In Parlamento

FOCUS TORINO #4. Riccardo Magi (+E): «I giovani al centro del nostro programma»

15
Settembre 2022
Di Andrea Maccagno

L’ultima tappa del nostro viaggio elettorale per Torino passa dalla coalizione di centrosinistra, un tempo protagonista indiscussa in città. Dopo anni di vittorie, le sconfitte alle comunali di Fassino nel 2016 e di Chiamparino alle regionali del 2019 avevano segnato i momenti di maggiori difficoltà per Dem e alleati sotto la Mole. Ma il ballottaggio che ha incoronato Lo Russo sindaco un anno fa ha ridato fiato al centrosinistra, che ora da qui prova a contenere l’onda sovranista e conservatrice che i sondaggi danno per vincente.

In questo quadro, il collegio centro-meridionale di Torino rappresenta uno degli spartiacque delle prossime elezioni in città. Vincerlo significherebbe dimostrare che una parte di Torino non risente dell’eco meloniano. Perderlo costituirebbe per Letta una delle sconfitte più cocenti in Italia. The Watcher Post ha quindi sentito colui che parte da favorito per conquistare il seggio in palio alla Camera, Riccardo Magi: deputato uscente, presidente di +Europa e qui candidato per la coalizione di centrosinistra. Magi propone agli elettori le sue battaglie su democrazia, diritti e libertà, con un programma chiaro anche per Torino: «Agire sul caro-bollette, con un’attenzione particolare alle utenze del teleriscaldamento e alle imprese. Spendere i fondi del Pnrr per scuole, infrastrutture e pubblica amministrazione. Sì alla Torino-Lione, alla Linea 2 e al progetto del Parco della Salute».

Riccardo Magi, quanto è in salita la strada per il centrosinistra?
«È sicuramente in salita, ma credo che il risultato finale si deciderà in questi ultimi dieci giorni. La sfida è portare quante più persone possibile al voto, soprattutto i giovani. La crescita dell’astensionismo, che alle scorse comunali di giugno ha raggiunto addirittura il 45%, indebolisce la partecipazione politica e corrode alla base i fondamenti democratici della società civile. La sfida è dimostrare che la politica sia capace di dare delle risposte».

Negli ultimi mesi avevate creato un gruppo parlamentare unico con Azione e presentato il patto Repubblicano alla stampa, fino ad arrivare all’accordo con il Pd. Ha sbagliato Calenda a rompere l’alleanza e a demonizzare Fratoianni?
«Ha sbagliato Calenda, certo. Ripercorro quanto è successo. A fine luglio Calenda scrive una bozza di accordo con il Pd, in cui pone a Letta tutte le condizioni di Azione e di +Europa: il Pd le accetta. Tra queste, il fatto che Fratoianni, Bonelli e Di Maio – che tutti sapevano sarebbero stati nella coalizione – non fossero candidati nei collegi uninominali. Viene pertanto siglato il patto elettorale. Letta, nei giorni seguenti, arriva ad un’intesa elettorale con altre forze politiche, ribadendo però che, in quanto a programma, l’accordo è quello con noi. Quattro giorni dopo Calenda cambia idea senza informarci e, in diretta TV, straccia quel patto, facendo saltare anche la federazione con +Europa. Come ha detto lo stesso Calenda, “se la parola non ha valore la politica non ha valore”».

Nel 2018 +Europa ha rappresentato una forte novità, scontrandosi contro chi voleva meno Europa. Oggi il vostro claim è ancora di attualità?
«È ancora più attuale. Oggi sentiamo dire da Salvini e dalla Lega che “l’Europa deve fare l’Europa” sulla crisi energetica. Gli amici sovranisti di Orban e Putin, dopo aver affondato il governo Draghi, si scoprono europeisti solo per convenienza, quando si trovano davanti problemi complessi che non sanno come affrontare. Questo è uno di quei temi, come la pandemia o il cambiamento climatico, che mostra quanto abbiamo bisogno di più Europa: un’Europa che sappia prendere decisioni politiche efficaci, andando oltre il sistema dei veti che oggi rappresenta un diktat imposto proprio da parte degli amici sovranisti di Meloni e Salvini».

Lei in questa legislatura si è contraddistinto per le battaglie su democrazia, cannabis ed eutanasia. Questi temi quanto sono condivisi anche dal Pd e dal resto della coalizione?
«È vero che il Pd è stato spesso ondivago su certi temi. Si tratta comunque dell’unico grande partito con cui questi traguardi potrebbero essere raggiunti».

