Food
Hamburger di grillo, che passione a Milano. Ma gli insetti sono ancora lontano dalla tavola
Di Giuliana Mastri
“Viscido… ma saporito!”, esclamava il personaggio Disney Simba al suo primo boccone di insetti. A quasi trent’anni dall’uscita del Re Leone è il turno degli italiani. Ma a giudicare dalle prime impressioni, nessuna sensazione particolarmente sgradevole esplode nel palato. Anzi, si dice che la farina di grillo doni alla pietanza una certa morbidezza e sofficità. È la farina contenuta nella polpetta del Grillo Cheeseburger. Il primo hamburger che del manzo non vuole proprio saperne. Lo mangi a Milano, nella catena di ristoranti “Pane e Trita”. Per adesso in ogni punto vendita ne saranno disponibili solo 100 al giorno. Poi, come si prevede, entreranno a far parte del menù.
Dalle cronache, apprendiamo che davanti ai locali la sera si fa una lunga fila, c’è chi arriva da lontano e prende un Frecciarossa per esperire questa scoperta culinaria. Con la pagnotta verdissima, complice la spirulina, e un gusto finale nient’altro che vegetale, con una nota decisa di tubero. La farina di grillo domestico – così recita la griglia degli ingredienti – è l’1,6% (da sola ha un sapore molto deciso). Proteine 18 grammi, sia per i grilli che per gli altri nutrienti come i legumi. In un burger di carne da 100 grammi ci sono 24,5 grammi di proteine, secondo le tabelle di composizione degli alimenti del Crea, mentre in 100 grammi di cannellini in scatola solo 6 grammi. Il vero valore aggiunto, sembrerebbe, è quello sull’impatto ambientale.
Da poco l’Unione Europea ha approvato la commercializzazione della farina di grillo, insieme alle larve del verme della farina essiccate e alla locusta migratoria. I cibi sono stati sviluppati con il contributo di Soul-K, food-tech company italiana che produce le polpette a base di grillo in esclusiva per Pane e Trita. A ben vedere, comunque, l’attenzione creata è un fenomeno circoscritto, certamente l’Italia non scalpita per mangiare il Grillo Cheeseburger e anzi questo fatto nuovo ha contribuito a rinverdire il classico patriottismo della forchetta. Perché, inoltre, questi insetti sono tutt’altro che economici. A Milano il panino si paga 13,90 euro. Ed è un prezzo lancio. «Se dovessimo stare nelle spese toccherebbe i 20 euro», fa sapere il locale. Il listino non è a caso. La farina di grillo attualmente viene dalla Finlandia, venduta intorno ai 70 euro al chilo. Ma si conta di iniziare ad avere fornitori italiani.
Ancora è presto per avere un quadro statistico esaustivo su quanto questi nuovi alimenti si siano consolidati nelle abitudini dei cittadini europei. In effetti l’alimentazione a base di insetti è un’assoluta novità per l’occidente, mentre lo è assai meno, ad esempio per l’Asia. Gli elementi principali di diffidenza sono la sicurezza, l’apporto nutrizionale, il costo e il fatto che non appartenga alla nostra filiera. Il Made in Italy infonde fiducia ai consumatori. Eppure, da una ricerca del 2018 (anno del primo via libera dell’UE) condotta in Italia e pubblicata sul British Food Journal, emerge che il 40% dei partecipanti ha un atteggiamento positivo al consumo di insetti. Lo studio ha anche dimostrato come il differente atteggiamento dipenda dal livello di istruzione, dal sesso e dalla predisposizione a cibi e sapori di altre nazioni e culture.