Esteri

Ue, che Commissione sarà quella del von der Leyen 2

19
Settembre 2024
Di Gianni Pittella

Negli scorsi giorni la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha presentato la composizione del collegio dei commissari che la affiancherà nel corso del suo secondo mandato. Già a prima vista la composizione e la distribuzione dei ruoli indica che questa Commissione sarà caratterizzata da un ruolo più preminente della presidenza rispetto al primo mandato. Innanzitutto, le sei vicepresidenze esecutive assegnate difficilmente corrisponderanno all’influenza dei futuri commissari, con l’eccezione di Kaja Kallas, che si occuperà della politica estera europea e indosserà, pertanto, il doppio cappello di commissario e alto rappresentante. Nella commissione precedente, vicepresidenti erano Sefcovic, Dombrovskis e Vestager, tre figure che hanno avuto un ruolo importante nella definizione delle politiche europee. I primi due hanno ricevuto ora un incarico di semplici commissari, che, tuttavia, non ne inficerà la centralità nella nuova commissione. Le restanti vicepresidenze attuali, invece, sono state assegnate a Teresa Ribera, Stephane Séjourné, Raffaele Fitto, Henna Virkkunen e Roxana Minzatu.

Sui primi tre è d’uopo fare una riflessione. Teresa Ribera avrà l’arduo compito di succedere a Frans Timmermans nella promozione del green deal europeo. Sappiamo però che, rispetto alla precedente legislatura, soprattutto a causa del PPE (che è uscito rafforzato dalle elezioni) le tematiche dell’ambiente sono diventate più controverse, pertanto l’agenda verde europea sarà portata avanti con maggiore fatica. Inoltre, la competenza sarà divisa con l’olandese Hoekstra, caratterizzato da un approccio più pragmatico. Per quanto riguarda Séjourné, la Francia sconta l’uscita di scena polemica da parte di Thierry Breton, commissario francese di peso che ha accusato Ursula von der Leyen di averlo scartato per non precisate ragioni personali. I retroscena affermano che vi sarebbe stato un accordo politico tra Ursula e Macron per dare una vicepresidenza alla Francia in cambio di un commissario francese più legato a Macron ma meno influente. Infine, Fitto sarà presente nel pur importante ruolo di responsabile di Coesione e Riforme, ma senza la competenza in materia di governance economica, che prima era condivisa tra Gentiloni e Dombrovskis e ora viene assegnata esclusivamente a quest’ultimo. Qui si va dunque al tema delle competenze: come si è visto, essendo molte competenze concorrenti tra i vari commissari (economia, ambiente, giustizia e stato di diritto, esteri e difesa), la presidenza della Commissione assumerà un ruolo importante di indirizzo politico, aumentandone la centralità.

Per quanto riguarda il rapporto tra Italia e Commissione, la discrepanza politica tra la maggioranza di governo in Italia e quella europea che sostiene il secondo mandato von der Leyen, sicuramente non gioverà al nostro paese. Inoltre, la scelta della presidente Meloni di puntare a ottenere una vicepresidenza a tutti i costi ha contribuito a ridurre il peso politico delle vicepresidenze medesime. Tuttavia, i rapporti tra la Commissione e il nostro paese possono essere avvantaggiati dal ruolo di Mario Draghi, prontamente ricevuto a Palazzo Chigi subito dopo la nomina di Fitto. La presidente Meloni ha dichiarato di non escludere nulla aprioristicamente, nemmeno l’emissione di nuovo debito europeo, dichiarazione importante che porta il governo, almeno in questa fase, in una posizione apertamente europeista. Sta di fatto che, per quanto riguarda politiche cruciali come la governance economica e le migrazioni, i ruoli di commissari sono stati assegnati a paesi che hanno tradizionalmente posizioni opposte a quelle italiane.
Nei prossimi giorni il Parlamento europeo si esprimerà su questa composizione della commissione. Se è vero che i gruppi più a sinistra (S&D e Verdi in particolare) hanno espresso disappunto per la nomina di Fitto, i membri italiani della delegazione italiana del gruppo S&D hanno invece mostrato apertura, contribuendo a raffreddare gli animi. Nei prossimi giorni, con le audizioni al Parlamento Europeo, la direzione della nuova Commissione sarà quindi più chiara.