Esteri

Riforma dei trattati europei, la necessità di una posizione più netta

22
Marzo 2024
Di Gianni Pittella

Lo scorso 22 novembre il Parlamento europeo ha approvato una proposta di riforma dei trattati europei a seguito della Conferenza sul futuro dell’Europa. Tra le proposte principali degli eurodeputati figurano un aumento delle decisioni a maggioranza qualificata in consiglio e dei casi soggetti a procedura legislativa ordinaria con una condivisione di alcune competenze chiave, il diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento europeo e il ruolo di colegislatore per il bilancio a lungo termine, la revisione delle regole per la composizione della Commissione europea, che diventerebbe simile a un esecutivo europeo, e una maggiore trasparenza per i lavori del Consiglio pubblicando le posizioni degli Stati membri dell’UE sulle questioni legislative.

A seguito dell’approvazione da parte del Parlamento europeo, la presidenza spagnola del Consiglio ha trasmesso il tutto al consiglio europeo, che tuttavia, come prevedibile, sta tergiversando. Infatti, non è prevista una discussione sull’argomento nel Consiglio europeo, per via delle solite dinamiche nazionali in vista delle elezioni europee. In Italia la situazione è attualmente stagnante.
Il Governo ha una posizione di non preventiva ostilità verso le posizioni europee e sembrano marginali le pulsioni euroscettiche di pezzi del centrodestra, in particolare la Lega, che pare abbia perso ogni tipo di influenza sugli affari istituzionali europei e sulla politica estera, nonostante le frequenti e imbarazzanti dichiarazioni di Matteo Salvini contro l’Europa e a sostegno della Russia. Tuttavia, e questo riguarda principalmente Fratelli d’Italia, permane una certa ambiguità su quale Europa sia veramente desiderata dal Governo, e se l’Italia sia disposta ad accettare di realizzare le riforme istituzionali.

Le riforme istituzionali richiedono una riforma dei trattati, e mi sembra che abbia ragione il commissario Borrell quando dice che per aumentare l’integrazione europea nel settore della politica estera e della difesa, si debba passare necessariamente da una riforma dei trattati. Lo stesso vale per gli investimenti: il passaggio a un meccanismo permanente di investimenti europei, fondato sulle risorse proprie, ha bisogno di una riforma che stabilisca un bilancio federale europeo.
Su tutti questi temi il governo italiano non si è ancora espresso. Le elezioni europee potrebbero essere un buon momento per riflettere su questi argomenti, ma ho paura che la discussione verterà su piccole dinamiche nazionali che non farebbero onore a un paese fondatore come l’Italia. Sta di fatto che la difesa della sovranità, tanto propugnata dal centro destra, non può che passare dalla condivisione delle sovranità nazionali che faccia nascere una vera sovranità europea.