Oltre ai diritti, quali sono i temi principali che portate avanti?
«Il claim della nostra campagna è “Una generazione avanti, per una politica come se ci fosse un domani”. È l’impegno che ci assumiamo e che racchiude la nostra visione sui principali temi e sfide politiche che ci aspettano.  I giovani di oggi e quelli del futuro sostengono e sosterranno sulle loro spalle il costo sempre più gravoso del benessere di oggi: da una parte il debito pubblico, dall’altra le esternalità negative ambientali e climatiche. Nei vent’anni della crisi, gli anziani hanno accresciuto il loro livello di benessere, mentre quello dei giovani è calato: nel 2050 saremo gli unici, insieme alla Grecia, ad avere più pensionati che lavoratori. Non è stata l’Europa o la globalizzazione a far scivolare indietro l’Italia. È stata la scelta che ha portato lo Stato a investire meno in istruzione e gli imprenditori a investire meno in innovazione. È stata la scelta che ha portato la politica a rosicchiare anno per anno pezzi di spesa per investimenti per accrescere la spesa corrente ai fini di “compravendita di consenso”. Noi vogliamo ribaltare il paradigma e investire sul futuro».

Quali le proposte di +Europa per combattere il caro energia, che sta mettendo in ansia famiglie ed imprese?
«A livello europeo bisogna sostenere gli sforzi per ottenere un tetto massimo al prezzo del gas. È inoltre necessario procedere con celerità alla creazione di una vera e propria politica energetica comune, allineata con quella climatica, al fine di aumentare la resilienza dell’intero sistema. In Italia, al di là dei sostegni immediati, è necessario realizzare impianti di rigassificazione nel quadro di una strategia nazionale di transizione ecologica e diversificare le nostre fonti di approvvigionamento energetico. È poi indispensabile procedere verso una semplificazione di tutti quei passaggi burocratici che imbrigliano e ostacolano lo sviluppo delle rinnovabili e rivedere il titolo V della Costituzione, restituendo al livello statale le competenze esclusive in materia energetica».

Si deve abbassare l’età di pensionamento e mantenere il reddito di cittadinanza come sostengono Lega e Movimento 5 Stelle oppure no?
«Siamo assolutamente contrari ad abbassare l’età di pensionamento: basti dire che, secondo i dati Ocse, la generazione che accede adesso al mercato del lavoro in Italia andrà in pensione in media a 71 anni di età, mentre ora è possibile ritirarsi dalla vita attiva in media a poco più di 61 anni. Non si può continuare a scaricare sui giovani il peso delle promesse elettorali di partiti irresponsabili. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, è essenziale riformarlo nella direzione indicata dal Governo Draghi, perché così com’è non funziona: deve essere migliorato per favorire chi ha più bisogno e ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro».

Se il centrodestra non dovesse ottenere la maggioranza proporreste un Draghi-bis con Conte, Salvini e Berlusconi?
«È chiaro che, per una forza europeista e liberaldemocratica come +Europa, Draghi Presidente del Consiglio sarebbe una garanzia per l’Italia, che si trova a rispondere a sfide inedite e complesse di fronte alle quali il centrodestra è del tutto impreparato. D’altra parte però bisogna ricordare che Conte, Salvini e Berlusconi non sono solo quelli che hanno provocato irresponsabilmente la caduta del governo, ma anche coloro i quali in questi mesi hanno ostacolato il percorso delle riforme più urgenti e necessarie per il Paese».

Infine, lei si candida all’uninominale di Torino Centro-Sud: quali priorità per la città?
«Un’urgenza è quella di agire sul caro-bollette, con un’attenzione particolare alle utenze del teleriscaldamento e alle imprese. Per queste ultime, al di là dei necessari interventi di ristoro e calmieramento dei prezzi, si dovrebbe consentire un iper-ammortamento per gli investimenti destinati all’autoproduzione di energia e all’efficientamento energetico. Poi è necessario che ci sia massimo impegno nel mettere a frutto le risorse del Pnrr per quanto riguarda scuole, infrastrutture e pubblica amministrazione. Per quanto concerne le infrastrutture, bisogna arrivare al più presto alla realizzazione della linea Torino-Lione, su cui noi ribadiamo il nostro sì sempre più convinto. Altre due opere la cui realizzazione è da seguire con estrema applicazione sono la Linea 2 della metropolitana e il “Parco della Salute”, essenziali per lo sviluppo di Torino e di tutta l’area metropolitana».

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