Food
L’Italia da gustare: il turismo enogastronomico vale miliardi
Di Elisa Tortorolo
Non solo il Colosseo, Venezia, la Torre di Pisa. Il turismo italiano si nutre specialmente di cibo e vino e il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2024, presentato di recente a Parma, non lascia dubbi: la villeggiatura del gusto in Italia cresce, sfonda quota 40 miliardi di euro e, a differenza di altri segmenti in affanno post-Covid, viaggia a ritmo record.
I viaggi enogastronomici si rafforzano: ben il 70% degli italiani dichiara di aver pianificato una vacanza negli ultimi tre anni spinto principalmente dal desiderio di scoprire le tipicità agroalimentari del Bel Paese. E non sarebbe una moda passeggera: il fenomeno, dal 2016, ha visto un’impennata del +49%. A guidare le mete preferite ‘da gustare’, la Toscana (39,3%), seguita da Emilia-Romagna e Puglia.
E cosa stuzzica la gola? Il vino innanzitutto (38,1% delle preferenze), seguito dall’olio extravergine (24%) e dall’evergreen pizza (22%). Ma al di là degli ingredienti, il viaggio del gusto è così popolare perché capace di fondere cultura, territorio e anche un po’ di edonismo.
Dimenticate il turista tradizionale con macchina fotografica al collo: il rapporto fotografa cinque “tribù enogastronomiche”, ognuna con motivazioni e caratteristiche specifiche. La maggioranza (42,1%) è composta dai “ricercatori”, che esplorano cucine e comunità locali per esperienze autentiche; vengono poi i “festaioli” (23%): per loro, il cibo è una scusa per brindare in compagnia; al terzo posto, gli “intellettuali” (19%), che, tra un bicchiere di vino e una visita a un frantoio, vogliono arricchire mente e spirito; ci sono i “figli dei fiori”(11,5%), che abbinano il cibo al benessere psico-fisico. Infine, appunto, gli “edonisti” (4,3%), quei pochi visitatori che si concedono esperienze lussuose a base di tartufi e vini pregiati.
Il mix irresistibile e universalmente riconosciuto di qualità, tradizione e autenticità rende il patrimonio enogastronomico italiano un vero asset. Per la prima volta, il rapporto quantifica il valore economico del settore: oltre 40 miliardi di euro nel 2023, tra effetti diretti, indiretti e indotto. Una filiera che non solo contribuisce alla crescita del Pil, ma ridistribuisce ricchezza nelle aree rurali e interne, spesso lontane dai grandi flussi turistici.
E come ogni manuale di buona cucina, non mancano le ricette per il futuro. L’analisi elenca una serie di interventi strategici che – dalla semplificazione normativa per le aziende agricole, alla creazione di musei del cibo, passando per l’intelligenza artificiale – aiutino le imprese a mantenere il trend positivo. Fondamentale anche la comunicazione: per lo studio, necessari un sito nazionale e un ufficio stampa dedicato al turismo enogastronomico che, sulla scia di Francia e Portogallo, promuovano le eccellenze locali.
Insomma, tante le opportunità concrete per rafforzare il Made in Italy enogastronomico nel mondo. Il tavolo per un futuro gustoso ma anche prospero è imbandito: buon appetito.