Fill the gap
Rapporto WeWorld Index, l’Italia non è un Paese per famiglie
Di Giuliana Mastri
Il WeWorld Index Italia 2025, presentato al Senato della Repubblica, offre una fotografia dettagliata e preoccupante della condizione di donne, bambini e giovani nel nostro Paese. Giunto alla quarta edizione, il rapporto stilato dall’organizzazione no-profit WeWorld analizza il livello di inclusione sociale e i diritti fondamentali attraverso 15 dimensioni e 30 indicatori, aggregati in tre sottoindici: Contesto, Minori e Donne. I dati evidenziano un’Italia che, pur mostrando alcuni progressi, resta lontana dall’essere un Paese realmente a misura di famiglie, con divari territoriali e di genere ancora profondi.
Uno dei dati più allarmanti è che oltre una donna su quattro (28,3%) e quasi un minore su tre (29,9%) vivono in regioni con un accesso limitato ai diritti fondamentali, come istruzione, salute e lavoro. Le donne si confermano il gruppo più vulnerabile, con un punteggio medio di appena 42,4 su 100, riflettendo una persistente marginalizzazione. Particolarmente penalizzate sono le donne con figli, soprattutto al Sud, dove il tasso di occupazione non supera il 69,5%, con punte negative in Sicilia (52%). Questo divario è aggravato dalla scarsa copertura dei servizi socioeducativi, ferma al 17,3%, ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 45%, rendendo la conciliazione tra vita e lavoro un’impresa ardua.
Il rapporto classifica le 21 regioni italiane su una scala da 0 a 100. La Provincia Autonoma di Trento guida la graduatoria con 67,3 punti, unica a raggiungere un livello moderato di tutela dei diritti umani. Seguono Friuli-Venezia Giulia (65) e Valle d’Aosta (63,7), mentre il Sud sprofonda: Sicilia (38,1), Campania (39,3) e Calabria (41,6) occupano gli ultimi posti. Questi numeri confermano una spaccatura tra Nord e Sud che si riflette non solo nell’accesso ai servizi, ma anche nelle opportunità economiche e sociali. Puglia e Basilicata, con 42,9 e 42,5 punti, si collocano appena sopra la soglia critica, evidenziando quanto il Mezzogiorno resti indietro.
Un focus inedito del WeWorld Index 2025 è il sondaggio condotto con Ipsos su 1.100 lavoratori italiani tra i 20 e i 64 anni. I risultati rivelano significative disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro: il 64% degli intervistati non ha accesso allo smart working, una risorsa che potrebbe alleviare il peso della cura familiare, soprattutto per le donne. Inoltre, il congedo di paternità resta breve e quello parentale scarsamente retribuito, con il risultato che il 72,8% delle dimissioni di neogenitori riguarda le madri. Solo il 57,8% delle donne con figli lavora, a fronte di una media europea ben più alta.
L’Italia, secondo il rapporto, non è un Paese per famiglie né per padri, ma paradossalmente è modellata sugli uomini, trascurando una genitorialità condivisa. «Le famiglie reali sono fatte di madri che lottano, padri che vorrebbero essere presenti e bambini privi di servizi essenziali», sottolinea Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld. Il messaggio è chiaro: servono politiche concrete per superare stereotipi di genere, potenziare i servizi e ridurre le disuguaglianze territoriali. Altrimenti, l’Italia rischia di rimanere un Paese a metà, incapace di garantire un futuro equo a donne e minori.
