Esteri
Ue, G7, Nato: Putin sbaglia mossa e rafforza l’Occidente
Di Giampiero Gramaglia
Il suo obiettivo era esattamente l’opposto: ridurre la presenza della Nato alle frontiere con la Russia. Ma il risultato ottenuto è sotto gli occhi di tutti: l’invasione dell’Ucraina compatta l’Occidente e rende la Nato più grande e più forte e il G7 più coeso. Vladimir Putin ipotizzava la finlandizzazione dell’Ucraina; si ritrova la Finlandia – e la Svezia – dentro l’Alleanza. “L’invasione dell’Ucraina ha provocato almeno un cambiamento importante nell’ordine globale: l’espansione della Nato”, scrive sul Washington Post Adam Taylor. Che cita il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg: “È una cattiva notizia specialmente per una persona, Putin, che voleva meno Nato e ora si ritrova più Nato alle sue frontiere”.
La settimana dei tre vertici, Ue, Nato e G7, alza una “cortina di ferro” tra la Russia e l’Occidente: la frase del ministro degli Esteri russo Serguiei Lavrov trova riscontro nella carrellata di battute che chiudono l’incontro di Madrid, dove emerge la convinzione che il conflitto in Ucraina si protrarrà per tutto l’anno e fino al 2023 e dove non si ritrova una parola per stringere i tempi d’una tregua, anche solo per sventare una ‘guerra del grano’.
Di tono diverso le affermazioni di Papa Francesco: la guerra in Ucraina richiede “conversione”, dice a una delegazione del Patriarcato ortodosso ecumenico. Una “conversione” per “capire che conquiste, espansioni e imperialismi non hanno nulla a che vedere con il Regno che Gesù annuncia, con il Signore della Pasqua che nel Getsemani chiese ai discepoli … di rimettere nel fodero la spada perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno”.
LA NUOVA CORTINA DI FERRO DALL’EUROPA ALL’ASIA
Ma la nuova cortina di ferro coinvolge anche la Cina: Pechino è seconda dopo Mosca nella lista delle sfide alla sicurezza dell’Occidente. «Non dobbiamo mostrare cedimenti – dice Boris Johnson, premier britannico – ma è bene ricordare l’enorme peso delle relazioni economiche con la Cina».
Pechino esprime forte preoccupazione e una protesta risoluta per la sua collocazione nel rinnovato Strategic Concept dell’Alleanza atlantica. E replica che la Nato è la vera “sfida sistemica alla pace e alla stabilità mondiale: dice di essere un’organizzazione difensiva regionale, ma in realtà estende i suoi tentacoli all’Asia-Pacifico, nel tentativo di esportare la mentalità della Guerra Fredda, quando è un’area di pace e stabilità, di cooperazione e di sviluppo” – il riferimento è alla presenza a Madrid di Australia e Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud, ndr -.
Ai Vertici di Nato e G7, Cina e Russia reagiscono col vertice dei Brics e con iniziative regionali, che coinvolgono Paesi che non hanno aderito, ad esempio, alle sanzioni anti-russe dopo l’invasione dell’Ucraina. All’incontro dei leader dei Paesi del Mar Caspio, il presidente iraniano Ebrahim Raisi manifesta l’intenzione di sviluppare e rafforzare un “rapporto strategico” con la Russia, indicando come terreni di collaborazione il campo energetico e il campo finanziario “mantenendosi indipendenti dal sistema occidentale”.
Parlando a San Pietroburgo, Putin risponde agli antagonisti di Nato e G7: «La Russia è aperta al dialogo sulla stabilità strategica mondiale, il disarmo e il commercio» e vuole «rendere il mondo più democratico», affermazione che, però, mal si concilia con l’aggressione all’Ucraina; «L’ordine mondiale multipolare sta evolvendo in senso globale e il processo non può essere invertito».
