Esteri
L’Italia non manderà truppe in Ucraina, contro gli Houthi solo azione protettiva
Di Giuliana Mastri
Alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato a Montecitorio l’audizione dei ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto, incentrata sulla partecipazione dell’Italia alle missioni militari internazionali per il 2025. L’evento, trasmesso in diretta, ha offerto un quadro dettagliato dell’impegno italiano nella sicurezza globale, evidenziando il ruolo strategico del Paese in un contesto geopolitico sempre più complesso.
Tajani ha aperto il suo intervento sottolineando l’importanza della difesa come strumento di pace: «Spendere per la Difesa non significa essere guerrafondai, ma garantire la sicurezza dei nostri cittadini, che è un concetto molto più ampio del semplice riarmo». Ha escluso con fermezza qualsiasi coinvolgimento diretto in conflitti armati, in particolare riguardo alla guerra in Ucraina: «Non ci sarà alcuna partecipazione italiana all’invio di truppe sul terreno in Ucraina». Questo chiarimento risponde alle speculazioni su un possibile escalation militare, riaffermando la linea italiana di sostegno diplomatico e umanitario a Kyiv, senza interventi sul campo.
Crosetto ha invece fornito una panoramica operativa, evidenziando la percezione di minaccia nell’area euro-atlantica: «Tutti i Paesi baltici e la Polonia agiscono come se la guerra fosse alle porte e dovesse cominciare in due o tre anni». Ha poi dettagliato l’impegno italiano, che si articola in 36 missioni internazionali, con un contingente massimo di 12.000 militari e una media di circa 7.500 unità impiegate. «Uno sforzo significativo, maturo, equilibrato, che pone l’Italia tra i maggiori contributori della pace a livello internazionale», ha aggiunto, sottolineando il contributo a 9 missioni NATO, 8 dell’Unione Europea e 5 delle Nazioni Unite, oltre a 14 iniziative bilaterali o di coalizione.
Un focus particolare è stato riservato alle missioni nel Mar Rosso, come Aspides, volta a proteggere la navigazione commerciale dagli attacchi degli Houthi. Tajani ha ribadito la natura difensiva dell’operazione: «Aspides non potrà intraprendere azioni di tipo preventivo, mai offensive. Prevede la possibilità di reagire in modo militare, ma solo con risposte necessarie e proporzionate, sempre in mare o nello spazio aereo». Questo approccio riflette la volontà italiana di tutelare la libertà di navigazione senza alimentare escalation militari.
Sul fronte mediorientale, i ministri hanno espresso preoccupazione per il rischio di conflitti regionali, con Crosetto che ha richiamato la necessità di «una rapida e incisiva azione dell’ONU» per rafforzare il ruolo di UNIFIL in Libano, dove l’Italia mantiene un contingente significativo. Tajani ha aggiunto: «Lavoriamo per la de-escalation, a partire da un cessate il fuoco in Libano e a Gaza», evidenziando gli sforzi diplomatici del G7, presieduto dall’Italia.
L’audizione ha confermato il posizionamento dell’Italia come attore nella sicurezza globale, bilanciando impegno militare e diplomazia. Con un onere finanziario di circa 1,41 miliardi di euro per il 2025, il Paese si pone come primo fornitore di Caschi Blu tra i Paesi occidentali e settimo contributore al bilancio ONU per il mantenimento della pace, dimostrando una strategia che integra difesa, cooperazione e stabilizzazione internazionale.
