In Parlamento / Politica
Il Mes può attendere. Camera quasi vuota per la discussione
Di Giuliana Mastri
La fotografia della Camera dei deputati di oggi parla più di un lungo editoriale. Coloro che hanno presenziato alla discussione generale sulla ratifica della riforma del Mes erano meno di venti. Vuoti i banchi della maggioranza, che ha annunciato una richiesta di sospensiva dell’iter per quattro mesi. La sospensiva sarà votata in parlamento martedì o mercoledì prossimi.
Si può anche considerare che, con Giorgia Meloni ancora a Bruxelles per il Consiglio Europeo, fosse stato valutato poco opportuno intavolare un confronto così importante, per giunta senza essere a conoscenza di eventuali aggiornamenti fuoriusciti proprio dal Consiglio, comunque se si stava facendo di tutto per rimandare la discussione a settembre, l’opposizione potrebbe aver abbassato la testa. Meno nei toni, perché chi ha parlato ha dipinto il rinvio, o il no ufficiale alla ratifica se così sarà (lo capiremo entro il 6 luglio) come un segno di irresponsabilità, demagogia, scarsa lucidità e ridotta capacità di individuare l’interesse nazionale.
La difesa di Fratelli D’Italia
Alle pesanti accuse ha risposto il deputato di Fratelli D’Italia Andrea di Giuseppe, l’unico a intervenire tra i rappresentanti della maggioranza, il quale ha fatto notare come l’Italia, nonostante la riforma, non rispetterebbe quei parametri finanziari utili a ottenere, qualora ne avesse bisogno, dei prestiti a condizioni semplificate (in sostanza con una lettera d’intenti) e non legati a un memorandum of understanding, ossia ai famigerati piani di aggiustamento che inducono forti effetti recessivi, dannosi per le fasce più deboli della popolazione. La valutazione del debito pubblico dell’Italia, che spetta anche al board del Mes oltre che alla Commissione europea, getterebbe secondo l’onorevole un’ombra, inoltre non reputando auspicabile un ente intergovernativo, cioè quello del Mes, che non rientra formalmente nel diritto dell’Unione Europea, la cui attività quindi non è sottoposta a un controllo istituzionalizzato. Sempre nella visione di Di Giuseppe, dunque, questo strumento sarebbe superato e quel che conta adesso, piuttosto, è concentrarsi sulla revisione degli altri pilastri del modello economico dell’Ue.
La posizione dei grillini
In parte d’accordo con lui Filippo Scerra del M5S, che nota sinceramente come i memorandum abbiano comportato difficoltà non solo alla Grecia, notoriamente quella che ha avuto il trattamento più severo, ma anche a Portogallo e Spagna, i quali tuttavia hanno saputo gestire bene il dispositivo. Allo stesso tempo Scerra ha sottolineato il lavoro svolto dall’ex premier Conte nel contribuire alla riforma, positiva a suo parere, del Meccanismo di Stabilità, attraverso la divisione più netta tra aiuti precauzionali agevolati e aiuti a condizione rafforzata, oltre al capitolo sul Fondo di risoluzione unico sulle crisi bancarie, nella riforma ora legato anche al Mes. Il pentastellato inoltre ha fatto notare che Conte ha firmato la riforma senza fare richiesta del Fondo, come aveva assicurato e anche perché altrimenti avrebbe dovuto rinunciare a parte delle risorse del Pnrr. Il governo invece, ha attaccato: «Fra quattro mesi si prepara a ratificare il Mes, sta solo perdendo tempo. Dopo averlo voluto per la prima volta dieci anni fa con il governo Berlusconi».
Tra i più critici, assieme ai rappresentanti di Pd e Italia Viva, è Benedetto Della Vedova di +Europa. Ritenendo che l’esecutivo su questa questione sia rimasto imprigionato nella propaganda degli anni passati, cercando di uscirne con argomentazioni poco serie, ha dichiarato che paradossalmente il nuovo Mes si può anche approvare per poi boicottarlo dall’interno, attraverso il diritto di veto che l’Italia può esercitare, e che avrebbe un peso in quanto è in base alle quote sottoscritte (noi siamo il terzo azionista). Ma la maggioranza non sarebbe disposta a fare nemmeno ciò, anche se il ministro Giorgetti sarebbe invece disponibile, ha rilevato Della Vedova, invitando ad approvare il trattato e mettere fine alla vicenda.
La ratifica parlamentare come abbiamo detto si potrebbe raggiungere entro il 6 luglio, ma la situazione suggerisce tutt’altro andazzo. Siccome la maggioranza non si è presentata nemmeno ieri per il passaggio del testo in Commissione.