Le prossime settimane saranno decisive per il processo di riforma delle regole europee di bilancio. Come ha infatti dichiarato il Commissario europeo all’economia Gentiloni, questo è l’ordine di grandezza di tempo che ci separa dall’adozione, da parte della Commissione europea, delle proposte legislative di riforma delle regole vigenti.
La Commissione è orientata, a quanto si apprende dalla comunicazione dello scorso novembre, a limitarsi in questa fase a proporre modifiche esclusivamente al patto di stabilità e crescita, vale a dire quell’insieme di regolamenti (e la direttiva del 2011) che mettono in pratica le disposizioni del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, e in particolare i parametri del deficit e del debito contenuti nei protocolli al Trattato.
In questi ultimi giorni sono emersi spunti di riflessione puntuali da parte di alcuni dei soggetti più esperti in materia. Si segnalano, in particolare, le proposte di modifica e chiarificazione puntuali da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), della rete delle istituzioni fiscali indipendenti dell’UE (EUIFIS), di cui l’UPB fa parte, e della Banca d’Italia.
Al di là della critica agli aspetti vaghi della Comunicazione della Commissione, questione che dovrebbe risolversi con l’emanazione delle proposte legislative, gli interventi segnalano, da un lato la necessità di ridurre la discrezionalità della Commissione, che potrebbe essere eccessiva, dall’altro di tutelare meglio le funzioni e l’indipendenza delle istituzioni fiscali indipendenti.
Su questo argomento mi sono già espresso diverse volte a favore di un ruolo maggiore di tali istituzioni, che possono contribuire notevolmente ad incrementare la titolarità nazionale delle regole di bilancio e dare maggiore responsabilità ai cittadini, dando loro più strumenti per valutare e, quindi, premiare o punire, i propri governi sulla base dell’impatto finanziario delle proprie scelte politiche.
Ma l’aspetto più importante, segnalato all’unisono dalle citate proposte, è quello della capacità di bilancio. Tutti riconoscono che questa possa assolvere a una funzione fondamentale per tutelare la stabilità macroeconomica dell’intera UE, e in particolare della zona euro, giungendo finalmente a colmare l’asimmetria tra politica monetaria, di carattere federale, e la politica di bilancio, fondata sul modello della fiscal regulation, come insegnano politologi come Sergio Fabbrini. Essa potrebbe inoltre favorire gli investimenti nei beni pubblici europei, rendendo meno necessario lo strumento della golden rule, più criticato rispetto alla capacità di bilancio per varie ragioni tecniche e politiche.
Per questo motivo ritengo fondamentale che tutto il Paese, governo e opposizioni, si battano nelle sedi europee affinché questo traguardo storico venga raggiunto, superando le diffidenze degli stati che si oppongono caparbiamente al cambiamento, perché questa è la grande finestra di opportunità per cambiare l’Europa, che, se si chiudesse invano, metterebbe a rischio il futuro del continente.
D’altra parte l’ascia di guerra di alcuni Paesi del nord contro la capacità fiscale e’ stata messa da parte di fronte alla necessità di rispondere alla pandemia con il Piano di Ripresa e Resilienza (finanziato appunto con emissione di debito a livello europeo).
I riottosi si sono affrettati a sottolineare la natura eccezionale della scelta, dovuta ad una fase drammatica e straordinaria. Ma non e’ altrettanto drammatica e straordinaria la guerra? E non sono drammatiche e cruciali le sfide che dovremo affrontare, dentro la competizione globale, di transizione ecologica e digitale e di politica industriale capace di difendere i nostri player e di crearne nuovi?