Prosegue il “tour” virtuale del Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky con i suoi discorsi nei Parlamenti europei: questa settimana il leader ucraino ha parlato con le assemblee di Irlanda, Spagna e Grecia, a cui si è aggiunto l’intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella giornata di ieri. Riviviamo i passaggi salienti dei suoi discorsi, che, come accaduto nel mese di marzo, contengono riferimenti di impatto rispetto al Paese a cui Zelensky si sta rivolgendo: tutti elementi che fanno parte di una comunicazione di guerra nuova, al passo con i tempi attuali.
I DISCORSI DI ZELENSKY NEI PARLAMENTI EUROPEI
Il 5 aprile il simbolo della resistenza del popolo ucraino ha parlato dinanzi alla Camera spagnola. Proprio in questa occasione così come fatto in precedenza in altri contesti Zelensky ha usato un riferimento forte rispetto alla platea che lo sta ascoltando. In questo caso il Presidente ha rievocato la distruzione di Guernica nel 1937, durante la guerra civile spagnola: «Siamo nell’aprile 2022, ma sembrerebbe di essere nell’aprile 1937, quando il mondo ha saputo quello che era successo in una delle vostre città, Guernica». Molto ad effetto anche l’elenco dei diritti inviolabili con cui Zelensky ha concluso il suo discorso: il diritto alla pace, alla felicità, alla libertà, e soprattutto il diritto di essere un giorno parte della grande famiglia europea.
Quando intervenuto alla Dáil irlandese, il Parlamento di Dublino, Zelensky ha fin da subito ringraziato l’Irlanda per il suo supporto finanziario e umanitario offerto all’Ucraina: nonostante questo la richiesta è stata quella di uscire dal perimetro della neutralità che contraddistingue la democrazia irlandese. Condannare fermamente la Russia può essere fatto soltanto attraverso pesanti sanzioni, fornendo sostegno all’azione coordinata dei Paesi europei per fermare il prima possibile il conflitto.
Infine questa mattina al cospetto del Parlamento greco non sono mancati i riferimenti al motto “Libertà o morte” utilizzato dai rivoluzionari greci, ma soprattutto è stata sottolineata la grande presenza della comunità greca a Mariupol ed in generale in tutta l’Ucraina. In particolare ad Odessa, dove nell’800 era nata la Filikí Etería, una associazione segreta ispiratrice della rivoluzione greca contro gli Ottomani. Zelensky ha auspicato «una nuova Filikí Etería per salvare l’Ucraina e l’ellenismo».
IL DURO INTERVENTO AL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU
Molto più duri i toni utilizzati dal baluardo di Kiev nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ricordiamo prevede tra i suoi membri permanenti con potere di veto anche la Russia. Un potere di veto che può quindi essere esercitato anche sulle risoluzioni che condannano l’aggressione all’Ucraina. Zelensky ha ribadito le atrocità compiute da Mosca, accusando anche la debolezza di un organismo come quello ONU che deve garantire e costruire la pace. Una auspicabile riforma del maggiore organismo internazionale in tema di sicurezza, dovrebbe prevedere secondo il Presidente ucraino la rimozione della Russia dal Consiglio, che altrimenti, a parer suo, «potrebbe anche chiudere».
A queste pesanti rimostranze verso l’immobilismo della comunità mondiale, almeno a livello multilaterale, è seguita la suggestione per la creazione di un tribunale ad hoc per i crimini commessi nel conflitto in Ucraina, sulla scia del modello di Norimberga che mise alla gogna i nazisti alla fine della seconda guerra mondiale. Il nome di Vladimir Putin non è mai stato fatto, per lasciare aperto uno spiraglio rispetto ad un possibile colloquio di pace con il Cremlino, che naturalmente non ha apprezzato il paragone fatto con la Germania nazista. Una Russia che continua a negare anche gli orrori di Bucha, nonostante le evidenti prove dei massacri condotti sui civili.