Esteri
Putin-Erdogan: non si sblocca il grano ma si converge sull’energia
Di Giampiero Cinelli
Ieri a Sochi una dimostrazione abbastanza limpida che uno degli assi nello scacchiere internazionale non può essere solamente quello tra Putin e Erdogan. Vicini, con più di qualche interesse in comune, ma entrambi con una visione molto autonoma delle relazioni estere. Erdogan al momento rappresenta l’unico membro della Nato che può volare a Mosca per interloquire con Putin; precondizione che, fino ad oggi, è purtroppo pesata solo “il giusto”.
Il presidente turco ha chiesto di sbloccare la questione delle materie prime, rientrando nell’accordo sul grano. Ricevendo il niet dello zar, il quale ha spiegato che nessun ritorno alla precedente situazione potrà essere implementato se prima non finirà l’ostilità nei confronti di Mosca e le sanzioni. Vladimir Putin ha poi detto che l’export del grano può avere comunque risvolti positivi, considerando la sproporzione tra quello che finisce ai paesi ricchi (il 70%) e quello che ottengono i Paesi poveri. Il messaggio è chiaro, e la strategia era stata anticipata nel recente summit tra Russia e Africa. Mosca vuole mostrarsi come alternativa credibile al dominio del blocco occidentale e già ha in programma di spedire gratuitamente cereali a sei paesi africani: dalle 25mila alle 50mila tonnellate ciascuno verso Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea.
Diversa era la prospettiva di Erdogan, che in verità non ha minore proiezione verso l’esterno rispetto ai russi ma in Africa si concentra maggiormente sull’area settentrionale, e che nel luglio del 2022 aveva favorito il passaggio sul suo stretto, mettendo fine allo stallo, di 25 milioni di tonnellate di grano in seguito a uno sforzo diplomatico. Un patto che valeva tre mesi. La Russia può esportare circa 60 milioni di tonnellate e tutto fa pensare che li indirizzerà verso le nazioni che vuole trarre a sé.
Nulla è emerso quindi anche riguardo alla situazione bellica. «La controffensiva ucraina ha fallito. E non ci sono possibilità concrete di accordo all’orizzonte», ha detto Putin, accusando Kiev di aver utilizzato i corridoi umanitari per colpire obiettivi. Ma Russia e Turchia, benché si temano, non si stanno allontanando. Dalle tre ore di colloquio infatti sono venute fuori importanti novità in fatto di accordi di investimento. I russi costruiranno una centrale nucleare ad Akkuyu in Turchia, la prima, e già si parla della seconda a Sinop sul Mar Nero. Mosca è interessata poi allo sviluppo di linee energetiche dove far arrivare il proprio gas e su questo si andrà avanti quasi certamente. Oltre all’Ucraina i due leader si sono poi confrontati sui fronti di Libia e Siria, dove hanno mire diverse.