Fill the gap
Stem, formazione e lavoro al palo. Prima diagnosticare, poi correre
Di Giampiero Cinelli
Si è appena conclusa la Settimana delle Stem (4-11 febbraio) e il dibattito sulla carenza di competenze scientifico-tecnologiche in Italia si fa sempre più urgente. I dati parlano chiaro: tra il 2022 e il 2023, circa 100mila giovani hanno lasciato il Paese, causando una perdita in valore di 134 miliardi di euro. Un’emorragia di talenti che si innesta su un quadro già critico: solo il 16% dei ragazzi sceglie percorsi di studio Stem e, tra questi, le ragazze sono meno di 4 su 10. Un trend preoccupante se si considera che entro il 2027 saranno vacanti un milione di posti di lavoro legati alle discipline tecnico-scientifiche.
Formazione e stereotipi: le sfide da affrontare
Secondo Tiziana Nisini, vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera, il problema va affrontato partendo dalla formazione precoce. «L’orientamento alle Stem va fatto in età precoce: i ragazzi devono familiarizzare con algoritmi e intelligenza artificiale fin da subito», ha dichiarato durante il format di Urania Tv “Largo Chigi”. Per incentivare la digitalizzazione, sono stati stanziati fondi per la formazione dei docenti e 2,1 miliardi per le aule digitali, ma permangono criticità. «Le donne tendono a non scegliere le Stem perché si sentono più adeguate a ruoli collaborativi rispetto a quelli competitivi. Su questo dobbiamo lavorare. Inoltre, gli over 50 temono la digitalizzazione», ha aggiunto Nisini, sottolineando la necessità di trovare un equilibrio tra ottimismo e timori, investendo in formazione mirata e supporto per le fasce più deboli.
Il ruolo della cultura e dell’empowerment femminile
Alessandra Santacroce, Consigliera di Valore D, ha posto l’accento sulla questione di genere nelle Stem, richiamando un dato storico: «Negli anni ’60 e ’70, le programmatrici erano per lo più donne, poiché questa professionalità era collegata ad attività segretariali. Oggi, invece, l’informatica è considerata una disciplina di Ingegneria, scelta in gran parte dai maschi”. Secondo Santacroce, è necessario abbattere gli stereotipi di genere radicati nel tempo: “Partecipiamo al progetto internazionale ‘Inspiring girls’, che coinvolge ragazze a partire dai 14 anni per smantellare questi pregiudizi».
L’associazione Valore D ha inoltre posto l’attenzione sulla necessità di una strategia strutturale per il futuro. «Sul Pnrr e l’empowerment femminile ci siamo concentrati sulle Missioni 1 (digitalizzazione) e 5 (inclusione), ma serve un piano a lungo termine per la riqualificazione delle donne e delle fasce più deboli, una migliore conciliazione vita-lavoro e la diffusione della digital literacy», ha concluso Santacroce.
La scuola, i salari
«Dobbiamo potenziare gli istituti tecnici superiori, rifinanziati anche dal Pnrr, che sono strategici anche per l’economia italiana, molto orientata sulle materie tecniche. La politica però deve contribuire a alla sensibilizzazione dei giovani su questi indirizzi, perché sono ancora considerati poco attraenti», lo ha detto l’onorevole Giulia Pastorella, intervenuta a “Largo Chigi”. «Le professioni devono imparare il prima possibile a interagire con l’IA e ad approfittare di queste tecnologie», ha spiegato. E, sui cervelli in fuga, ha aggiunto: «Una delle cause è da ricercare nell’inadeguatezza dei salari e nella difficoltà di inserimento nella carriera accademica, perché molte di queste figure vorrebbero sviluppare percorsi di ricerca, ma in Italia il percorso è molto ostico».
Un futuro da costruire
L’Italia rischia di restare indietro nella corsa alla trasformazione digitale e tecnologica se non attuerà interventi incisivi e strutturali. Serve un cambio di paradigma culturale, una formazione mirata sin dalle scuole primarie e un maggiore coinvolgimento delle donne nelle professioni Stem. Con un milione di posti vacanti entro il 2027, il Paese non può permettersi di perdere altro tempo.
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