Esteri

Pakistan, elezioni: vincono i sostenitori di Khan ora in carcere. Alleanze difficili

13
Febbraio 2024
Di Giampiero Cinelli

In Pakistan sono stati annunciati i risultati definitivi delle elezioni, volte a determinare la composizione del parlamento. Le formazioni della camera bassa dovranno ora trovare una maggioranza di governo e scegliere il primo ministro.

I candidati più votati sono stati quelli dell’ex primo ministro Imran Khan, ora in carcere, rappresentante del partito di ispirazione sociale Pti. La sigla sta per “Movimento per la Giustizia”, il Pti è islamico ma centrista e negli ultimi anni ha ottenuto una rapida crescita di consensi e influenza. I membri del Pti si sono però dovuti presentare come indipendenti perché il partito recentemente è stato reso illegale da una sentenza della Corte Suprema pakistana. Gli indipendenti hanno ottenuto in totale 101 seggi, 93 ottenuti dai sostenitori di Khan.

La decisione sull’illegalità è comunque controversa e secondo molti analisti è stata presa per ostacolare il partito di Khan. Il secondo partito per numero di seggi è la Lega musulmana del Pakistan (PML-N), il partito dell’altro ex primo ministro Nawaz Sharif, che ha ottenuto 73 seggi. Il suo partito ha ottenuto da solo più voti di tutti e il leader ha rivendicato la vittoria, ma da solo, così come per il Pti, non potrebbe formare un governo e avrebbe bisogno di un altro partito più piccolo in coalizione.

Dopo la Lega musulmana il più votato è stato il Partito Popolare del Pakistan (PPP), che ha ottenuto 54 seggi.

La camera bassa del parlamento pakistano è composta in tutto da 336 seggi, ma solo 266 si assegnavano direttamente alle elezioni. gli altri 70 sono riservati, 60 per le donne e 10 per i non musulmani, e vengono assegnati in modo proporzionale ai partiti in base ai voti ottenuti. Non avendo un partito, però, gli eletti sostenuti da Khan non possono accedere ai seggi riservati.

Una soluzione potrebbe essere quella che il Pti confluisse in un altro partito più piccolo, sciita ma vicino a Kjan, il Majlis Wahdat-e-Muslimeen, cercando così maggioranze da altre posizioni.

I motivi della condanna di Khan sono infatti la sua supposta collaborazione con Cina e Russia e la rivelazione di un documento riservato. Khan stesso dice che sulla sorte sua e del suo partito c’è dietro la mano degli Stati Uniti, siccome pare egli stesse discutendo la realizzazione di un gasdotto che unisse Pakistan e Russia, e in seguito astenendosi dalle mozioni Onu contro l’invasione russa dell’Ucraina. Sempre secondo il premier ora detenuto ci fu una richiesta da parte di Washington di deporlo.

Il Pti infatti ha finora escluso la possibilità di coalizione con altri partiti, ritenuti in generale come ostili e cospiratori nei confronti di una forza di diversa sensibilità. Mentre è anche molto incerta l’ipotesi di coalizione tra la Lega musulmana e il PPP, viste le differenze politiche in ambito socioeconomico, con l’uno più aperto al libero mercato e l’altro socialdemocratico.

Rivali per via delle dinastie familiari che li hanno guidati, il Pml-N e il Ppp hanno già formato un governo di coalizione dopo che Khan è stato deposto con una mozione di sfiducia nell’aprile 2022. Ma ora la situazione sembra più caotica di prima e mostra tutta la divisione interna al tessuto sociale pakistano, in cui vigono rapporti di forza certamente molto influenzati dalle potenze vicine, come India e Cina in primis ma anche la Russia appunto.

Sarà dunque difficile che la prossima coalizione di governo si comporti il modo impopolare, data la già alta tensione, mentre gli osservatori internazionali si interrogano sulla reale legalità di queste elezioni.

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