Esteri

Revisione bilancio UE 21-27: tutti i nodi dell’accordo

01
Febbraio 2024
Di Gianni Pittella

Nella giornata di oggi (1° febbraio 2024), il Consiglio europeo si riunirà in via straordinaria per discutere la revisione intermedia del bilancio a lungo termine dell’UE 2021-2027. Si tratta di una proposta avanzata dalla Commissione europea già il 20 giugno 2023. Nel corso del Consiglio europeo di ottobre, i Capi di Stato e di governo avevano invitato al raggiungimento di un accordo entro la fine dell’anno.

La situazione ha iniziato a sbloccarsi in occasione del Consiglio europeo di dicembre, che ha sostenuto la revisione chiedendo all’Ungheria rappresentata dal presidente Orban di non partecipare alle votazioni. Lo scorso 10 gennaio, il Consiglio aveva concordato mandati negoziali parziali in merito allo strumento per l’Ucraina, ossia uno strumento che fornisce sostegno finanziario per aiutare l’Ucraina nella sua ripresa e modernizzazione, e a STEP, vale a dire una nuova piattaforma per le tecnologie strategiche.

In particolare, lo strumento per l’Ucraina costituirebbe un unico strumento il sostegno bilaterale dell’UE e fornirebbe sostegno finanziario nel periodo 2024-2027, sulla base di sovvenzioni, prestiti e garanzie. Secondo la Commissione europea, tale strumento garantirebbe prevedibilità, trasparenza e responsabilità, contribuendo in tal modo alla sostenibilità delle finanze dell’Ucraina e proteggendo il bilancio dell’UE. Inoltre, trattandosi di uno strumento bilaterale, confermerebbe un approccio unitario da parte dell’Unione nel suo rapporto con l’Ucraina, fatto politicamente molto importante per segnalare alla Federazione Russa la non disponibilità del blocco europeo a interrompere il proprio sostegno nei confronti del paese invaso. Un accordo sull’Ucraina in questa direzione sarebbe una buona notizia per il Paese, che seguirà l’accordo tra i ministri della difesa UE raggiunto ieri (31 gennaio 2023), che conferma la volontà di consegnare 1 milione di proiettili di artiglieria all’Ucraina, di cui oltre 500mila saranno forniti entro la fine di marzo.

Da queste vicende si deve trarre una riflessione, partendo da due considerazioni. La prima è sull’appropriatezza della governance europea. Il sistema intergovernativo che caratterizza la maggior parte delle scelte strategiche dell’UE rischia di incepparsi a ogni passaggio delicato se anche un solo paese, in questo caso l’Ungheria, si oppone unilateralmente alla linea degli altri paesi. Il superamento dello stallo avvenuto a dicembre è infatti una vittoria temporanea, che potrebbe essere vanificata da atteggiamenti simili ripetuti in futuro. In questa direzione, tra l’altro, va letta la dichiarazione dell’ex premier polacco del Pis, Mateusz Morawiecki, che si è detto d’accordo sull’adesione di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orban, al gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr).

La seconda è sulla situazione internazionale. Le elezioni americane del prossimo 5 novembre potranno consegnare nuovamente la presidenza a Donald Trump, il quale con ogni probabilità sancirebbe la fine degli aiuti americani all’Ucraina, spaccando in due il mondo occidentale. Sia la fragile governance europea sia la volatilità del quadro internazionale vanno nella direzione di un rafforzamento dell’Europa. Sarà essenziale che nel nuovo parlamento europeo possa formarsi una maggioranza non solo favorevole in generale al processo di integrazione europea, ma anche a una sua ambiziosa riforma in senso federale, che ne trasformi la governance affinché risulti più adatta ai tempi difficili che stiamo vivendo.

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