Esteri
Vertice Nato, tra Strategic Concept e allargamenti “destabilizzanti”
Di Flavia Iannilli
Il vertice NATO a Madrid si apre con l’abolizione del veto da parte della Turchia sull’adesione di Finlandia e Svezia. Un piccolo passo che, aprendo la strada alla coralità dell’Alleanza, funge da test pilota per la risoluzione di eventuali contraddizioni interne. Il raggiungimento di questo traguardo è stato annunciato dal segretario generale, Jens Stoltenberg: «La politica delle porte aperte della Nato è un successo, abbiamo mostrato di saper risolvere i problemi attraverso il negoziato».
L’ingresso di Svezia e Finlandia trasferisce maggiore sicurezza alla NATO. Ma qual è il prezzo pagato per far capovolgere la posizione di Erdogan? Il secco “no” pronunciato qualche mese fa da Ankara in merito all’adesione dei due paesi scandinavi arrivava dall’aperto sostegno dato da Helsinki e Stoccolma a Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) e Ypg (Unità di protezione popolare curda). Tanto da essere definite “incubatrici di terrorismo” da parte del presidente turco.
Dunque allarme rientrato perché Svezia e Finlandia si impegnano, oltre a cancellare le restrizioni nelle esportazioni di armi alla Turchia (imposte nel 2019 anno di intervento da parte di Ankara nel nord della Siria), a adottare misure per l’estradizione di criminali terroristi. Provvedimento che non ha visto tardare il rinnovo della richiesta di trasferimento di 33 membri del PKK da parte del ministro della giustizia turco Bekir Bozdag.
La ‘natificazione’ di Svezia e Finlandia (così definita dal presidente americano Joe Biden) arriva insieme al rafforzamento della presenza militare in Europa da parte di Washington. Avvenimenti che, giunti all’orecchio di Mosca, suscitano delle prime reazioni. Il vice ministro degli esteri russo, Sergei Ryabkov, ha definito l’allargamento della NATO «destabilizzante» ed una minaccia per la sicurezza.
Non solo adesioni, perché sul tavolo del confronto atlantico approdano anche i temi che sono stati affrontati nel G7 di inizio settimana. A tenere banco è sicuramente la guerra in Ucraina, da cui deriva una necessità di rafforzare la NATO. “La minaccia di un attacco convenzionale contro il territorio della Nato è bassa” queste le parole che si leggevano nel documento del Concetto strategico dell’Alleanza nel 2010. La stesura del documento di indirizzo della sicurezza comune, il nuovo Strategic Concept, risveglia l’Alleanza Atlantica dalla famosa “morte cerebrale” a cui faceva riferimento anni fa il presidente francese Emmanuel Macron e non desta solo la Russia. Ma la sfida più ardua da affrontare sarà quella posta dalla Cina, un punto di cui gli Stati Uniti si fanno certamente portabandiera, ma sul quale non tutti i paesi membri sono d’accordo. E Pechino non attende a dichiarare che la NATO continua a «sostenere lo scontro di gruppo e la comunità internazionale dovrebbe mantenere un alto grado di vigilanza».
Se da una parte l’Alleanza Atlantica ritrova una compattezza che aveva quasi dimenticato, dall’altra Russia e Cina continuano a spalleggiarsi. Uno scenario globale diviso in due grandi blocchi. Una spaccatura che ricorda molto i labili equilibri della Guerra Fredda.