Esteri

Usa aborto, attacco alla Corte. Vecchie sentenze e il rimpallo sulla competenza genera caos

05
Maggio 2022
Di Giampiero Cinelli

Non si smorza la polemica negli Stati Uniti dopo che questa settimana il sito web Politico ha fatto circolare una bozza della Corte Suprema, recante le opinioni dell’istituzione riguardo all’aborto. Il documento è datato febbraio 2022 e scritto dal giudice Samuel Alito. Sostanzialmente, viene sostenuto che l’aborto non è un diritto sancito dalla Costituzione federale. Così dicendo, il testo sconfessa il valore costituzionale della Roe vs Wade, una sentenza della Corte del 1973 che sancisce il diritto all’aborto per ogni donna americana. Secondo la Corte, come si legge, «Ora è tempo di osservare la costituzione e riportare la questione dell’aborto sotto l’egida dei rappresentanti eletti dai cittadini». Per intenderci, Alito non sta esprimendo che l’aborto negli Stati Uniti vada abolito, ma che non può essere materia federale, dunque deve essere regolato dai singoli Stati. Ritenendo, però, che la Roe vs Wade debba essere revocata («overruled»). Alito estende la sua considerazione anche a un’altra sentenza più recente, la Planned Parenthood vs Casey del 1992.

IL PUNTO DELLA QUESTIONE

Il giudice osserva che il diritto all’aborto può in qualche modo conservarsi, a patto che venga definito secondo precisi criteri. Fa dunque riferimento alla legge del Mississippi del 2021, che proibisce l’aborto dopo le 15 settimane di gestazione. In virtù dell’idea che a quel punto il feto abbia già una vita propria e sopravvivrebbe anche al di fuori dell’utero. Le sentenze Roe e Casey, invece, avrebbero dato «la percezione errata che la facoltà di interrompere la gravidanza esista a prescindere». Se anche, infatti, la materia in tema d’aborto dovesse tornare pienamente in seno agli Stati, il punto dirimente, secondo la Corte, è il due burden o ardue burden: cioè onere dovuto o onere indebito. Inteso come quel complesso di norme da rispettare nel caso di un procedimento d’aborto, valutando se non risulti effettivamente d’ostacolo all’atto da compiere o se sia, di fatto, una barriera. E qui ci ricolleghiamo alle sentenze del 1973 e del 1992. Nella Roe una donna residente in Texas era impossibilitata da abortire perché illegale, tranne se la madre fosse in pericolo di vita, ma la Corte Suprema decretò che il suo diritto, in quanto diritto fondamentale, dovesse essere reso esercitabile scavalcando le leggi statali. Il Texas impugnò la sentenza. Nella Casey la Corte ribaltò le disposizioni in materia della Pennsylvania, risalenti al 1982, in cui prima dell’interruzione di gravidanza erano previsti diversi obblighi tra cui la notifica al marito della decisione presa. Tale sentenza faceva forza proprio sulla precedente Roe vs Wade, ma addirittura andava oltre la discriminante dell’età del feto. Infatti va detto che anche la Roe tiene conto dei tre mesi del feto come elemento che ne attesta la vita.

Un quadro complesso, da cui capiamo che probabilmente i legislatori agiranno ancora per mettere ordine, al di là della decisone finale della Corte, che avrà bisogno orientativamente di altri mesi. Il Giudice Capo John Roberts ha ammesso che il documento circolato è autentico e che risulta essere solo preliminare, contenente delle opinioni. Sottolineando che la fuga di notizie non fermerà il lavoro e che il dibattito pubblico molto acceso non costituirà un fattore d’influenza. Il caso avrà certamente ricadute politiche e potrebbe giovare ai democratici, attualmente in difficoltà, nelle elezioni mid term di novembre.   

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