Esteri
Ucraina, il punto: Biden e Zuppi parlano di pace mentre scoppiano le bombe; Trump e DeSantis, guerra è quisquiglia
Di Giampiero Gramaglia
Per la pace in Ucraina, un colloquio di oltre due ore alla Casa Bianca tra il presidente Usa Joe Biden e l’inviato di Papa Francesco, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei: non ne è venuto un passo avanti deciso verso la fine del conflitto, ma Biden ha espresso l’auspicio che il pontefice “prosegua nel suo ministero e nella leadership globale” – parole della Casa Bianca. Biden e Zuppi hanno discusso degli sforzi della Santa Sede per fornire aiuti umanitari che allevino le sofferenze delle popolazioni ucraine causate dall’invasione russa e dell’impegno del Vaticano per fare tornare alle loro famiglie i bambini ucraini deportati con la forza.
Mentre il colloquio si svolgeva, esplosioni scuotevano Kiev e l’area intorno alla capitale ucraina, oltre che Odessa e la vicina Chornomorsk, Zaporizhzhia e Kharkiv. Ovunque, le difese antiaeree sono entrate in azione. Contemporaneamente, l’autostrada russa Tavrida che va dal porto di Kerch sul Mar d’Azov a Sebastopoli in Crimea sul Mar Nero è stata chiusa per un incendio: s’ignora l’origine del rogo. L’autostrada e il ponte che collega la Crimea alla Russia sono già stati oggetto, ripetutamente, di episodi di sabotaggio.
Nelle ultime ore, la guerra in Ucraina ha pure avuto echi nella campagna elettorale per Usa 2024: Biden dovrà tenerne conto. A Fox News, l’ex presidente e candidato alla nomination repubblicana Donald Trump ha ribadito: “Se fossi, presidente metterei fine al conflitto in 24 ore”. Trump, che incontrava nello Iowa i suoi sostenitori, ha spiegato: “Conosco Zelensky molto bene, conosco Putin molto bene. Direi loro di trovare un’intesa: voglio mettere fine all’uccisione di migliaia di persone”.
Dal canto suo, il rivale di Trump per la nomination, il governatore della Florida Ron DeSantis, insiste che, per lui, la guerra in Ucraina è “un problema secondario”. “La minaccia principale – dichiara alla Cnn – per noi viene dalla Cina … Dobbiamo guardare il Mondo non più con l’Europa al centro delle nostre preoccupazioni, com’è giustamente stato dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’Asia-Pacifico dev’essere per la nostra generazione quello che l’Europa è stata per la generazione della Seconda Guerra Mondiale”.
Biden – Zuppi sussulto per la pace tra rumori di guerra
La visita, non preannunciata, del cardinale Zuppi a Washington è stata uno sviluppo della missione di “promozione della pace in Ucraina” affidata da Papa Francesco al cardinale di Bologna: l’obiettivo, nelle parole del Vaticano, che stemperava le attese, era “uno scambio di idee e opinioni sulla tragica situazione attuale e il sostegno a iniziative umanitarie per alleviare le sofferenze delle persone più colpite e più fragili, in modo particolare i bambini”.
A Washington, prima di essere ricevuto da Biden, il cardinale Zuppi aveva avuto contatti e colloqui al Congresso. A Kiev, l’inviato di Papa Francesco aveva visto il presidente Volodymyr Zelensky. Solo a Mosca il presidente Vladimir Putin gli si era negato, affidandolo a suoi collaboratori.
Dai fronti del conflitto, militari e diplomatici, le notizie non sono incoraggianti. La Russia risponde all’attacco al ponte di Kerch in Crimea, nella notte tra domenica e lunedì, intensificando raid e bombardamenti, specie su Odessa – da dove, secondo Mosca, partono le iniziative per destabilizzare la penisola – e avanzando in direzione di Kupyansk, dove avrebbe ammassato centomila uomini supportati da forze aeree e corazzate. E il Ministero della Difesa russo afferma che le sue truppe hanno guadagnato un chilometro e mezzo nella regione di Kharkiv.
La fine dell’intesa sul grano
Intanto, è saltata la pace del grano che, dal 22 luglio 2022, per quasi un anno, ha garantito l’export di cereali dall’Ucraina. Mosca ha deciso di non rinnovare l’accordo che garantiva corridoi navali sicuri alle navi da e per i porti ucraini. La motivazione ufficiale è che non è stata applicata la parte del memorandum d’intesa che riguardava l’esportazione di fertilizzanti e beni alimentari russi.