LE CONCLUSIONI DEL VERTICE DI MADRID
«Questo è stato un Vertice storico – dice il presidente Usa Joe Biden, a lavori di Madrid conclusi -. Prima che la guerra iniziasse, avevo avvertito Putin che l’alleanza sarebbe diventata più forte e più unita e infatti è successo… Il mondo è cambiato e la Nato è pure cambiata… Difenderemo ogni centimetro del territorio alleato». A riprova di questa loro determinazione, gli Stati Uniti rafforzano la presenza militare in tutta Europa: dalla Gran Bretagna alla Spagna, dalla Germania all’Italia, soprattutto all’Est, Polonia e Baltici, Bulgaria e Romania.
E Biden prosegue: «Non so come finirà, ma non finirà con la sconfitta dell’Ucraina. Sosterremo Kiev per tutto il tempo che serve e, a giorni, manderemo nuove armi all’Ucraina per 800 milioni. La Russia ha perso 15 anni di sviluppo della sua economia – il Pil a maggio è sceso del 4,3%, ndr – e ha accusato il primo default in cento anni, hanno difficoltà nella produzione del petrolio ed anche nel settore militare».
La Russia «minaccia l’Europa e la Nato e l’ordine internazionale – afferma il cancelliere tedesco Olaf Scholz – di fronte alla sua politica aggressiva, la Nato rafforza le sue capacità di difesa, soprattutto per quanto riguardo la sicurezza dei suoi membri sul fianco orientale». E aggiunge: «L’imperialismo è quello che fa Putin, non la Nato», definendo “ridicole” le accuse del leader russo: «La Nato è un’alleanza difensiva e non minaccia nessuno».
Il britannico Johnson sostiene che i Paesi di Nato e G7 capiscono che se Putin vince la guerra in Ucraina vi sarebbero conseguenze disastrose nel Mondo. «La libertà ha un prezzo e vale la pena pagarlo: se Putin vince, si troverebbe nella posizione di colpire altri Paesi dell’area ex sovietica» e questo porterebbe maggior caos e maggiore instabilità economica.
L’ultima parte del Vertice atlantico è stata dedicata alle questioni di sicurezza in Medio Oriente, Nord Africa e Sahel: «I rischi che provengono da quell’area hanno un impatto su tutti gli alleati – nota il segretario generale Jens Stoltenberg a lavori conclusi -. Abbiamo ribadito che il terrorismo è una delle minacce principali alla nostra sicurezza. Inoltre, abbiamo approvato un pacchetto di aiuti per Mauritania e Tunisia».
L’INVITO A FINLANDIA E SVEZIA E LA QUESTIONE CURDA
La Nato a Madrid ha formalmente invitato Finlandia e Svezia a entrare nell’Alleanza Atlantica: “L’ingresso renderà questi Paesi più sicuri, la Nato più forte e l’area euro-atlantica più sicura”, recita la dichiarazione finale. Il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi nota che così aumenta la presenza dell’Europa nell’organizzazione atlantica.
Mosca ribatte: se la Nato spiegherà truppe e infrastrutture in Finlandia e Svezia, la Russia farà altrettanto. «Svezia e Finlandia vogliono unirsi alla Nato? Che lo facciano!», dice Putin in tv. «Ma devono capire che prima non c’era alcuna minaccia, mentre ora dovremo rispondere in modo simile e creare eguali minacce per i territori da cui vengono minacce nei nostri confronti».
Il sì all’allargamento nordico dell’Alleanza atlantica non è però indolore, per il campo occidentale, là dove si hanno a cuore i diritti umani. Ankara ha infatti ottenuto che Helsinki e Stoccolma esamino le richieste di estradizione turche di 33 membri del partito curdo Pkk e/o affiliati alla rete Feto, cui si attribuisce il fallito golpe del 2016.
Non tutti nella Nato condividono il sacrificio dei curdi – l’ennesimo tradimento di una etnia usata contro Saddam o l’Isis, ma poi abbandonata a se stessa – sull’altare dell’allargamento dell’Alleanza. A Stoccolma c’è chi annuncia battaglia; e le magistrature finlandese e svedese non sono subordinate al potere politico. La partita potrebbe non essere chiusa.