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Il mosto concentrato è garanzia di autenticità e integrità del vino

17
Aprile 2018
Di Redazione

 

 

Si è appena concluso il convegno “In vino veritas”, promosso dall’Università di Milano e dalla Fondazione Edmund Mach, in collaborazione con Naturalia Ingredients (controllata Sadam), e tenutosi durante la 52° edizione del Vinitaly. Nel corso dell’incontro sono state illustrate le nuove tecniche enologiche, più sostenibili ed efficienti, e in grado di garantire una maggiore qualità e integrità del vino quale l'impiego del Mosto Concentrato Rettificato Solido (c.d. MCR solido) al posto del MCR liquido o del Saccarosio laddove utilizzabile, nonché dell'esigenza di rispondere alla richiesta di una maggiore trasparenza in etichetta del vino da parte del consumatore.

“Il consumo di vino – ha raccontato Massimo Maccaferri, Presidente Naturalia Ingredients – è in continua crescita. Negli ultimi tempi si è quindi puntato molto sulla ricerca, con l’obiettivo di sviluppare e adottare tecniche colturali alternative rispetto a quelle tradizionali. Il Gruppo Industriale Maccaferri, attraverso Naturalia ha voluto offrire una soluzione al settore vinicolo per consentire l’arricchimento, la dolcificazione e la spumantizzazione con un prodotto enologico 100% da uva. Un prodotto vinicolo unico al mondo, puro, biologico ed italiano, figlio di una ricerca scientifica e di un processo che salvaguarda tutte le caratteristiche della materia prima d'origine, garantendo ottimi risultati in campo enologico.”

“Da tempo – ha spiegato Attilio Scienza, Professore Ordinario di Viticoltura presso l’Università di Milano – le Organizzazioni dei produttori di vino italiane, spagnole e del sud della Francia chiedono una revisione sostanziale nella normativa che regola le indicazioni in etichetta, nel rispetto di tutti i consumatori, soprattutto quelli lontani dalla cultura mediterranea e quindi più diffidenti. Tra le indicazioni da inserire non deve essere trascurata quella relativa all’impiego di zuccheri di origine diversa dall’uva.”

Fulvio Mattivi, Professore Ordinario di Chimica degli Alimenti presso l’Università di Trento e Fondazione Edmund Mach, ha dichiarato: “Gli studi condotti in collaborazione, che hanno coinvolto tutti e tre i centri della Fondazione Mach, hanno permesso di documentare l’elevato grado di purezza, sia dal punto di vista chimico che microbiologico, del MCR solido, che si distingue nettamente dai mosti concentrati rettificati. Grazie a queste caratteristiche compositive uniche, lo zucchero naturale d’uva in forma cristallina rispetta in pieno il profilo aromatico dei vini, e può essere impiegato soprattutto per i vini di maggiore pregio.”

Gianluca Lelli, Responsabile area economica Coldiretti: “La definizione di “vino Europa” non è univoca in quanto nelle aree viticole continentali è consentito aggiungere saccarosio. Coldiretti ha chiesto trasparenza verso i consumatori con l’indicazione obbligatorio in etichetta dell’uso di zuccheri aggiunti non provenienti dall’uva. È peraltro evidente come questa disposizione sarebbe una straordinaria opportunità di sviluppo della filiera dell’uva che con la regolamentazione del mosto concentrato solido si candida ad essere una valida alternativa al saccarosio e a dare nuove opportunità di sbocco per il mercato delle uve.”

“Oggi – ha quindi aggiunto Riccardo Cotarella, Presidente Assoenologi – dopo qualche anno di utilizzo si può indubbiamente affermare che il Mosto Concentrato Rettificato Solido rappresenta un fondamentale contributo alla ricerca di naturalità e qualità in campo enologico e non solo. L’alto livello tecnologico di produzione e la provenienza dal frutto anziché da altre parti della pianta o per sintesi, determinano un prodotto unico e sicuro, che elimina ogni forma di inquinamento a livello enologico, oltre alla facilità d’uso nel dosaggio. Interessanti anche i risultati di esaltazione aromatica e organolettica, quando utilizzato come dolcificante.”

Paolo De Castro, Vicepresidente Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo: "In un’ottica di sempre maggior trasparenza verso i consumatori, la discussione in corso sull'etichettatura dei nostri vini, e delle bevande alcoliche in generale, dovrà essere l’occasione per una seria riflessione su quali informazioni debbano essere indicate in etichetta: non è più possibile tollerare che, a causa delle differente pratiche enologiche consentite a seconda delle differenti aree geografiche dell'Unione europea, si crei uno svantaggio competitivo sul mercato per i nostri viticoltori.

In questo senso, informazioni riguardanti la pratica enologica dello zuccheraggio per arricchire i vini, vietata in Italia ma praticata in quasi tutto il resto dell’Europa, garantirebbero la possibilità di compiere una scelta qualitativamente ed economicamente consapevole: se un'azienda fa ricorso al più economico saccarosio invece che a derivati dell’uva, è fondamentale che i consumatori lo sappiano".

 

Rossella D'Alessandro