Esteri

Polonia, missili. La quiete dopo la tempesta

16
Novembre 2022
Di Giampiero Cinelli

Ore col fiato sospeso, dopo la notizia di ieri sera relativa ai due missili precipitati in territorio polacco, causando la morte di due persone. Essendo la Polonia membro della Nato, il timore era dovuto alla probabile attivazione dell’articolo 5, ovvero la mobilitazione degli altri Paesi del Patto a difesa dell’alleato. In poche parole, il possibile inizio di un’escalation del conflitto. Nonostante dai primi lanci d’agenzia la responsabilità del fatto sia stata data alla Russia, nelle ore successive è emersa una verità contrapposta e adesso il clima è per lo più confuso e rarefatto.

Alle 21.20 di ieri il presidente ucraino Zelensky parlava di escalation voluta da Putin, invitando ad agire contro l’attacco missilistico e tornando a chiedere la No Fly Zone. Eppure sono proprio gli americani a raffreddare gli animi. Prima con Biden, il quale riferisce che dai primi rilevamenti il missile sembra appartenere agli ucraini, poi con il segretario generale Nato Stoltenberg, che conferma la versione. Ovviamente reputandolo «un incidente». Dall’altra parte, i russi hanno precisato che i loro raid non sono mai avvenuti a meno di 35 chilometri dal confine ucraino-polacco e accusano Kiev di manipolare la realtà per favorire l’escalation da loro voluta. Come? Addirittura danneggiando una nazione amica. Secondo altre fonti, l’incidente è stato causato da frammenti di missili antiaerei, dunque usati dagli ucraini per contrastare gli attacchi russi. Ne deriverebbe un inconveniente drammatico. Tuttavia a seguito di una difesa in qualsiasi modo.

Difficile affermare che l’Ucraina agisca così subdolamente, tuttavia sarebbe stato molto strano che poco dopo la fuga da Kherson e i segnali di avvicinamento dopo il colloquio tra Biden e Xi Jinping, Mosca avesse deciso di sfondare anche il confine polacco. Proprio quando gli esperti rilevano che, per come è l’attuale situazione sul campo di battaglia, ai russi converrebbe trattare o comunque difendere i territori ancora a disposizione.

Intanto il Cremlino ha apprezzato «la reazione contenuta e non isterica degli Usa». Ulteriori dettagli sulla vicenda si avranno in seguito. Tuttavia questo è uno degli esempi dell’informazione di guerra, molto spesso, troppo spesso, ben lontana dalla verità dei fatti soprattutto quando una notizia è fresca. Stessa sensazione, non ancora risolta, l’abbiamo avvertita nel caso dell’esplosione dei gasdotti Nord Stream. La nota positiva, è che oggi al G20 di Bali l’accaduto ha avuto il dovuto approfondimento e le dinamiche erano quelle di chi vuole trovare una quadra. Questo non vuol dire che si possa sbandierare una pace vicina, ma che molto probabilmente l’escalation è l’eventualità da evitare secondo tutti.

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