Fill the gap
Stessa famiglia, stesso tribunale: un bambino adottato, l’altro no. Lo strano caso di “Luca”
Di Gaia De Scalzi
Un rompicapo senza capo, dove la logica sembra fare spazio al caos nei tentativi di risolvere l’enigma. Diventa, infatti, sempre più intricata la gestione giudiziaria di cui è protagonista “Luca”, il bambino di 4 anni strappato alla coppia affidataria che sin dalla sua nascita lo aveva accolto in famiglia.
«Non è un caso isolato – spiega l’Avvocato Sara Cuniberti al The Watcher Post – ma sicuramente non si è mai assistito a un trasferimento così veloce senza che vi sia un reale profilo d’urgenza. In appena 48 ore il bambino è stato allontanato dai genitori affidatari e da quelli biologici, che ogni settimana incontrava in quello che viene tecnicamente chiamato “spazio neutro” alla presenza degli assistenti sociali.»
Gli è stato tolto ogni punto di riferimento dall’oggi al domani: la casa, gli affetti, gli amici, le maestre dell’asilo. Non ha potuto salutare nessuno.
A disporre questa misura – utilizzata solo in casi di violenze o maltrattamenti – anche una Giudice Onoraria presso il Tribunale per i minorenni di Milano, laureata in psicologia, specializzata in psicoterapia psicoanalitica e che da anni lavora con bambini e adolescenti (così si legge nella suo biografia ndr). Ma nella vita di Luca maltrattamenti non ce ne sono mai stati, anzi. Solo un amore incondizionato da parte di una famiglia che da ben 10 anni ospita nella propria casa affidi temporanei senza mai aver avuto un problema con nessun progetto. Quella che in molti hanno definito “una risorsa per questi bambini”.
«La decisione del Tribunale ci ha lasciati senza parole – racconta l’Avvocato – anche perché lo stesso giorno in cui è stata rigettata la richiesta di adozione di Luca da parte dei genitori affidatari, il medesimo organo giudiziario ha accolto invece la richiesta di “affido sine die” (ossia senza scadenza ndr) del “fratellino” di Luca, un altro bimbo di nemmeno 3 anni che la stessa coppia aveva preso con sé.»
Quindi le motivazioni addotte dal Tribunale, in cui si evidenzia che i due genitori affidatari non rispettavano i limiti d’età per l’adozione, valgono per un bambino di 4 e non per uno di due e mezzo?
«Tenga conto che questi limiti addirittura non esistono per legge in base al ricorso per adozione in casi particolari, come quello che i miei assistiti hanno depositato il 7 febbraio; cioè nemmeno due mesi dopo che l’Ufficio Adozioni certificava, in una lunga e dettagliata relazione di 80 pagine, l’idoneità all’adozione di Luca.»
«Fatto sta – prosegue il legale – che se all’inizio avevamo notizie frammentarie sullo stato del bimbo da parte degli assistenti sociali che stavano seguendo il percorso di avvicinamento alla nuova famiglia, dopo che il caso è finito in TV il Tribunale ha deciso di interrompere ogni tipo di comunicazione. Il tempo che passa diventa un fattore cruciale per il benessere di Luca. Abbiamo anche chiesto un incontro tra lui e il “fratellino” in un ambiente neutro ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.»
Quali saranno i prossimi passi?
«Non possiamo fare alcun tipo di previsione, ci sono troppe variabili in ballo. Però tra poco dovrebbe (e usa a ragion veduta il condizionale) esserci l’udienza dei genitori biologici di Luca che hanno impugnato anch’essi il nuovo decreto di adottabilità.»
Tutti contrari dunque, come i 94 pediatri che hanno firmato una lettera aperta depositata al Tribunale per esprimere “preoccupazione per il trauma causato al minore”, il noto psicoterapeuta Alberto Pellai che definisce la sentenza “contraria a tutta la letteratura clinica e la giurisprudenza” e il neuropsichiatra infantile che parla di “doppio lutto con effetti psicologici difficilmente recuperabili”.
Tutti contrari tranne l’organo giudiziario preposto a tutelare il bene supremo del minore che non ha gradito l’intromissione della stampa.
Ops!
