Esteri
Unione europea, il possibile ruolo strategico di Antonio Costa
Di Gianni Pittella
Mentre l’attenzione è concentrata sui primi cento giorni della Commissione Von Der Leyen due, e sulla partita tutt’altro che scontata delle audizioni dei singoli Commissari, un nuovo attore sta per entrare in campo, precisamente il primo dicembre 2024. Si tratta del leader socialista portoghese Antonio Costa che è stato designato Presidente del Consiglio Europeo, istituzione formata dai Capi di Stato e di Governo e deputata alle grandi scelte politiche europee. Ho conosciuto Costa e l’ho incontrato più volte quando guidavo il Gruppo SD al PE e partecipavo, con lui, ai vertici del PSE.
È un uomo che sa unire una spiccata capacità di visione ad un sano pragmatismo, e grazie a queste qualità e alla sua empatia, si è costruito una vasta area di stima e di rispetto anche in campi politici diversi da quello socialista. Costa ha il profilo giusto per provare a tenere insieme i capi di Stato e di Governo che hanno differenze a volte notevoli sulle grandi e piccole questioni europee.
E questo sarà il suo primo obiettivo e banco di prova: realizzare una unità di intenti ed esprimerla all’esterno rilanciando innanzitutto sul piano internazionale il ruolo della Unione Europea.
E Dio sa quanto ci sia bisogno di una voce unitaria che si faccia sentire sull’evolversi del conflitto russo ucraino e della drammatica escalation in Medio Oriente.
Non sarà un’ impresa facile non solo per le sensibilità diverse che Costa sarà chiamato a far convergere all’interno del Consiglio ma anche per la necessità di costruire tali posizioni con Parlamento e Commissione Europea i cui Presidenti reclamano visibilità e rispetto del loro ruolo.
Ma Costa deve provarci perché dalla politica estera, a quella commerciale, alla attuazione del rapporto Draghi, alle politiche sulla immigrazione, l’Unione Europea ha bisogno di essere unita, visibile e concreta.
È noto che Costa condivide l’idea di Draghi sulla emissione di eurobond per finanziare programmi annuali per ottocento miliardi finalizzati alla innovazione, alla decarbonizzazione, alla difesa e alla sicurezza. Così come sono certo che rifugga sia l’isteria di chi spinge alla sospensione del Trattato di Schengen che la faciloneria di chi dice “accogliamoli tutti” senza preoccuparsi del tema sostenibilità.
E sul Medio Oriente non dubito che le sue posizioni siano totalmente in linea col buon senso e con la consapevolezza che il meccanismo della ritorsione dopo la ritorsione porta al disastro .
Costa è atteso da una missione difficile, ma ci sono le premesse per coltivare qualche speranza che la sua Presidenza aiuti la UE ad uscire dallo stallo.