Esteri

Vertice Ue-Balcani, cercasi equilibrio nella “Polveriera d’Europa”

06
Dicembre 2022
Di Flavia Iannilli

Non è un caso se il termine “Polveriera d’Europa” non sia rimasta una definizione effimera appartenente ai sussidiari scolastici. Il tempo passa e gli equilibri internazionali si rompono per trovare un baricentro differente che permetta solidità. Motivo per cui i flussi migratori, la guerra in Ucraina e la stabilità della regione balcanica sono solo alcuni dei temi posti al centro del vertice Ue-Balcani tenutosi oggi a Tirana, capitale dell’Albania.

A presenziare i capi di stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione europea poiché il vertice, oltre a rappresentare il primo incontro nella regione in questione, costituisce un trampolino di lancio necessario per manifestare l’importanza della partnership strategica tra Ue e Balcani occidentali.

A ribadirlo il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, una volta atterrato a Tirana: «Sarà un incontro importante e simbolico. Sono assolutamente convinto che il futuro dei nostri figli sarà più sicuro e più prospero con i Balcani all’interno dell’Ue e stiamo lavorando molto duramente per fare progressi». A sostegno di questa strada da percorrere verrà firmato un accordo sul roaming per imprese, persone e turismo. Un tassello necessario che insieme al sostegno relativo alla crisi energetica, mostra l’impegno impiegato per rafforzare la cooperazione con i Balcani.

Un territorio che da tempo ha prospettive europee. Ad avallare questa posizione c’è anche l’Italia rappresentata dal Premier Meloni: «Penso che abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei Balcani occidentali, ancora di più dopo l’aggressione russa all’Ucraina». Stando alle parole del Presidente del Consiglio italiano è importante rafforzare le procedure di ingresso dei paesi appartenenti a questo territorio affinchè si possa collaborare sul piano economico e della cybersecurity.

I leader chiamati a confrontarsi nella regione balcanica devono trovare delle soluzioni concrete su come affrontare le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina. Ma devono dedicarsi anche all’intensificazione del dialogo politico e strategico, al potenziamento della sicurezza e allo sviluppo della resilienza nei confronti delle intromissioni straniere.

I primi impatti negativi che si riflettono sul territorio riguardano l’energia e la sicurezza alimentare ma bisogna porre l’accento anche ai giovani senza tralasciare il quadro economico. Soprattutto in riferimento all’integrazione della regione al mercato interno dell’Unione europea, alla modernizzazione dei sistemi di pagamento, al settore digitale e all’attuazione di corsie verdi tra Ue e Balcani occidentali per facilitare la logistica transfrontaliera.

Alle importanti tematiche da affrontare elencate è necessario aggiungere quella migratoria. Una componente che nella Polveriera d’Europa non può essere lasciata in un angolo. Se da una parte si tratta di una regione ricolma di contrasti etnici, dall’altra continua ad affrontare le sfide portate dei flussi migratori che percorrono la “rotta balcanica”. Una questione che porta con sé le minacce relative al terrorismo e alla criminalità organizzata.

Stando ai dati forniti da Frontex, l’agenzia europea per le frontiere esterne, in Europa sono arrivate circa 130mila persone attraverso la rotta balcanica. Di queste più di 22mila solo nel mese di ottobre; si tratta di un aumento del 168% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Numeri sostanziosi su cui è intervenuta Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea: «È una sfida condivisa, abbiamo interesse a cooperare su tutti gli aspetti. È importante trasmettere il messaggio che potete contare sul nostro sostegno». Con la stessa importanza ha ribadito: «È cruciale procedere, e allo stesso tempo ci aspettiamo che i Paesi dei Balcani si adeguino alla nostra politica dei visti, perché è una questione di rispetto reciproco».

Un messaggio chiaro in cui cooperazione è la parola d’ordine; anche perché in questo periodo di riassestamento degli equilibri geopolitici l’ultima cosa che serve è un nuovo Gavrilo Princip.

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