Esteri

Ruanda alle urne: Paul Kagame riconfermato alla guida del paese

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Luglio 2024
Di Beatrice Telesio di Toritto

Lunedì in Rwanda si è votato per eleggere i nuovi membri della Camera dei deputati e il Presidente. Nonostante i dati ufficiali verranno resi noti sabato 20 luglio, quelli parziali non lasciano spazio all’immaginazione: l’attuale presidente ruandese Paul Kagame è in testa alle elezioni presidenziali con il 99,15% dei voti, sulla base di circa l’80% delle schede scrutinate.

I risultati elettorali
Gli avversari di Kagame, Frank Habineza del Partito verde democratico del Ruanda e il candidato indipendente Philippe Mpayimana, hanno ottenuto complessivamente meno dell’1% dei voti. Nessuna sorpresa sul risultato, anzi. Kagame, che ha 66 anni, controlla di fatto il paese dal 1994 e ne è presidente dal 2000.

La sua rielezione si è presentata ai più come un mero passaggio notarile tutto considerando che nelle precedenti elezioni – nel 2003, 2010 e 2017 – l’attuale capo di Stato ruandese ha ottenuto rispettivamente il 95%, il 93% e il 98%. Dalla conclusione del periodo di transizione in seguito alla fine della guerra civile (1990-1994), il Fronte Patriottico Rwandese (RPF), guidato da Kagame, ha dominato il panorama politico del paese, mettendo in luce l’assenza di una vera alternativa politica, limitata da esercizi di cooptazione e neutralizzazione, nonché di violenza.

Le critiche al sistema elettorale
Le elezioni in Ruanda, infatti, non possono essere considerate né libere né democratiche: se il diritto all’organizzazione politica è costituzionalmente garantito, i partiti politici devono registrarsi tramite il Rwanda Governance Board (RGB), controllato dal governo che può di fatto negare la registrazione.

A inizio giugno, la commissione elettorale del Rwanda ha annullato la candidatura di Diane Rwigara, una delle principali oppositrici del presidente, per presunti difetti di forma nella candidatura. Inoltre, in un’arena politica limitata e ristretta, la repressione governativa del dissenso si estende anche ai media e alla società civile che risulta così molto debole, a causa di ampie interferenze statali.

La crescita economica del paese
Nonostante ciò, la maggior parte dei ruandesi attribuisce a Kagame il merito di aver risollevato il paese dal genocidio e di aver garantito una forte crescita economica accompagnata dallo sviluppo delle infrastrutture e da passi avanti nel campo dell’istruzione.

Nell’ultimo ventennio infatti, il Rwanda, pur essendo tra le più piccole economie del continente per dimensione, ha goduto di una crescita economica a ritmi di gran lunga superiori a quella continentale, tanto da avvalersi dell’epiteto di  “piccola Svizzera africana”.

I rapporti internazionali
Kagame si è inoltre presentato e fatto apprezzare dai governi stranieri come un alleato affidabile e come uno dei pochi leader africani in grado di garantire un certo grado di stabilità nel paese che guida. Un’assicurazione non da poco visto le recenti tensioni e crisi globali che permette a paesi come l’Italia di proseguire l’attuazione di progetti di investimento in loco, come nel caso del Piano Mattei per l’Africa.

Il Ruanda è infatti uno dei beneficiari del progetto strategico di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento del Governo Meloni per rafforzare e rinnovare i legami con il continente. Solo due settimane fa il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin ha infatti firmato con il ministero delle Finanze e della Pianificazione economica di Kigali (capitale del Paese) un accordo di finanziamento da 50 milioni di euro destinato a sostenere il governo ruandese nell’attuazione del proprio Piano nazionale per il clima.

Il paese si pone infine al centro dell’attenzione internazionale per diverse ragioni. Il suo ruolo vitale all’interno della regione, il controverso accordo con l’ex primo ministro britannico Rishi Sunak sulla deportazione dei migranti irregolari –  solo da poco annullato dal nuovo primo ministro britannico Keir Starmer – e l’inasprirsi del conflitto nel Congo orientale con le accuse internazionali per il supporto al gruppo ribelle M23 hanno conferito all’appuntamento elettorale e alla rielezione di Kagame una rilevanza particolare.