Esteri
Russia, vendita di petrolio ai massimi ad aprile. L’orso vende cara la pelle
Di Giampiero Cinelli
Abbiamo venduto la pelle dell’orso prima di averlo ammazzato. Guarda caso l’orso è il simbolo della Russia, che a due anni dall’inizio della guerra in Ucraina è riuscita bene ad aggirare le sanzioni e quest’anno è prevista in crescita, anche più della Gran Bretagna e della Germania, secondo le previsioni del Fmi. Anche gli interventi sul greggio russo non hanno causato i danni sperati. Secondo il report di maggio dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le esportazioni russe di petrolio ad aprile hanno raggiunto un picco che non si vedeva da prima dell’invasione, superando gli 8 milioni di barili al giorno. Appare chiaro che ai classici acquirenti dell’occidente la Russia abbia con successo sostituito il mercato asiatico di Cina e India.
Tuttavia, lo stesso report evidenzia che, malgrado una lieve crescita (+1,7 miliardi di dollari nel mese scorso), i guadagni che questi export portano nelle tasche russe sono nettamente inferiori al passato. Rispetto a un anno fa, il calo è stato del 27%. Segno che in qualche modo le sanzioni di Bruxelles sono riuscite a ridurre gli introiti di Mosca, sebbene il petrolio russo continui, seppur indirettamente, ad alimentare la nostra economia. Una contraddizione che evidenzia quanto il rapporto con Mosca non si riesca ancora del tutto a tagliare. E proprio in questi giorni è venuto fuori come sia considerevole la quota di prodotti idrocarburi indiani realizzati con petrolio russo vengano poi venduti in zone dove si applicano le sanzioni, in questo modo aggirandole.
Cosa succederebbe se l’UE vietasse l’importazione di diesel e benzina indiani prodotti da greggio russo? In tal caso non ci sarebbero effettivamente tracce di petrolio russo in Europa. E l’India ridurrebbe l’acquisto di greggio da Mosca, i cui ricavi potrebbero diminuire. Ma il rovescio della medaglia sarebbe devastante. La carenza di prodotti raffinati rischierebbe di provocare una crisi petrolifera letale per l’economia occidentale. Oltretutto, tale crisi farebbe schizzare il prezzo del petrolio alle stelle, cosa che, si pensi, aumenterebbe i guadagni russi. Solo uno degli esempi per capire l’interdipendenza dei sistemi economici e la difficoltà non da poco, pur volendo, di tagliare fuori un Paese. Che tra l’altro in questo caso è una (media) potenza.
L’impressione è che l’Ue tenterà ancora di colpire la Russia, facendo tutto quello che è in suo potere, pur avendo contezza di quanto una certa strategia sia dispendiosa e potenzialmente un boomerang.