Il Global Report on Food Crises pubblicato la scorsa settimana ci consegna una fotografia drammatica sull’insicurezza alimentare in cui versano milioni di persone: la fame nel mondo non sta diminuendo, seppur la sua eliminazione sia il secondo dei 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite da raggiungere entro il 2030. E proprio un’alleanza di agenzie ONU insieme all’Unione europea e ad altri enti governativi e non membri del Global Network Against Food Crises, ha pubblicato il sesto Rapporto Globale sulle crisi alimentari. Il peggioramento rispetto ai dati già da record del 2020, è stato accentuato ancor di più dalla pandemia e dalle crisi umanitarie, non ultima quella in Ucraina.
I DATI SULL’INSICUREZZA ALIMENTARE
193 milioni di persone distribuite in 53 Paesi o territori, hanno affrontato e sofferto l’insicurezza alimentare acuta nel 2021. Questo è certificato dall’indice IPC (Integrated Food Security Phase Classification), lo standard globale per la misurazione dell’insicurezza alimentare. Quest’ultima concettualmente si differenzia dalla fame cronica, che si verifica quando una persona non riesce ad assumere cibo sufficiente per un lungo periodo. Per insicurezza alimentare si intende quando una persona non riesce a consumare cibo adeguato al suo sostentamento, mettendo a rischio immediato la sua vita. L’aumento rispetto al 2020 è del 25%, con circa 38 milioni di persone in più, senza tenere conto del conflitto in Ucraina.
I fattori determinanti di questa grave fase di insicurezza alimentare attraversata nel 2021 e in pieno svolgimento sono da addurre principalmente alle guerre su scala globale: 139 milioni di persone in 24 Paesi o territori stanno soffrendo per colpa dei conflitti. In secondo luogo gli shock economici, causati in molti casi dalla pandemia, con 30 milioni; ed infine le crisi climatiche, con fenomeni atmosferici estremi che hanno messo in ginocchio oltre 23 milioni di persone.
COME PORRE RIMEDIO ALL’INSICUREZZA ALIMENTARE
Il rapporto conferma che la guerra rimane la principale causa dell’insicurezza alimentare. Le analisi come detto non includono gli impatti del conflitto in Ucraina; tuttavia è sotto gli occhi di tutti come il conflitto in atto abbia già messo a nudo la fragilità dei sistemi alimentari globali, non solo in teatri già in sofferenza ma anche nell’Unione europea con l’aumento esponenziale dei prezzi di diverse materie prime.
Il rapporto fornisce anche degli spunti su come affrontare i prossimi mesi; illustra la necessità di dare maggiore priorità all’agricoltura dei piccoli coltivatori come risposta umanitaria in prima linea, per superare i problemi di accesso al cibo e come soluzione per invertire le tendenze negative di lungo periodo che ormai il mondo occidentale si trascina dietro da diversi anni, nonostante gli incessanti sforzi di agenzie specializzate come il World Food Programme delle Nazioni Unite, che ogni giorno è in prima linea per fornire assistenza umanitaria.
Un importante contributo per favorire la resilienza e la ripresa di intere popolazioni in difficoltà, può arrivare solamente da un approccio coordinato a livello internazionale, in seno ai fori multilaterali: le attività umanitarie, di sviluppo e di peacekeeping devono essere effettuate su larga scala e in maniera integrata, per costruire un mondo migliore per le future generazioni. Questo è anche l’auspicio del Segretario Generale delle Nazioni Unite Gutierres, che conclude la sua prefazione nel rapporto con un più che mai chiaro “we must act now“.
Photo: WFP/Theresa Piorr