Fill the gap
Quando l’inclusività conviene: i ricavi aumentano fino al 30% se l’azienda è inclusiva
Di Simone Zivillica
L’inclusività non è solo un fatto assennatezza morale e progressivismo, tardivo o meno, mero orpello semantico che, se così inteso, rimane troppo spesso vuoto e poco utile. L’inclusività, infatti, può avere un intrinseco quanto importante senso utilitaristico o, per dirla in altri termini, conviene, e conviene a tutti. L’utilizzo dell’inclusività all’interno di una realtà aziendale, se inteso in senso strategico e funzionale, può generare, infatti, un incremento dei ricavi fino al 30%. Non che da sola la motivazione etico e morale dell’essere una realtà inclusiva non basti a che quest’ultima sia considerata come necessaria dalle aziende, ma di certo quel dato fornisce una ragione in più per andare in quella direzione.
Uno studio, infatti, condotto in tandem da GEA e Harvard Business Review Italia, con il contributo di GC Governance Consulting, Focus Management, Fondazione Diversity e Valore D, ha evidenziato questa correlazione. L’illustrazione della metodologia, delle case history e, appunto, dei risultati, hanno trovato spazio all’interno del convegno “Inclusività competitiva” organizzato da Eccellenze d’Impresa a Palazzo Mezzanotte, Milano, sede della Borsa Italiana. L’obiettivo dichiarato dell’evento è diffondere la cultura dell’inclusione tra le imprese italiane posizionando l’inclusione come driver di valore non solo etico, ma anche di performance dell’azienda. Secondo Luigi Consiglio, presidente di GEA Consulenti di direzione, “è indispensabile che gli imprenditori capiscano che l’inclusività è il principale fattore competitivo nelle loro mani, oltre che un fattore critico di successo per l’internazionalizzazione dell’industria italiana. Dimostreremo inoltre come l’information technology possa essere un facilitatore dei percorsi di diversità e di inclusione” conclude Consiglio.
Per inclusività, la Treccani intende “in senso generale orientamenti e strategie finalizzati a promuovere la coesistenza e la valorizzazione delle differenze attraverso una revisione critica delle categorie convenzionali che regolano l’accesso a diritti e opportunità, contrastando le discriminazioni e l’intolleranza prodotte da giudizi, pregiudizi, razzismi e stereotipi. […] L’inclusività postula la costruzione di contesti resi sensibili alle diversità, al cui interno l’azione sociale assicuri a ciascun soggetto eguaglianza di dignità, potere e rappresentanza, nel pieno rispetto di orientamenti, competenze e attitudini individuali.” Esempi di forme di inclusività insiti in un luogo di lavoro possono essere legate al genere e all’identità di genere, ma anche l’ageing, l’orientamento sessuale e affettivo, le disabilità, lo status socio-economico, l’etnia, così come la religione o il credo. Se sviluppate in senso lato e soprattutto strutturale e funzionale, queste diversities possono rappresentare un sostanziale valore aggiunto, certamente umano e intellettuale ma – scopriamo dalla ricerca “Inclusività competitiva” – anche economica. Un qualcosa che, in ultima analisi, contribuisce alla fioritura degli obiettivi della strategia d’impresa, sovente rendendola, nel processo, anche sostenibile e auspicabilmente replicabile.
L’incontro vanta un panel fornito di personalità addentro alle dinamiche aziendali così come a quelle proprie della materia dell’inclusività. Enrico Sasson, Presidente di Eccellenze d’Impresa, Ugo Loeser, AD di Arca Fondi SGR e Fabrizio Testa, CEO di Borsa Italiana interverranno Patrizia Ghiazza, Partner di GC Governance Consulting, Barbara Falcomer, Direttrice Generale di Valore D e Francesca Vecchioni, Presidente di Fondazione Diversity. Interviene, inoltre, Veronica De Romanis, docente di Politica economica di Stanford University e Luiss ma anche Paola Angeletti, COO di Intesa Sanpaolo, Marilù Capparelli, Legal Director EMEA di Google, Luciana De Laurentiis, Head of Corporate Culture & Inclusion di Fastweb, Nilufer Demirkol, Global Head of Diversity and Inclusion di Nestlé, Pietro Iurato HRD head EMEA, SAP Italia. Le conclusioni dell’evento sono, invece, affidate a Emanuele Acconciamessa, COO di Focus Management e a Gabriella Crafa, Vice President di Fondazione Diversity.