Nazioni Unite, Turchia, Stati Uniti e Germania hanno provato a tenere viva l’intesa, ma la Russia, di fronte al mantenimento delle sanzioni sui suoi prodotti, è stata ferma. Se la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova assicura che, “non appena la parte dell’accordio che riguarda la Russia sarà completamente rispettata, torneremo immediatamente all’attuazione dell’intesa”, altre fonti danno la decisione di Mosca come “definitiva”.
Restano da valutare le conseguenze della fine della ‘pace del grano’ sui Paesi più poveri, in Africa, nel Medio Oriente, in Asia, dove milioni di persone rischiano la fame nella morsa di povertà, aumento dei prezzi e difficoltà di approvvigionamento. La Russia si offre di rimpiazzare “gratis” con il proprio grano le forniture ucraine, ma la proposta non appare realistica nel breve termine, mentre le fonti umanitarie internazionali non sono unanimi sull’importanza dei cereali ucraini nell’alimentazione del Terzo Mondo.
Se Onu e Turchia cercano di mediare, Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo, scrive: “Gli attacchi della Russia a Odessa devono essere visti per quello che sono: ’missili alimentari’ letali che colpiscono a sicurezza alimentare globale e i più vulnerabili del Sud del Mondo. Tutto questo deve finire ora”.
Il ponte di Kerch epicentro dello scontro
Come abbiamo già detto, il ponte di Kerch, che collega la Crimea alla Russia, è di nuovo stato preso di mira dagli ucraini: nella notte tra domenica e lunedì, l’infrastruttura è stata colpita e danneggiata da droni nell’ambito di un’operazione speciale delle forze navali ucraine. Due le vittime dichiarate, padre e madre di una famiglia che stava andando in vacanza in Crimea.
Il ponte, lungo 18 chilometri, con un’autostrada e una linea ferroviaria, ha una grande importanza strategica e simbolica per la Russia. L’azione è stata rivendicata dai servizi di sicurezza di Kiev, che del resto hanno sempre sostenuto di considerare il ponte un obiettivo legittimo perché a loro modo di vedere “illegale”.
Per tutta risposta, i russi hanno ulteriormente intensificato i bombardamenti aerei, spoecie su Kiev e Odessa. Ma Mosca punta il dito anche contro Londra e Washington, senza il cui aiuto gli ucraini non riuscirebbero a colpire la Crimea. Il ponte, la cui costruzione è costata 3,7 miliardi di dollari, ha un enorme rilievo strategico perché è l’unico collegamento stradale e ferroviario tra la regione russa di Krasnodar e la Crimea e costituisce una linea di rifornimento essenziale per lo sforzo di guerra russo in Ucraina.
Secondo analisti occidentali, mettere fuori uso il ponte significa bloccare il flusso di mezzi e uomini nei territori ucraini occupati dai russi. L’attacco di lunedì è stato il secondo dall’inizio dell’invasione. Kiev ha più volte affermato di avere l’obiettivo di ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina, compresa la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014 con un referendum non ritenuto legittimo dall’Onu.
Al compimento del 16° mese di guerra, il 24 luglio, la controffensiva ucraina nel sud-est del Paese – un fronte cui i giornalisti hanno poco accesso – non pare avere fatto progressi decisivi: secondo inviati dell’Ap, le forze ucraine, equipaggiate con gli armamenti forniti dall’Occidente, faticano ad avere la meglio sulle difese russe, che hanno fortificato le proprie linee e affinato le tattiche. Il capo di Stato Maggiore degli Stati Uniti, generale Mark Milley, dice che la controffensiva ucraina sarà “molto lunga” e “molto sanguinosa”. E suoi collaboratori aggiungo che, se anche avesse successo, la controffensiva non farebbe finire la guerra, ma potrebbe al più consentire a Kiev di affrontare le trattative in una posizione migliore.
Ad ostacolare la controffensiva, ci sono campi minati letali disseminati di ordigni anti-carro e anti-persone che i russi hanno disposto su tutto il fronte, con una profondità tra i cinque e i 15 chilometri maggiore davanti alle loro roccaforti.