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Siccità, l’allarme Coldiretti: inflazione e calo produzione

19
Luglio 2022
Di Giampiero Cinelli

La siccità quest’anno non si può negare. Soprattutto quando vediamo letti di fiumi completamente o in gran parte privi di acqua. Sta accadendo anche in bacini molto importanti e ciò si ripercuote anche su economia e raccolti. In genere quando la produzione cala i prezzi si alzano. Infatti già si registra un’importante inflazione sui generi agricoli. +10,8% per la frutta al +11,8% la verdura, secondo un’analisi di Coldiretti e Istat. Solo per i cereali la produzione si è ridotta del 30%. Il foraggio e mais destinati all’alimentazione degli animali fa meno 45%, mentre si registrano cali che vanno in media dal 30% sia per i raccolti di riso che per il grano duro utilizzato per la pasta, dal 20% per la produzione di latte al 15% per la frutta. Secondo Coldiretti la siccità costerà nell’anno in corso alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro solo per la spesa alimentare. Il prezzo dei concimi è aumentato del 170%, quello dei mangimi del 90%, quello del gasolio del 129%. Complessivamente i prezzi dei beni alimentari a giugno 2022 sono aumentati dell’8,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

In questo frangente ci sono molteplici fattori critici che si intrecciano. Oltre al problema ambientale, anche la guerra in Ucraina. Per non dimenticare la costante presenza nei campi di insetti che danneggiano le piantagioni. Se questi fattori persistono, le ricadute totali sulla produzione potrebbero anche voler dire il dimezzamento del raccolto nazionale. La contromisura sarebbe irrigare di più. Ma costa ed è dispendioso. Da zona a zona dell’Italia ci sono allarmi e fattispecie diverse. In Veneto è crisi per i risicoltori del Delta del Po. Circa 700 ettari coltivati a riso Carnaroli, Arborio e Baldo in Polesine. Peggio va a chi è più vicino al mare, che entra e sala tutto vista la portata troppo bassa del fiume. In Emilia-Romagna le perdite sono molto rilevanti, con una repentina discesa del prezzo del grano duro. -20% invece la resa del grano tenero, il più prodotto nella regione. A rendere la coltura del grano tenero comunque redditizia, nonostante la crisi climatica, l’effetto-rincari sui costi di produzione e i rischi di flessioni nei mercati sempre all’agguato, è stato però proprio il prezzo. Che sale rispetto al primo semestre 2021 e alla media delle quotazioni degli ultimi 10 anni. Ma così per il consumatore Il prezzo del frumento tenero si aggira sui 40 euro al quintale. La raccolta dei prodotti ortofrutticoli finisce a settembre, ma senza l’acqua necessaria si può ritardare. Una maggiore irrigazione però pesa all’azienda. In Emilia hanno stimato 430 euro a ettaro di energia elettrica per l’irrigazione. Nonostante ciò, con un raccolto molto più contenuto per la frutta, i prezzi in seguito potrebbero anche scendere perché il mercato lo impone.

In Lombardia non va meglio. A Cremona si stimano già cali nelle rese del 30% su frumento, orzo e pomodoro e di oltre il 50% sui foraggi che servono alimentare gli animali. Il 90% della produzione nazionale che si coltiva su 217.000 ettari arriva proprio nel triangolo Vercelli-Novara-Pavia. L’Associazione irrigua Est Sesia, che gestisce la rete consortile dei canali nelle due aree, ha deciso di chiudere le bocche che riforniscono le risaie novaresi, per incrementare la disponibilità delle zone della Lomellina. In Friuli Venezia Giulia in molti chiedono lo stato d’emergenza. In Puglia si stima un crollo nella produzione di olive del 40% e si registra un calo del 30% delle rese per grano e avena. I costi di produzione del grano, però, sono già aumentati dal 30 al 40%. In Liguria si teme per viticoltura, olivicoltura, foraggio. per il basilico utilizzato per il pesto, mentre nel Lazio, che fa anche i conti con l’emergenza incendi. Secondo Coldiretti la siccità ha già provocato danni per oltre 250 milioni di euro.

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