Esteri
Tajani tra Israele, Palestina e Il Cairo: «Soluzione a due Stati e lotta all’immigrazione»
Di Giampiero Cinelli
I rapporti con Israele sono stati sempre importanti nella logica dell’equilibrio delle relazioni internazionali. La questione ebraico-palestinese è delicata non solo per il dramma che costituisce in sé stessa, ma per le ripercussioni diplomatiche e politiche che genera nell’area del Mediterraneo, in Medio Oriente e specie nel Golfo persico, acuendo nei momenti di maggior crisi, povertà, migrazioni, instabilità macroeconomica e rischi per la sicurezza. Ecco perché Giorgia Meloni la settimana scorsa ha incontrato il presidente Benjamin Netanyahu, mentre il ministro degli esteri Antonio Tajani ha ieri concluso un suo viaggio diplomatico tra Israele e Palestina, toccando Gerusalemme, Tel Aviv e Ramallah in Cisgiordania, conscio del ruolo di dialogo che l’Italia ha storicamente saputo costruirsi riguardo a questo tema politico.
In seguito a colloquio con al Sisi
Oggi invece Antonio Tajani e il ministro dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini, hanno incontrato a Il Cairo il premier egiziano al-Sisi, ottenendo rassicurazioni sulla gestione dei flussi migratori e maggior impegno sul caso Regeni. «Con il Presidente al-Sisi ho affrontato la questione immigrazione. Maggiore stabilità, contrasto alla crisi alimentare e ai cambiamenti climatici significano meno partenze di immigrati irregolari. Mi ha dato ulteriori rassicurazioni sui casi Regeni e Zaki. Insieme a una delegazione di imprenditori ci siamo soffermati sui contenuti più importanti della collaborazione nel comparto agricolo-industriale, anche culturale e della ricerca», ha aggiunto il ministro parlando a giornalisti. «C’è possibilità, per le imprese italiane, di lavorare di più in Egitto. Ci sarà un tavolo tecnico composto da cinque italiani e cinque egiziani per risolvere tutti i problemi e per sviluppare questa possibilità di internazionalizzare le nostre imprese, ma anche di sviluppare attività commerciali», ha spiegato il ministro.
La crisi alimentare egiziana
«Abbiamo parlato della collaborazione nel campo della ricerca, sia per l’agrifood che per la tecnologia in agricoltura» ha detto Bernini, la quale è soddisfatta nel confronto in merito al caso Regeni. La ministra ha sottolineato la cooperazione per contrastare la crisi alimentare egiziana, legata al conflitto ucraino. L’Egitto è tra i Paesi più colpiti dagli effetti della guerra, in quanto dipende fortemente dalle importazioni per la sua fornitura di grano, mais, soia e olio commestibile e una parte significativa di queste importazioni provengono dalla Russia e dall’Ucraina. Nel 2020, Russia e Ucraina hanno fornito l’86% delle importazioni egiziane di grano. Secondo alcune stime, 27,9 milioni di persone in Egitto hanno sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave nel periodo 2018-2020. Inoltre, è utile tenere a mente che l’agricoltura è la principale fonte di reddito nelle aree rurali, ma questo reddito è gravemente insufficiente a garantire una vita dignitosa alle famiglie, in particolare nell’Alto Egitto. Circa il 90% degli agricoltori egiziani sono piccoli proprietari terrieri che soffrono di bassa produttività della terra e di un limitato sostegno governativo.
Armonia con Tel Aviv
Con Israele il ministro Tajani ha fatto capire di essere pronto a rafforzare la cooperazione in campo energetico ed economico nel Mediterraneo, auspicando la pace nella regione. Nella conferenza con il suo omologo israeliano Eli Cohen, il capo della Farnesina si è detto favorevole a implementare «tutte le iniziative di pace, compresi gli accordi di Abramo», puntando a estenderli ad altri paesi arabi islamici. Tajani e Cohen hanno poi firmato due accordi di collaborazione: uno sul riconoscimento reciproco delle patenti, il secondo di cooperazione strategica tra i ministeri degli esteri israeliano e italiano. Un argomento che ha tenuto banco, quello dell’immigrazione. L’Italia è intenzionata a ottenere collaborazione, sapendo che le tensioni nell’area che coinvolge politicamente anche Israele, con la Siria ancora in disordine, la presenza di Al Qaeda e della brigata Wagner russa, possono essere soggette e molte fuoriuscite di persone.
Israele e la Russia
Importante che Netanyahu abbia detto chiaramente di voler lavorare a una pacificazione in merito al conflitto ucraino. Il punto è dirimente visto che, nonostante la ferma condanna del conflitto anche da parte dello Stato ebraico, la posizione di Israele era parsa meno netta dal punto di vista del contrasto alla Russia. Infatti non sono state fornite da subito armi (la questione del supporto bellico è ancora in fase di valutazione) per via della presenza di ebrei russi e del supporto reciproco che Tel Aviv e Mosca si sono date in Siria.
Produttivi anche i colloqui palestinesi
Positiva l’impressione anche per quanto riguarda il dialogo di Antonio Tajani con il ministro degli esteri palestinese Riad Malki. «L’Italia è impegnata a favorire una soluzione a due Stati, una soluzione giusta, sostenibile e negoziata tra le parti. Siamo fortemente impegnati per la stabilità e per la pace in tutto il Medio Oriente e nel Mediterraneo allargato, quindi fermare qualsiasi tipo di violenza è per noi fondamentale. Non sono le violenze che portano la soluzione. Per questo motivo, sosteniamo l’Autorità nazionale palestinese (Anp) e il consolidamento del processo istituzionale palestinese», ha detto il ministro, il quale ha ricordato anche la cooperazione tra i nostri Carabinieri e l’autorità palestinese, restando favorevole ad aiuti umanitari e a un più stretto sostegno economico e finanziario. In occasione dell’incontro i palestinesi hanno confermato la volontà di riprendere i negoziati e mettere fine agli scontri. «Abbiamo un terreno comune su cui costruire e su cui possiamo continuare a sviluppare le nostre soluzioni bilaterali», ha osservato Malki, ringraziando l’Italia per la formazione che impartirà tramite l’Arma alla polizia palestinese e ai diplomatici.