Esteri
Putin: in futuro probabile la nascita del parlamento dei Brics
Di Giampiero Cinelli
«C’è la possibilità che in futuro venga creato un parlamento dei Brics. Sì, i Brics non hanno ancora una propria struttura parlamentare istituzionalizzata, ma credo che questa idea sarà sicuramente implementata in futuro», Lo ha annunciato il presidente russo Vladimir Putin, intervenendo al Forum parlamentare del gruppo Brics a San Pietroburgo.
La recentissima affermazione del leader del Cremlino ha generato molta attenzione da parte della comunità internazionale, se non altro perché pare di essere davanti a uno scenario simile a quello che ha portato al concepimento di un’altra grande organizzazione multilaterale occidentale, l’Unione Europea. Se infatti l’Ue e i Brics hanno obiettivi strategici certamente differenti, sembra chiaro che questi agglomerati rappresentano la risposta alle tensioni economiche e geopolitiche derivanti dal contesto di globalizzazione. Russia e Cina non sono realmente amiche, ma hanno capito che devono cooperare per impensierire gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, il mercato unico europeo rende più facile l’integrazione commerciale e finanziaria non solo tra i paesi del Continente, ma tra essi e Washington.
L’unione politica, a qualsiasi livello di profondità e articolazione arrivi, in Ue è partita dall’economia. Ciò è stato spesso elemento di critica. Fatto sta che anche i Brics, da qualche tempo, hanno cominciato a ragionare molto economicamente. Uno dei problemi che loro apertamente lamentano, è il dominio nel dollaro nelle istituzioni internazionali, e la voglia di facilitare una cosiddetta “de-dollarizzazione“, cioè un sempre minore utilizzo del dollaro nelle transazioni internazionali. A vantaggio, in tal caso, dello Yuan cinese, altresì detto Renminbi. All’interno del Fondo Monetario Internazionale, ad esempio, i Paesi emergenti dell’Asia, ma anche Brasile, Russia e Sudafrica, sono ampiamente sottorappresentati a livello di quote monetarie, a differenza del loro attuale peso economico nello scacchiere mondiale.
Come si legge in un Dossier del Senato, «oltre alla bassa rappresentatività del Fondo, un ulteriore problema è lo sbilanciamento del suo “braccio esecutivo” a favore delle economie avanzate, europee in particolare. Nello specifico il FMI ha 24 Direttori esecutivi», la minoranza dei quali è afferente ai Brics.
«Accanto ai tentativi di riforma delle esistenti istituzioni della governance globale, i paesi Brics hanno recentemente lanciato iniziative che si propongono, almeno sulla carta, come alternative: si tratta della Nuova banca di sviluppo (NDB) e dell’Accordo di riserva contingente (CRA)».
L’armonia nel coordinamento economico, nei Brics sembra dunque esserci, ma politicamente la loro capacità di seguire una linea omogenea è tutta da dimostrare. Di certo il blocco occidentale osserverà i possibili sviluppi con estrema attenzione.