Food
Vino dealcolizzato, previsioni di crescita nel 2025
Di Giuliana Mastri
Il settore del vino dealcolizzato in Italia è destinato a un’espansione significativa nel 2025, con previsioni che indicano una crescita della produzione del 60% rispetto al 2024, secondo l’Osservatorio dealcolati Uiv-Vinitaly. Questa crescita è particolarmente marcata per i vini a zero alcol, che rappresenteranno l’83% della produzione, con un focus sugli spumanti, che guidano il segmento. I dati emergono da un sondaggio condotto su un panel di principali produttori italiani, pubblicato recentemente.
Il contesto normativo
La crescita è resa possibile da un decreto firmato a dicembre 2024 dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha superato il precedente divieto della Legge 238/2016, consentendo la produzione di vini dealcolizzati (alcol ≤ 0,5% vol.) e parzialmente dealcolizzati. Le tecniche autorizzate includono distillazione sottovuoto, tecniche a membrana ed evaporazione parziale, in linea con il Regolamento UE 2021/2117. Tuttavia, la dealcolizzazione è vietata per vini DOP e IGP, preservandone l’autenticità. Questo quadro normativo ha spinto molte aziende, come Schenk Family Italia e Argea, a pianificare il trasferimento della produzione in Italia, riducendo costi logistici e sfruttando la vicinanza al mercato interno.
Composizione della Produzione
Il mercato dei vini a zero alcol, con gli spumanti in prima linea, si espande grazie a una crescente domanda globale, con il mercato statunitense che già vale oltre un miliardo di dollari, prevedendo una crescita annua del 27% per i vini fermi e del 30% per gli spumanti fino al 2025, secondo Beverfood. In Italia, il 36% dei consumatori, specialmente i giovani (18-34 anni), mostra interesse, come evidenziato da una ricerca UIV-SWG a Vinitaly 2024.
Opportunità di Mercato Internazionale
Le aziende italiane puntano a mercati chiave come Nord America, Germania, Paesi nordici ed Europa orientale, dove la domanda di bevande salutari e a basso contenuto alcolico è in aumento. Negli USA, il mercato dei vini dealcolizzati rappresenta già 322 milioni di euro e 42 milioni di litri, con gli spumanti che contano per il 70% sia in valore che in volume. Questo offre opportunità per competere con produttori europei come Francia e Spagna, dove il settore è già consolidato.
Durante la Vinitaly 2025 andato in scena a Veronafiere, due convegni hanno approfondito il tema. Il settore, pur in fase embrionale, mostra potenziale, ma c’è dibattito sulla denominazione. Il Ministro Lollobrigida e associazioni come Città del Vino preferiscono “bevanda ottenuta da uve”, mentre UIV insiste su “vino dealcolizzato” per allinearsi alla normativa UE, secondo WineNews. La gestione dei sottoprodotti idroalcolici, inizialmente destinati al bioetanolo, potrebbe essere valorizzata come alcol vendibile, migliorando la sostenibilità economica, come proposto da Assodistil.
