Esteri

Criptovalute, il Texas vota per integrarle nella Costituzione

15
Maggio 2023
Di Giampiero Cinelli

Non è solo una mossa da Paese in via di sviluppo. Anche il Texas ha votato per aggiungere le criptovalute alla Carta dei diritti dello stato. Il senso è, più o meno, quello di rendere le criptovalute al pari della moneta a corso legale, in questo caso il dollaro. I legislatori con la proposta intendono anche garantire agli individui il diritto di utilizzare valute digitali come Bitcoin per il trading.

Per poterlo fare appunto c’è bisogno che venga modificata la Carta dei diritti dello Stato e aggiungere una disposizione che riconosce il diritto a possedere, conservare e utilizzare valute digitali. Il disegno di legge è passato con 139 voti favorevoli, due contrari e include una dichiarazione secondo cui nessun governo deve vietare o ostacolare la proprietà o la detenzione di qualsiasi forma o quantità di denaro e che questo diritto non può essere violato.

Il disegno di legge HJR 146, presentato dal deputato Giovanni Capriglione, dichiara che gli individui hanno il diritto di utilizzare un mezzo di scambio concordato reciprocamente, che include valute digitali, contanti, monete, lingotti o script, per il commercio e la contrattazione di beni e servizi, e che questo diritto non può essere violato.

La Carta dei diritti del Texas salvaguarda le libertà essenziali come la libertà di parola, religione e stampa, in modo simile alla Carta dei diritti degli Stati Uniti. Tuttavia, include anche clausole specifiche relative al Texas, come il diritto a un processo tempestivo e il diritto di possedere e portare armi per autodifesa. Forse potrebbe a breve anche permettere il largo utilizzo di criptrovalute come i Bitcoin.

Ma per far sì che diventi legge ci vuole ancora un altro voto alla Camera, poi al Senato e dunque il voto popolare, come ha fatto sapere Tom Glass, che ha fondato il Gruppo per il rafforzamento della Costituzione.

Glass è pronto ad argomentare le ragioni della sua legge davanti alla magistratura federale, facendo leva sul nono emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, che riconosce l’esistenza di diritti naturali oltre a quelli esplicitamente elencati nei primi otto emendamenti.

Secondo il Texas Constitutional Enforcement Group, includere le valute digitali nel Texas Bill of Rights è fondamentale per salvaguardare la privacy finanziaria dei texani. L’uso di valute alternative è necessario per proteggere la ricchezza che i texani hanno lavorato duramente per acacumulare dall’erosione di un dollaro USA instabile. Il gruppo ha anche sottolineato che i texani non dovrebbero essere costretti a fare affidamento esclusivamente sui servizi delle élite finanziarie globali.

Una visione, ci permettiamo di osservare noi, genuina ma ingenua. Certo le monete non sono sempre stabili, certo dipendono da strutture di potere che le gestiscono, ma le criptovalute sono anch’esse inserite in un sistema abbastanza opaco, alla cui fonte vi sono non dei politici, ma individui non noti pubblicamente, i quali possono decidere da un giorno all’altro, per qualsiasi motivo, di non creare più le criptomonete, che peraltro sono garantite solo da apparecchiature tecnologiche private e non dagli Stati. Questo non per dire che vadano vietate. Anzi possono essere un ottimo strumento finanziario per chi è idoneo a maneggiare prodotti di rischio, ma finché non entreranno pienamente nel diritto economico degli Stati, non saranno mai la migliore opzione per tutti. Bisogna capire se i texani vorranno, e potranno, equipararle al dollaro.

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