Food
Quasi un terzo degli italiani dice sì a mangiare insetti
Di Daniele Bernardi
Circa un italiano su tre mangerebbe insetti. È quanto riportato da un recente studio dell’Università di Bergamo, in seguito alla polemica scaturita dalla legge europea che ha liberalizzato il commercio della farina di grillo in territorio Ue – anche alla luce della tremenda crisi del grano in seguito alla guerra in Ucraina.
Insomma, contrariamente a quanto capita di leggere online e sui social media, non tutti sono totalmente chiusi alla novità in cucina: il 30% degli italiani, infatti, si dice curioso di provare cibi a base di insetti. Saranno felici queste persone di sapere che è ormai questione di tempo e sarà possibile trovare prodotti del genere sugli scaffali dei supermercati. La prima città ad ospitare il cambiamento sarà Torino.
Nonostante i dati positivi, c’è chi continua a lamentare la nuova direttiva e a predicare una sorta di sovranismo alimentare. A volte anche con temi pseudo-scientifici: viene infatti paventata la presenza di chitina, sostanza che si trova nell’esoscheletro di alcuni insetti e che risulta in effetti non digeribile. Non digeribile non significa necessariamente dannosa, la chitina infatti è già altamente presente nella nostra dieta, ad esempio nei funghi e nei crostacei.
Ma veniamo più nel dettaglio alla ricerca dell’Università. Insect food e consumatori – così si chiama l’analisi condotta da UniBg – raccoglie interviste ad un campione statisticamente significativo di 1.170 individui a cui è stato chiesto quanto fossero propensi a consumare alimenti a base di insetti. Come abbiamo detto in precedenza, 3 italiani su 10 si sono detti propensi: 21% mediamente e il 9% altamente propenso. Resta tuttavia il dato relativo ad una maggioranza del paese che si dice non o poco propensa a testare questi nuovi prodotti.
“Come emerge dall’indagine, i consumatori sono spinti dalla curiosità e dallo spirito innovativo” — spiega Riccardo Valesi, ricercatore del Dipartimento di Scienze aziendali dell’Università di Bergamo — “È solo il primo passo per indagare un mercato molto promettente per il futuro utilizzando anche l’assaggio diretto dei cibi»”.
Ma chi sono questi italiani volenterosi di provare gli insetti? L’indagine dell’Università di Bergamo li ha catalogati secondo quattro categorie. Al primo posto, col 33%, ci sarebbero i cosiddetti “follower”, persone che al di là di come la pensano, si lasciano convincere e trascinare dalle opinioni degli altri, sono principalmente donne con un’età maggiore ai 26 anni. A pari-merito troviamo gli “inconvincibili”, ragazze tra i 18 e i 25 anni che proprio non ne vogliono sapere di provare questi alimenti. Seguono i “progressisti”, il 18% degli intervistati, attenti all’alimentazione e alle sue conseguenze sulla salute personale, per lo più liberi professionisti e imprenditori di mezz’età. In ultima posizione, infine, gli “edonisti” (15%), ragazzi attivi e onnivori, aperti a nuove esperienze con meno di 25 anni.
Non si tratta solo di cibo ma di una vera e propria nuova economia: si prevede che entro il 2030 il mercato raggiungerà il valore di 261 milioni di dollari e oltre 3 miliardi di investimenti già nel 2025. Sulla scia di questi dati, in Italia sono nate le prime imprese, tra cui l’Italian Cricket Farm, azienda che produce farina di grillo in provincia di Torino.
“Il nostro brand sarà ben riconoscibile. Perché la nostra pasta costa 4 volte quella che troviamo nei supermercati. E la farina circa 30 euro al chilo. Il nostro, piaccia o no ai puristi, è un prodotto ecologico ad alta gamma per contenuto e purezza proteica, adatto alle diete degli sportivi, decisamente migliore rispetto alle farine tradizionali. Pertanto, lo vogliamo comunicare e farlo pagare quanto davvero vale” ha detto il CEO di Italian Cricket Farm Ivan Albano e – riguardo chi continua a dimostrarsi scettico – aggiunge: “Ogni sera facciamo aperitivo con gli insetti ma non lo sappiamo. Il colorante rosso dello spritz è fatto con derivati della cocciniglia. Nessuno lo sa, nessuno si sconvolge”.