace nel breve periodo?
«Il digitale è stata l’arma più usata dalle piccole imprese per far fronte alle restrizioni imposte dalla pandemia che ha accelerato una tendenza da tempo in atto in molti settori della piccola impresa. Tanto che è raddoppiata la quota di micro e piccole imprese che usa il commercio elettronico. L’innovazione digitale è entrata anche nei laboratori più tradizionali e gli artigiani usano le tecnologie come la stampa 3D, la robotica, l’Internet delle Cose e la realtà aumentata per lavorare meglio, per potenziare la qualità e l’unicità dei loro prodotti. La missione del PNRR dedicata alla digitalizzazione rappresenta quindi una grande opportunità per spingere i piccoli imprenditori in un percorso già avviato. Servono misure ad hoc per le micro e piccole imprese finalizzate a valorizzare le loro capacità creative ed adattive, favorendo non soltanto l’upgrade tecnologico ma anche la formazione ed il trasferimento delle nuove competenze, a partire da quelle del titolare dell’azienda».
Quanto stanno impattando il rincaro delle materie prime, e la crisi degli approvvigionamenti, e il rincaro dell’energia sulle pmi? In che modo chiedete al governo di intervenire per contenere i rischi?
«In questi mesi stiamo subendo aumenti insostenibili dei prezzi delle materie prime che mettono a rischio la ripresa. A causa di questi rincari, nell’ultimo anno le nostre aziende manifatturiere e delle costruzioni subiranno un maggiore costo di 46,2 miliardi di euro. Come se non bastasse, gli artigiani e le piccole imprese pagano il prezzo dell’energia più alto d’Europa: il 33,5% in più della media europea. Non solo. A noi piccoli imprenditori l’elettricità costa 4 volte di più rispetto a una grande industria. Questo perché viene applicato agli oneri parafiscali delle nostre bollette l’assurdo meccanismo ‘meno consumi, più paghi’ che gonfia del 35% il costo finale dell’energia per le piccole imprese. E ancora, gli aumenti di questi mesi hanno fatto addirittura triplicare il costo dell’energia per le piccole aziende. A fronte di questi rincari, si assiste a un paradosso: gli imprenditori, pur avendo lavoro, non possono soddisfare le richieste dei committenti. In pratica, molti imprenditori sono costretti a disdire i contratti perché è meno oneroso pagare le penali per il mancato rispetto dell’accordo con il cliente, piuttosto che lavorare in perdita a causa dei costi così alti dell’energia. Sul fronte dell’energia, noi chiediamo subito la riforma strutturale della bolletta elettrica per garantire una distribuzione più equa degli oneri generali di sistema tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo di energia. Si tratta di “estrarre”, almeno parzialmente, dalla bolletta gli oneri generali di sistema, trasferendo alla fiscalità generale le componenti tariffarie destinate a finanziare le agevolazioni per gli energivori e il bonus sociale. Per quanto riguarda le materie prime che impattano su tariffe amministrate vanno messi in atto meccanismi di calmierazione come è stato fatto per l’energia. Inoltre, per quanto riguarda gli appalti e le opere pubbliche, chiediamo di favorire la revisione dei prezzi nei contratti».
Si parla di un ritorno al nucleare di nuova generazione per risolvere nel lungo periodo il problema energetico in Italia. Lei è d’accordo?
«La strada per il nucleare di nuova generazione sembra ancora lunga e dobbiamo attendere di capire quanto le tecnologie siano mature e sicure. Nel frattempo, però, non bisogna interrompere il processo di decarbonizzazione e la messa in sicurezza del nostro sistema energetico. E, soprattutto, procedere con le riforme cui accennavo che sono indispensabili per ridurre il peso della bolletta sulle piccole imprese».