Esteri

Trump, l’insediamento è un comizio: la campagna elettorale non si ferma

23
Gennaio 2025
Di Ambrogio Mantegazza

Il discorso di insediamento di Donald Trump ha avuto poco del tradizionale tono istituzionale e molto di un comizio elettorale. Più che un discorso solenne di unificazione, Trump ha scelto di utilizzare l’occasione per rilanciare la sua narrazione politica e mantenere vivo lo spirito della campagna elettorale, una corsa che, di fatto, non ha mai sospeso. L’obiettivo è già quello delle elezioni di Midterm del 2026, cruciali per consolidare una maggioranza al Congresso che, al momento, appare fragile.

Trump ha aperto il discorso con toni trionfalistici, definendo l’inizio del suo secondo mandato come l’avvio di una “nuova età dell’oro per l’America”. Questa retorica, simile a quella utilizzata nei suoi raduni elettorali, è servita a galvanizzare la base, sottolineando l’importanza di una vittoria repubblicana alle prossime elezioni legislative. “Non possiamo permettere che la sinistra distrugga il nostro Paese”, ha dichiarato, con un linguaggio che ha polarizzato l’evento anziché celebrare l’unità nazionale.

È arrivato poi il riferimento al presidente William McKinley, noto per la sua politica protezionista ma anche per l’occupazione delle isole Filippine (per i detrattori che vogliono vederci un riferimento imperialista). Ad ogni modo, il riferimento non è casuale: McKinley guidò il Paese in un’era di espansione economica e industriale, concetti centrali anche nella visione di Trump.

Gran parte del discorso è sembrata quindi una preparazione per la prossima battaglia politica. Trump ha insistito sulla necessità di un Congresso repubblicano solido per sostenere le sue politiche, definendo le elezioni di Midterm come un banco di prova per la sua amministrazione. Ha invitato la sua base a rimanere mobilitata e a contrastare le politiche dei democratici, definendole “distruttive” e “anti-americane”. In questo contesto, la retorica del discorso ha mostrato come Trump stia utilizzando ogni occasione, anche quelle tradizionalmente non politiche, per mantenere alta la tensione elettorale.
Tra i punti cardine, l’annuncio di un’emergenza nazionale al confine sud e un piano aggressivo per fermare l’immigrazione illegale, temi che Trump ha spesso utilizzato come leva politica per mobilitare gli elettori.

Trump ha anche delineato piani ambiziosi in politica estera e nazionale, tra cui il controllo del Canale di Panama e la rinomina del Golfo del Messico in “Golfo d’America”. Queste proposte, seppur simboliche, sono in linea con il suo messaggio nazionalista e confermano quel “America is back” che primeggia nella homepage del sito della Casa Bianca.

In definitiva, il discorso di insediamento di Trump non è stato un appello all’unità nazionale, ma piuttosto un manifesto elettorale che mira a consolidare il sostegno del movimento MAGA e a spingere i repubblicani verso una mobilitazione permanente. Una strategia che potrebbe rivelarsi efficace nel breve termine, ma che rischia di aggravare ulteriormente le profonde divisioni che attraversano il Paese.