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Pd, Braga e Boccia nuovi capogruppo. Iniziata l’era Schlein
Di Giuliana Mastri
Il Pd di Elly Schlein va definendosi sempre di più. Qualcuno si chiedeva se il cambio di passo sarebbe stato evidenziato da modifiche nelle gerarchie e la risposta è affermativa. A partire dai nuovi capogruppo alla Camera e al Senato. Nessuno dei due infatti sarà espressione dell’ala di Stefano Bonaccini, con alla Camera Chiara Braga e al Senato Francesco Boccia. I due nomi sono stati decretati dall’assemblea dei parlamentari a Montecitorio e Palazzo Madama. Braga prende il posto di Debora Serracchiani mentre Boccia quello di Simona Malpezzi.
L’avvicendamento era nell’aria, anche se il passaggio non è banale, perché avviene a pochi mesi dall’incarico delle due uscenti, che avevano iniziato il loro lavoro diplomatico nelle dinamiche parlamentari a ottobre, appena la nuova legislatura è partita. Malpezzi non ha nascosto l’amarezza, dichiarando: «Dico con franchezza e nella trasparenza che comprendo la necessità della segretaria di fare delle scelte ma avrei preferito che la discussione avvenisse prima tra di noi che sui giornali. È fondamentale garantire autonomia e libero spazio di discussione all’interno del gruppo. Dobbiamo tutelare questi spazi di autonomia». E poi rimarca: «La segretaria Schlein ci ha chiesto la fiducia necessaria per lavorare tutti insieme. Condivido e aggiungo che questa fiducia deve essere reciproca perché non ci conosciamo ancora e dobbiamo darci il tempo. Serve la volontà di conoscersi e riconoscersi nelle differenze che sono la nostra ricchezza».
Dichiarazioni importanti e non di circostanza, che denotano il contesto di assoluta novità in cui si trova il Partito Democratico, ora guidato da un personaggio politico giovane e già navigato, che tuttavia è rientrato da poco ufficialmente nella casa dei progressisti (la abbandonò da parlamentare europeo in contestazione all’operato di Renzi) e che ora palesa a Bonaccini la volontà di aprire un suo sentiero. L’attuale presidente del Pd spiega di voler trovare la strada unitaria, strada che in realtà è sempre difficile da ottenere nei partiti grandi, e infatti l’ex presidente dell’Emilia ha detto in una recente riunione coi gruppi di «non sentirsi in minoranza», raccomandando nelle conversazioni telefoniche con Schlein «prudenza», in modo da preservare l’armonia tra i gruppi parlamentari. Le tante correnti possono essere viste come un problema, eppure forse sono proprio quelle ad assicurare tuttora una certa flessibilità al partito, capace sempre di trovare volti spendibili per la leadership e di ricompattarsi, soprattutto dopo il periodo renziano oggi rielaborato anche pubblicamente quasi come una parentesi, centrista e conflittuale.
Non più centristi quindi e pronti a ripensarsi, come nelle parole di Francesco Boccia, che aveva appoggiato Schlein, il quale ha osservato: «ll gruppo parlamentare è il cuore dell’attività politica, la segretaria Elly Schlein ha dato una indicazione: accordo permanente fra attività del partito e attività parlamentari“. Non faremo sconti a un governo che sta mettendo l’Italia ai margini. Il partito avrà come punto di riferimento costante l’ascolto della piazza».
Sulla stessa linea d’onda Chiara Braga. A suo avviso «c’è ora bisogno di dedicare la cura a costruire questa nuova fase che ci ha consegnato il Congresso, partendo dalle tante qualità che ci sono in questo gruppo, e metterle a valore di un progetto comune. Questo sarà il mio primo obiettivo, facendo tesoro delle tante cose che sono emerse dal dibattito di ieri e di oggi, con lo spirito di condivisione e unità che ci serve per affrontare nel miglior modo possibile l’opposizione a questa destra».