Ho letto commenti sorpresi ,alcuni sdegnati , sulla vittoria di Milei in Argentina. Anch’io sono particolarmente allergico a liberismo e populismo! Ma quando qualcosa accade in politica e nelle tornate elettorali c’è’ sempre qualche ragione, condivisibile o meno, forzata dalla comunicazione o meno, che ha spinto in quella direzione. Nulla avviene per caso e solo chi legge con frettolosa superficialità, può rimanere stupito o sdegnato. Milei si è fronteggiato con una personalità esperta e competente, Sergio Massa candidato del fronte peronista un po’ schematicamente definito come “progressista“, giacché dentro quel perimetro convivono destra e sinistra, conservazione e progressismo.
Massa è il Ministro uscente, anzi il Super Ministro della Economia. Peccato che non certo per responsabilità attribuibili unicamente a lui, la situazione economica sociale e finanziaria in Argentina sia particolarmente grave. L’inflazione ha toccato ufficialmente il 141 per cento ma nei fatti è al 250 per cento, i supermercati non espongono i prezzi dei prodotti in vendita perché i prezzi cambiano nell’arco di una stessa giornata. Il debito pubblico si aggira intorno ai 430 miliardi di dollari, la corruzione è dilagante, oltre il 50 per cento della popolazione vive al di sotto del livello di povertà. Il ceto medio è esangue .
Un quadro catastrofico simile a quello che a cavallo degli anni 2000 travolse i governanti dell’epoca con lo slogan “Que se vayan todos“ (se ne vadano tutti).
Era difficile pronosticare una vittoria dell’ultra liberista e populista Milei? Assolutamente no. Per quanto liberismo e populismo siano le peggiori medicine, una popolazione stremata si affida al cambiamento. Ora si tratta di capire se i toni radicali della campagna elettorale di Milei si attenueranno al cospetto delle responsabilità di governo. O se egli si arruolerà nel fronte “Trumpiano“ che rischia di ipotecare le risicate chances di ripresa del dialogo mondiale sui temi della pace, della ripresa economica, della equità e della transizione verde e digitale.
In questo scenario sarà capace lo schieramento “peronista“ di aprire una seria riflessione autocritica al suo interno?
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